Capitolo Tredicesimo

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Il mattino seguente Axelle si risvegliò nel suo letto francese.

Non ricordava di essere tornata in camera per dormire la sera prima e in effetti dopo qualche attimo si rese conto che si era inizialmente addormentata sul divano per svegliarsi solo qualche ora dopo, in tarda notte, al calduccio sotto una trapunta pesante che Emmanuel doveva averle adagiato addosso.

Odiava addormentarsi sul divano, le capitava sempre di svegliarsi qualche ora dopo e chiedersi dove diavolo fosse. Per qualche motivo la sala le risultava ostile nel dormire di notte, era probabilmente troppo spaziosa e adombrata e ciò le instillava un immenso senso di pericolo e disorientamento.

Così si era fatta coraggio e si era spostata nel suo letto, la trapunta sulle spalle a mo' di mantello, trascinata per tutto il pavimento per ripararla dal freddo notturno.

Axelle si stropicciò gli occhi assonnata e si incamminò piano piano al bagno per lavarsi i denti e il viso prima di strascicarsi in cucina dove non vedendo suo fratello da nessuna parte decise di fargli una piccola sorpresa e iniziare a preparare la colazione.

I pancake, praticamente l'unica cosa che sapeva cucinare e solo perché usava un mix già pronto comprato al supermercato. Ma Axelle non si abbatteva per questo, sapeva che la cucina non faceva per lei e finché avesse avuto Emmanuel o i soldi per comprarsi il pranzo non si sarebbe preoccupata più di tanto.

In poco più di cinque minuti preparò due piatti con impilati dei pancake, su cui spruzzò della panna montata e della salsa al cioccolato. Predispose un vassoio con due bicchieri di latte e la colazione appena preparata e si incamminò verso la camera di suo fratello.

La porta era chiusa, e non sentendo rumore Axelle suppose che Em dormisse. Con non poca fatica, tenendo in bilico il vassoio con un braccio, aprì la porta, cercando di fare meno rumore possibile. Come aveva ipotizzato suo fratello dormiva profondamente, cosa inusuale considerato che anche di domenica amava svegliarsi prima delle nove.

Axelle raggiunse il comodino accanto al letto e molto lentamente vi poggiò il vassoio e poi si sedette sul margine del letto per svegliare suo fratello. Sembrava un angelo. Era supino, completamente infagottato in un duvet nero, il viso girato sul cuscino, quasi beato, come se non avesse nessuna preoccupazione in testa. Persino le occhiaie non si notavano più di tanto. A malincuore Elle iniziò a chiamarlo, scuotendogli leggermente una spalla.

- Em – gli disse dolcemente una seconda volta. Emmanuel lentamente aprì gli occhi e se li stropicciò pigramente, mettendo a fuoco sua sorella. Si girò e si mise seduto comodamente, il petto nudo scoperto, il duvet accasciato all'altezza delle gambe.

- Buongiorno – le sorrise caldamente.

Lei gli rispose, cercando di evitare di far cadere lo sguardo sul petto muscoloso del fratello. L'ultima cosa che le ci voleva di prima mattina era un'altra reazione come quella della sera precedente

– Ho preparato la colazione – gli disse sorridendo, indicando il cibo sul comodino.

Lui sorrise di nuovo, illuminandosi in volto, e si spostò più in là per farle posto sul letto, per poi prendere il vassoio e adagiarlo tra di loro. Iniziarono a mangiare, perlopiù in silenzio, e Axelle guardava Em di tanto in tanto, come per ricordarsi quant'era bello e realizzando che era proprio accanto a lei. E credeva di non meritarselo affatto, perché era perfezione pura, specialmente nel ruolo di fratello.

Elle non si era resa conto di essere rimasta a fissare suo fratello per parecchio tempo. Se ne accorse solo quando scorse l'espressione perplessa di Emmanuel, i suoi occhi vitrei ma dolci fissi sui suoi, con aria interrogativa.

Voleva distogliere lo sguardo istantaneamente, ma qualcosa le disse di non farlo. Non sapeva se erano state le guance rosate, o gli occhi con quella sfumatura così tenera che sembrava rivolgere solo a lei, le labbra sfocate, terse troppe volte con il tovagliolo, o la bocca a forma di cuore, rosa e colorita, gli zigomi taglienti, o i capelli lisci e dorati che gli contornavano dolcemente il viso angelico.

E non osava certo abbassare lo sguardo e fissarsi su quei muscoli scultorei che all'improvviso bramava sfiorare, adagiarvi sopra le mani, le labbra e tastarne il sapore.

Così mantenne lo sguardo e posseduta infine da una voglia travolgente che doveva assolutamente colmare, accostò il volto a quello di lui, con una calma che non sentiva assolutamente per permettergli di allontanarsi se lo avesse desiderato, gli occhi ora tanto grandi e innocenti di Emmanuel dinanzi a sé che la osservavano, premette le labbra soffici alle sue.

Le labbra di suo fratello sembrarono modellarsi sulle sue, come il pezzo di un puzzle che finalmente viene incastrato al postogiusto. L'euforia che la pervase appena Em iniziò a muovere le labbra contro lesue non si poteva spiegare a parole. Si sentì ardere tanto era il piacere. Lorincorse, anelante. Non osava lasciarselo sfuggire.

Un amore impossibileDove le storie prendono vita. Scoprilo ora