Istanti

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«Zio, zio, ziooo», la vedo correre verso di me con una margherita stretta nella manina sinistra e la frangetta e la coda di cavallo che svolazzano come avessero vita propria.

Le sorrido, prima di aggiungere un rassegnato «sto qui Allè, sto qui, te sento anche se non strilli».

«Tu sei proprio amico del mio papà» afferma sicura, per poi prendere posto accanto a me sulla panchina.

«Ah sì?» e mi volto a guardarla «e perché?»

«Perché anche lui dice sempre così a mamma».

Una risatina fuoriesce dalle mie labbra senza che io riesca a fermarla. «Quasi me dispiace da' ragione a tu padre ma la tua mamma è sempre stata una che sa come farsi ascoltare» affermo divertito.

Ridacchia anche lei, come se dall'alto dei suoi quasi quattro anni (ce tiene), potesse capirmi. Poi, si volta verso destra e «zio» urla di nuovo, emozionata.

«Sto sempre qui» provo a risponderle io, ma vengo prontamente bloccato da un «no zio tu, zio Simo».

È a quel punto che una voce fin troppo familiare giunge alle mie orecchie.

«Hai dimenticato di aggiungere "il mio zio preferito", Ally».

La bambina quasi si catapulta giù dalla panchina e corre ad abbracciare Simone che, a sua volta, le schiocca un bacio su una guancia. Un minuto dopo è già di nuovo sulle scalette dello scivolo presente nel parco, mentre lui arriva accanto a me. Adesso porta i riccioletti un po' più lunghi e la combo con gli occhiali da sole mi fa impazzire.

«Sono palesemente il suo zio preferito» afferma, come fosse davvero una questione di cui discutere.

Aspetto che mi dia il mio meritato e atteso bacio e poi ribatto: «te piacerebbe!»

«Intanto quale nome ha detto prima? Zio Simo o zio Manu?»

Passo una mano tra i suoi capelli per spettinarglieli un po'. «Ma che c'entra? Questa è tutta colpa de quel traditore de Matteo!»

Sta per ribattere, lo vedo, ma qualsiasi cosa volesse dire è interrotta da un «Simone?» detto con tono titubante.

Ci voltiamo entrambi e nel nostro campo visivo entrano due ragazzi che avranno una quindicina d'anni circa. Lui, la voce che si è appena rivolta a Simone, sta camminando a passo svelto verso di noi, seguito lentamente da una ragazza che ci sorride timida.

Una volta arrivati entrambi alla panchina, è di nuovo lui a parlare.

«Ciao, scusaci se ti disturbiamo, siamo tuoi fan» afferma sicuro. «Soprattutto lei» e indica la ragazza alla sua destra, «solo che si vergogna troppo. Non è che faresti una foto con noi?»

Simo si alza immediatamente dalla panchina, annuendo e rispondendo con un «certo» entusiasta. «Come vi chiamate?» chiede subito dopo.

«Io sono Eva» sussurra la ragazza arrossendo appena, «e lui è Giovanni».

Simo si avvicina ai due ragazzi e sorride alla fotocamera del cellulare.

È quando Giovanni sta già per riporre il telefono in tasca che a Simone viene in mente che sta ancora indossando gli occhiali da sole.

Probabilmente a nessun'altra persona importerebbe un dettaglio così insignificante, invece lo vedo proporre un'altra foto e portarsi gli occhiali sulla testa, prima di sorridere nuovamente all'obiettivo.

Il gesto gli fa rimbalzare qualche ricciolino sulla fronte e io mi ritrovo a pensare che sia davvero un essere meraviglioso. Era quasi impossibile che un ragazzo così bello fuori avesse un animo altrettanto prezioso, eppure per Simone questa regola non vale perché lui è esattamente così.

Come un fiore nella neveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora