Capitolo trentacinque

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Chiara

Ero seduta sui divanetti del retro insieme ad Alex. Avevo finito da poco la lezione di latino con Raimondo e Francesca, quindi ero particolarmente felice. La danza mi faceva da sempre questo effetto. Stavo bene ed ero felice, e quelle due cose riusciva a farle soltanto una persona che però non era lì in quel momento.

«Stai pensando a lui, vero?» mi chiese Alex, che stava dando un'occhiata a delle barre che aveva scritto su una canzone. Voltai lo sguardo verso di lui. «Stai sorridendo, e ti luccicano gli occhi. Sembra che ce l'hai a cuoricino» mi spiegò. Io lo continuai a fissare. «Quindi? Non mi hai risposto ancora». «Sì, lo stavo pensando» risposi sbuffando. «Tu sei cotta, e te lo ripeto da quando me ne hai parlato la prima volta» mormorò Alex. «Ma io dico, tu non stavi sistemando quelle barre per la puntata?» chiesi divertita. Lui alzò le braccia, in segno di resa.

«Comunque» sussurrai dopo un po'. «Si nota così tanto che mi piace?». Mi riferii a Mattia. «Sì, si nota tantissimo. Ti escono addirittura le fossette per quanto sorridi quando stai con lui». Io arrossii, coprendomi il viso. «Sai, a volte penso a noi due, cioè a me e lui» dissi. «Ah sì, e a cosa pensi?». Alex posò il computer sul tavolino. «Penso a quanto tempo sia passato dalla prima volta che l'ho visto, dal giorno in cui ho ammesso che mi piacesse e quanto ho desiderato ciò che sta succedendo ora. Se penso che è passato tutto questo tempo, non ci credo» ammisi. Ed era completamente vero. Da quando io e Mattia ci eravamo messi insieme, tutto era diventato più colorato, e io mi sentivo più viva. «Queste cose dovresti dirle a lui, non a me» disse Alex. Io scossi la testa. «Mi vergogno».

Neanche due secondi dopo aver detto quella frase, qualcuno aprì la porta. E quel qualcuno aveva appena finito la lezione, teneva i capelli mossi scompigliati e quegli immancabili occhiali da sole anche se c'era la pioggia. Era Mattia. Istintivamente sorrisi, portandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

«Che fai qua? Ti stavo cercando per tutta la casa» mi disse, sedendosi accanto a me sul divanetto. Alex, che invece era sulla poltrona, si alzò, prendendo anche il suo computer. «Io vado, vi lascio soli».

Il sole stava tramontando. La sua luce pian piano diventava sempre più dorata, fino a che sarebbe diventata rosa chiaro. Io mi girai verso Mattia. Lo osservai mentre mi parlava di ciò che aveva fatto a lezione con Umberto. Gli guardai il viso. I lineamenti, la leggera barba che aveva sul mento, e infine, gli occhi. Molti dicevano che avevano il colore del mare, ed era vero, ma a me non piaceva tanto il mare. Mi piaceva di più il cielo. Per questo per me i suoi occhi avevano il colore del cielo azzurro senza neanche una nuvola durante la giornata, e mentre ballava diventavano come il cielo di notte: pieno di stelle. Gli luccicavano gli occhi mentre ballava, e, come mi avevano detto i miei amici, anche mentre era con me oppure parlava di me. Me l'aveva detto Christian qualche giorno prima, mentre pulivamo la cucina una sera.

«Mi stai ascoltando?». Mattia pose fine ai miei pensieri, schioccandomi le dita davanti alla faccia. «No, scusa» gli risposi, accennando un sorriso. Lui si guardò l'orologio al polso, poi di nuovo me. «Andiamo a mangiare?» mi chiese alzandosi. «Va bene». «Però dopo voglio stare con te» sussurrò, facendomi venire le farfalle nello stomaco.

