Geborgenheit

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«Simo, sei sveglio?»

La voce di Frana arriva alle mie orecchie un attimo prima che io veda la maniglia della porta abbassarsi. Mi tiro su col busto e porto il lenzuolo a coprirmi i fianchi. Non ho il tempo di urlarle di non aprire che è già praticamente dentro la stanza.

Ha una tazzina bianca tra le dita ed è impegnata a girare il suo caffè. Alza gli occhi su di me e il suo sguardo vaga un paio di volte dalla mia figura a quella di Manuel. Sembra stia guardando una partita di ping pong.

Manuel è steso accanto a me, ha un braccio sotto il cuscino e l'altro ancora poggiato su di me. Dorme, è bellissimo e, dettaglio da non sottovalutare, è anche lui coperto solo dal lenzuolo bianco.

«Oddio, oddio, scusate. Io- io non lo sapevo. Vabbè, vado via e- e prometto che da oggi in poi ricomincio a bussare».

È divertentissimo vedere Francesca, che ha sempre la risposta pronta per tutto, balbettare così in difficoltà.

Senza dire nient'altro si gira e va via, chiudendosi la porta alle spalle.

Ormai però sono sveglio e, inoltre, non vedo l'ora di raccontarle tutto. Sposto delicatamente il braccio di Manuel e mi avvicino al suo viso per lasciargli un piccolo bacio su una guancia, poi scendo dal letto, infilo il primo paio di pantaloncini e la prima maglietta che trovo sulla sedia e raggiungo Frana in cucina.

Mi verso una tazzina di caffè dalla moka e vado a sedermi al solito posto.

«Te posso di' che hai ripreso colore?»

«Eh?»

«Non lo so, stamattina sembri talmente felice che è come se fino a ieri fossi stato bianco cadaverico e, adesso, ti vedessi di nuovo luminoso».

Eri l'unico tocco di colore, eppure bastavi tu a rendere meno bianco tutto il resto.

Non posso fare a meno di sorridere.

«Ti vorrei veder sorridere sempre così» continua. «Mo' però racconta!»

Ridacchio, adesso sì che la riconosco.

«Cosa vuoi sapere?»

Si alza dalla sedia su cui era appollaiata per posare la tazzina che ancora aveva tra le mani e «ma sei scemo? Come cosa voglio sapere? Voglio sapere tutto!» mi risponde, ovvia. «Ti chiederei perché è nel tuo letto ma diciamo che questo posso immaginarlo, però voglio sapere tutto quello che è successo prima! Partiamo dalla cosa più importante: ci siamo liberati della stronza?»

Adesso davvero non riesco a trattenere una risata.

«Sì Fra, l'ha lasciata!» e forse ho usato un po' troppa enfasi. «Niente più matrimonio, niente più Alessia, non mi sembra vero».



«...e quindi m'ha riempito il balcone di sassolini che, a proposito, dopo deve leva' a uno a uno» concludo il mio dettagliatissimo racconto.

«No vabbè troppo bello, sembra la scena di un film. Romanticissimo» ho l'impressione che voglia mettersi a piangere da un momento all'altro.

«Chi è che è romanticissimo?»

È in questo momento che Manuel fa il suo ingresso in cucina. Essendo seduto di spalle alla porta, la sua voce mi arriva prima che io possa vederlo e, nel momento in cui mi volto, il mio cervello partorisce come unico pensiero che se non m'è venuta una sincope adesso probabilmente non mi verrà più.

È scalzo, ha i capelli tutti arruffati e indossa i pantaloncini che aveva quando si è presentato qui ieri notte con sopra la mia camicia, quella che ho indossato al matrimonio.

Come un fiore nella neveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora