«Ed eccoci di nuovo qui».
Scendo dal treno dopo due ore e venti che, in realtà, mi erano sembrate dieci e sorrido in direzione di Frana.
Francesca Nastasi, "Frana", è la mia migliore amica da quando siamo nati e cioè da esattamente 22 anni.
Non è un modo di dire, ci conosciamo davvero da sempre.
Siamo cresciuti insieme, le nostre case a Roma sono praticamente attaccate l'una all'altra e, da piccoli, ci divertivamo a mostrare a tutti come dai balconi delle nostre rispettive stanze riuscissimo addirittura a toccarci le mani.
Il soprannome con cui amorevolmente la chiamo era nato dall'unione delle prime lettere del suo nome e cognome, ma non credo che ne sarebbe mai esistito un altro in grado di descriverla meglio. Sbadata, pasticciona, distratta, disordinata, ma anche la persona più buona, sincera e generosa che avessi mai conosciuto.
Con il sogno di diventare una giornalista, si è laureata pochi mesi fa e adesso sta proseguendo i suoi studi con la laurea magistrale.
Il mio sogno nel cassetto, invece, è diventare un attore. Un "attore vero", ci tengo sempre a specificare.
Simone Balestra, laureato alla triennale anch'io da pochi mesi. Ho scelto di studiare fisica, altro mondo che amo da sempre. È sempre stato, però, il mio "piano b" e, dopo la triennale, ho deciso fosse finalmente arrivato il momento di dedicarmi seriamente allo studio della recitazione.
Tra le cose che accomunano me e Frana c'è, da sempre, questa viscerale passione per il teatro. Fra è brava – "non quanto te" specifica sempre lei ogni volta che la elogio in pubblico – però la sua è solo una passione. Quando immagina la sua vita futura, lei non si vede su un palcoscenico... s'immagina in giro per il mondo a catturare informazioni per poi scrivere i suoi amati articoli.
Io, al contrario, ogni volta che immagino il mio futuro non saprei collocarmi in altro luogo che sulle travi scricchiolanti di un palco.
Il teatro è il mio porto sicuro, il mio posto nel mondo, il luogo più familiare che io conosca.
La passione per questa nobile arte mi è stata "tramandata" in famiglia. Tutto è iniziato con mia nonna, attrice dall'immenso talento che ha fondato, insieme ad altre persone, un piccolo gruppo teatrale. Questo gruppo poi, negli anni, è cresciuto, inglobando appassionati di tutte le età, dai bambini agli anziani. Così è nato tutto. La nonna ha trasmesso la sua passione per la recitazione a suo figlio, mio padre, e lui ha fatto lo stesso con i suoi due figli, me e mio fratello. O meglio, la nonna ci ha provato, perché poi in realtà è finita che l'unico a cui il teatro abbia realmente fatto breccia nel cuore sono io. Agli altri piace venire a vederci e applaudirci, ma non si sono mai spinti oltre.
Per quanto riguarda me, invece, il teatro può tranquillamente dirsi la mia casa. In particolare il piccolo teatro del mio quartiere natale è un luogo a cui sono enormemente legato. Ci sono cresciuto lì dentro. Lì ho mosso i miei primi passi, letteralmente, un pomeriggio in cui la nonna era andata ad assistere a delle prove e mi aveva portato con sé. Lì mi sono addormentato tantissime sere sulle scomode sedie blu della platea, poi sostituite da poltroncine rosse, quando insistevo per aspettare la nonna fino alla fine delle prove che, puntualmente, andavano avanti fino a tarda notte. Lì ho imparato a memoria tutte le battute di tantissimi spettacoli di autori diversi. In quel posto ho persino dato il mio primo bacio e, ovviamente, ho fatto il mio primo spettacolo.
Ho iniziato a recitare a circa 10 anni quando, in quinta elementare, come recita di fine anno ci hanno fatto portare in scena il musical "Grease". Da quel momento sono passati 12 anni e non ricordo di essere stato lontano da quel posto per più di una settimana.
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Come un fiore nella neve
Fanfiction«Simo, per quanto tempo ancora pensi che potrai struggerti per questa cosa?» mi chiede, senza neanche alzare gli occhi dal libro enorme su cui stava provando a studiare. «Ehm, non lo so... per sempre?» rispondo io con tono tranquillo, quasi come fos...