***

Dopo cena andai a fare una doccia e mettere qualcosa di più comodo, ovvero dei pantaloni della tuta viola chiaro e una maglietta bianca corta. Dopodiché raggiunsi Mattia nella sua stanza. Era steso sul letto e aveva dei pantaloni neri e grigi e anche lui una maglietta bianca. Stava leggendo un libro, quindi mi appoggiai allo stipite della porta e mi persi a guardarlo. Quando mi notò, pochi secondi dopo, chiuse il libro e si mise seduto. «Cosa leggi?» gli domandai avvicinandomi. «Delle cose della Celentano» rispose, stiracchiandosi. Io mi sedetti accanto a lui, che mi fece posto. Presi il libro e me lo rigirai tra le mani. Poi lessi il titolo: "La storia della danza". «Ti stai divertendo a leggerlo vero?» gli chiesi, conoscendo la sua passione – fino ad ora inesistente – per la lettura. «Sì, da morire guarda» disse sarcastico. Poi si inumidì le labbra, guardandomi. «Però... mi divertirei di più con te, sai?». Le mie guance, anzi forse tutto il mio viso, era sicuramente diventato rosso, tanto che Mattia sorrise. Avvicinò il suo volto al mio, e fece sfiorare i nostri nasi. Sentii le sue dita piene di anelli che accarezzavano lo spazio tra le spalle e l'attaccatura dei capelli. Sapeva essere delicato, e questa era una delle tantissime qualità che amavo di lui.

Fece scontrare le nostre labbra quasi come se entrambi ne avessimo bisogno. Ed era vero. Me lo faceva capire ogni giorno quando magari veniva ad abbracciarmi mentre cucinavo oppure quando io finivo la lezione alle 8 di sera e lui era lì in sala relax ad aspettarmi, con il sorriso sul volto e quegli stupendi occhi azzurri che luccicavano. Ha un carattere che riesce a riempirmi il cuore e farlo esplodere.

Mi avvicinai a lui, quasi come se avessi paura che potesse sparire da un momento all'altro.

Quando ci staccammo, ci sdraiammo sul letto, cominciando a farci i grattini e le coccole.

Dopo una mezz'oretta circa Mattia si addormentò. Aveva il naso sulla mia guancia e io sentivo il suo respiro sul mio collo. Il suo braccio destro mi stringeva a lui e per la prima volta in tutta la mia vita mi sentii protetta. Mi sentii amata da qualcuno.
Voltai la testa verso di lui, guardandolo.
Guardai quel ragazzo che fino a due mesi prima doveva essere soltanto il mio partner di danza. Guardai quel ragazzo che pensavo che non avrei mai avuto, quel ragazzo che, per una come me, sembrava irraggiungibile.
E invece, eccomi qua. Ero felice come forse lo ero stata pochissime volte in tutta la mia vita. Ero felice come quando avevo vinto la mia prima gara di danza, ero felice come quando stavo con i miei amici, ero felice come quando il primo ragazzo che mi piaceva mi aveva detto che la cosa era reciproca. Mi soffermai su quel ricordo, pensando a quanto fossi stata bene in quei mesi in cui stavamo insieme.

Poi, guardai di nuovo Mattia.
Mentre dormiva sembrava un bambino, con quei capelli scompigliati, le labbra rosee semiaperte. Era bellissimo.
Pensai a quanto fossi fortunata ad avere lui affianco a me, e gli scostai i alcune ciocche di capelli che aveva davanti agli occhi.

Dopodiché gli diedi un bacio sulla fronte, sussurrandogli: «Buonanotte». «Notte amore» mormorò lui, evidentemente era metà sveglio. Prima di uscire spensi la luce e lo guardai un'ultima volta.

Amore era come mi aveva appena chiamata.
Amore era il sentimento che ci teneva uniti più di qualsiasi altra cosa.



*spazio autrice*
Sono viva, eccomi. Scusate l'assenza, ma sono stata piena di cose di scuola.
Oggi capitolo diverso, e devo dire che è stato molto bello scriverlo. Per farlo mi sono ispirata a delle cose che stanno succedendo a me personalmente, e di questo sono tanto felice.
Vorrei dirvi anche che vi ringrazio tanto tanto per tutto. Per tutti i commenti, per le stelline, per esserci stati in questi mesi e fino ad ora. E so che ci sarete perché ho in mente un finale stupendo.
Mi raccomando ditemi cosa ne pensate, esprimete la vostra opinione perché a me fa solo piacere.
Vi amo tutti, bacii💓💓

Dal primo momento //Mattia ZenzolaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora