ANSIA.
Nella mia testa vortica solo questa parola.
Grande, anzi enorme e sovrasta tutto il resto.
Non dovrei essere così agitato, lo so. La vita è fatta di continue sfide e bisognerebbe imparare ad affrontarle con lo spirito giusto, eppure io non ci riesco. Quando passi la vita a sognare qualcosa, a lavorare per quel sogno e ti avvicini così tanto, non puoi essere tranquillo.
Razionalmente so che devo mettere in conto tante porte sbattute in faccia, so anche che magari mi si presenteranno pian piano tante occasioni ma non riesco a tranquillizzarmi.
Questa settimana di preparazione al provino è volata. Con Manuel abbiamo lavorato tantissimo e, questo, dovrebbe rassicurarmi. Eppure, la possibilità che potrebbe non essere abbastanza mi destabilizza.
È il telefono che segnala l'arrivo di una chiamata a riscuotermi dai miei pensieri. Sono steso sul letto, ancora vestito nonostante sia tardi perché non ho la forza neanche di alzarmi per infilare il pigiama.
Afferro il telefono, buttato sul letto con lo schermo rivolto verso il basso, per controllare chi è che mi sta chiamando. In realtà lo so già, ho solo bisogno di una conferma.
«Pronto? Amore?» rispondo.
«Amò, iniziavo a pensare davvero che ti fossi addormentato» ribatte subito Manuel.
«Seh, magari... e chi ce la fa a dormi'» sospiro.
Lo sento ridacchiare dall'altro lato del telefono, per poi riprendere a parlare: «Meglio che non stai veramente a dormi' perché sto venendo da te».
«Che? Ma sei sicuro? È tardi e domani lavori. Davvero, stai tranquillo, se lo fai solo per me non-»
«Partendo dal fatto che domani ho preso un giorno de ferie perché te devo accompagna' a fa er provino» mi interrompe lui, «comunque nun spreca' il fiato che sto già salendo sulla moto. Cinque minuti e sono da te, cià» e stacca.
Lascio ricadere il telefono sul letto e mi accorgo solo dopo tre minuti buoni che sto ancora sorridendo come un cretino. Quest'uomo un giorno o l'altro mi farà impazzire.
Dopo meno di dieci minuti sento davvero il suono del citofono. Mi decido finalmente ad alzarmi dal letto, dal quale non mi ero mosso, e corro ad aprire.
Non mi premuro neanche di chiedere chi è, clicco il pulsantino e mi avvicino alla porta d'ingresso.
Pochi istanti dopo vedo Manu sbucare dalle scale. È assurdo come sembri più bello ogni volta che lo rivedo.
Mi raggiunge e mi bacia. Uno di quei baci lenti e profondi che ti lasciano stordito.
«Ciao», mi sussurra sulle labbra.
«Ciao», ripeto a mia volta e, probabilmente, stordito lo sembro davvero perché lo sento ridacchiare e avverto la vibrazione delle sue labbra ancora a contatto con le mie.
«Ti amo» aggiungo.
«Ti amo anch'io, ma a cosa devo questa spontanea esternazione d'amore?»
«Al fatto che sei meraviglioso, premuroso, hai preso un giorno di ferie solo per accompagnarmi e- e io mi sento ogni giorno più fortunato».
«Non me lo sarei mai perso, Simo» mi dice, sorridendomi. «Questo è per te».
Solo in quel momento noto che tra le mani ha un sacchetto. È completamente bianco e quindi non ho idea di cosa possa esserci all'interno. Sto per afferrarlo quando Manuel mi supera per entrare in casa.
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Come un fiore nella neve
Hayran Kurgu«Simo, per quanto tempo ancora pensi che potrai struggerti per questa cosa?» mi chiede, senza neanche alzare gli occhi dal libro enorme su cui stava provando a studiare. «Ehm, non lo so... per sempre?» rispondo io con tono tranquillo, quasi come fos...