Nunchi

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L'ennesima vibrazione che segnala l'arrivo di un messaggio mi costringe ad alzare la testa dal cuscino e mettermi seduto sul letto. Mi guardo intorno, mi sento intontito come uno che si è appena svegliato da dieci ore di sonno e invece stanotte, ancora una volta, non sono riuscito a chiudere occhio.

Il telefono riprende a vibrare. Lo so chi è. È Frana che continua a chiamarmi e scrivermi.

Mi alzo dal letto e afferro il telefono abbandonato sulla scrivania. Apro la nostra conversazione WhatsApp e faccio partire l'ultima nota vocale arrivata.

"Simo, rispondi al telefono. Non mi costringere a chiamare tuo padre" è tutto ciò che arriva alle mie orecchie. Sbuffo e compongo il suo numero.

Risponde dopo appena un paio di squilli, segno che non aveva ancora mollato il telefono.

«Simo, finalmente! Iniziavo a preoccuparmi». Il tono è teso ma dolce come sempre.

«Scusami Fra, ieri sono uscito con i ragazzi del liceo. Ti salutano».

Esco dalla mia camera per scendere al piano di sotto e raggiungere la cucina. È quasi ora di pranzo ma io ho assolutamente bisogno di un caffè.

«Siamo tornati molto tardi e quindi ho dormito fino a poco fa» continuo, per giustificare il fatto di non averle risposto tutta la mattina.

«Seh e io so' la regina Elisabetta. Guarda che non basta andartene a 400 km da me per sperare che smetta di captare ogni sfumatura nella tua voce. Lo so che hai fatto un'altra notte in bianco».

Alzo gli occhi al cielo e recupero una tazzina.

«Che dicono i nostri ex compagni del liceo?»

«Niente di che, non è cambiato molto da quando ci siamo trasferiti».

Clicco il pulsantino e mi soffermo a guardare il caffè che riempie la tazza.

«Hai ripreso a usare le cialde».

«Tanto devo berlo solo io...».

Anche se lo so che sia alle mie orecchie che a quelle di Frana è arrivato ciò che realmente avrei voluto dire: "tanto Manuel non deve berlo, è lui che adora il caffè della moka".

«Senti Simo... ieri sera l'ho visto. A casa di Chi-»

«Non m'interessa Fra» la interrompo subito.

«Va bene... e allora parliamo di un'altra cosa. Quand-»

«Ci hai parlato?» la interrompo di nuovo e, subito dopo, mi mordo il labbro inferiore. La mia presa di posizione è durata circa sei secondi, ridicolo.

«Sì, ci ho parlato» e apprezzo molto che, neanche per un secondo, mi prenda in giro.

«Di cosa?» sospiro «no anzi Fra, davvero non voglio saperlo. A meno che tu non voglia dirmi che ha deciso di non sposarsi, tutto il resto non è importante. È che...»

«È che?» mi incoraggia a continuare.

Sento già gli occhi riempirsi di lacrime, come ogni volta che penso troppo a lui o ne parlo.

«È che ripenso a quei pomeriggi trascorsi semplicemente a parlare, o al fatto che riuscissimo a ridere di cose che per il resto del mondo neanche hanno senso e...» tiro su col naso «e mi sembra assurdo che tra tipo tre mesi si sposerà con un'altra persona».

«Lo so Simo... e mi dispiace così tanto». Fa una piccola pausa e poi parla di nuovo: «Quando torni da me? Qui ci sono tante persone e tante cose che ti aspettano».

Tranne l'unica persona che vorrei.

«Non lo so Fra, pensavo di restare qui qualche altro giorno. Oggi intanto passo a teatro, ho saputo che ci sono le prove generali dei laboratori».

Come un fiore nella neveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora