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Nove e quaranticinque, domenica.

Avrei dormito anche più a lungo se solo il frastruono fuori non mi avesse infastidito. Fui costretto a portarmi il cuscino sul capo per attutire i rumori esterni, ma non parve funzionare troppo.

Sbuffai, controllando l'orario sull'orologio da polso. La domenica era l'unico giorno in cui non ero costretto ad alcun tipo di attività all'interno della struttura. Ed anche il giorno in cui Taehyung mi portava una grande tazza di latte caldo a letto.

Sentí una fitta in testa al suo nome, il giorno precedente avevo pensato cosi tanto che alla fine ero crollato ancor prima di cenare. E lo stomaco mi ricordò proprio in quel momento che avevo bisogno di mettere qualcosa sotto ai denti.

Scesi dal letto, lavai il viso con dell'acqua gelida ed evitai di osservare il riflesso patetico allo specchio. Presi il cellulare ed uscí dalla camera.

Dal litigio, avevo ripreso l'abitudine di dover dormire da solo e ciò implicava ad incubi ricorrenti e all' insonnia. Sospirai, era stato l'unico in grado di riportarmi al sonno sereno.

Nella dimora regnava il totale silenzio e a piedi nudi, entrai in cucina. Aprí la dispensa e non trovai nulla di davvero commestibile, alla fine presi del ramen da riscaldare.

Aspettai e poggiai la schiena contro il muro, spalle contro la porta. Da essa entrò poco dopo qualcuno e mi voltai per salutarlo con cortesia, ma i suoi occhi incrociarono i miei e fui obbligato a distoglierli in fretta.

«Buongiorno.» Parlò con voce più bassa del solito. Si fece più vicino ed indietreggiai, lasciando che si avvicinasse alla dispensa. L'aprì e guardò al suo interno, poi i suoi occhi si spostarono sulla confezione vuota di ramen.

«Non ti farà bene mangiare cibo riscaldato.» Non aggiunsi niente, non sapendo cosa dire. «Ti preparerò io qualcosa.»

«Non sapevo sapessi cucinare.» Le parole mi uscirono di getto, forse stavo cercando soltanto un pretesto per poter sentire di nuovo la sua voce.

Lui parve sorpreso quanto me e lo vidi accennare un sorriso, che mi strinse lo stomaco per quanto fosse bello. «Ho vissuto per anni da solo dopo la morte dei miei genitori, così ho dovuto rimboccarmi le maniche.»

Rimasi in silenzio, non sapevo neanche che avesse dovuto subire un tale dolore tutto in solitudine.

«Mi dispiace.» In realtà non sapevo le mi stessi scusando per le brutte parole gettate con rabbia in quel momento o se per la morte dei suoi genitori.

Taehyung parve pensare la mia stessa cosa e abbassò soltanto il capo, accennando un altro sorriso.

Poi prese una piccola ciotola e ci versò dentro alcuni alimenti primari. Qualche minuto dopo, portò a tavola il contenuto accompagnato da un bicchiere di spremuta d'arancia.

«Dicono faccia dormire meglio.» Indicò con le dita le occhiaie ben presenti sul mio viso e lo ringraziai a bassa voce.

Bevvi tutto ad un sorso, era delizioso. Mangiai con gusto fino a riempirmi lo stomaco e Taehyung non aveva distolto lo sguardo dalle mie labbra neanche per un istante.

«Mi consumerai.» Dissi e me ne pentí subito dopo. Invece lui apprezzò, si morse il labbro inferiore mentre spostava lo sguardo sulle proprie mani.

«Sembri stanco. Stai dormendo bene?» Cambiò argomento e lo ringraziai in mente. Poi scossi il capo per rispondere alla sua domanda.

«Non riesco.» Non gli dissi degli incubi e lui non chiese.

Mi alzai, riposi la ciotola nel lavabo e voltai le spalle, dirigendomi verso la porta. Lo sentí correre e mi raggiunse in fretta, portando le sue grandi braccia attorno ai miei fianchi.

Mi abbracciò da dietro, cosí forte da farmi mancare il respiro. In realtà qualsiasi cosa facesse mi causava un blocco alla gola.

«Ti prego.» Parlò contro la mia maglia e il suo tono supplichevole mi sciolse il cuore. «Mi manchi, torna da me.»

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