Capitolo Nono

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Le settimane successive furono un inferno per Emmanuel. Pensava e ripensava al suo legame con Axelle.

Dimenticarsi di essersi reso conto dell'intensità della loro relazione si rilevò impossibile. 

Avrebbe voluto davvero poter cancellare le considerazioni che gli balenavano in mente, ma soprattutto, avrebbe voluto poter fermare i pensieri che cominciarono a farsi varco nella sua mente, inarrestabili, ineluttabili, poco tempo dopo. 

Inizialmente fu solo un pensiero, solitario, sfuggevole, facilmente ignorato e lasciato dov'era, come in castigo.

Poi se ne aggiunse un altro, e poi un altro, e un altro fino a raggiungere una moltitudine di pensieri e sensazioni completamente disgustose su sua sorella. Sua sorella. Cose che non andrebbero pensate mai per un famigliare stretto. Sentimenti d'affetto, tramutatosi in un qualcosa di più.

E ora Emmanuel cominciava a sentire che gli mancava quel qualcosa. La sensazione di tranquillità e tepore perfette che provi seduto davanti al fuoco abbagliante del camino in una triste uggiosa giornata invernale.

Sentiva che provava qualcosa di sbagliato, ma lo sentiva e ora gli mancava un parte del puzzle, voleva con tutto se stesso provare a inseguire quella parte mancante che gli avrebbe permesso di vivere un amore pieno e felice. 

Dio, quanto avrebbe voluto poter cambiare ciò che provava, poter stoppare i mille pensieri. Poter fermare il tempo, svegliarsi dal sogno e dire "basta, non è così sul serio".

Ma forse, in realtà, non voleva cancellarlo davvero. Quello che sentiva, non l'aveva mai sentito prima.

Era il karma. Ecco, doveva esserlo. Anni passati a ingannare, quasi, le ragazze, illudendole che ci potesse essere qualcosa tra di loro anche se sarebbe stato impossibile. 

Non che cercasse davvero di ingannarle. Se l'aveva fatto, beh, non l'aveva fatto di proposito. Non aveva mai avuto nessuna intenzione di illuderle. Era successo. Era solo così e basta. Perché lui non amava. Non si innamorava.

E ora invece, ora stava succedendo. Sentiva improvvisamente cose mai sentite prima. Bramava. Voleva provare di più, quanto gli fosse possibile. 

Prendere tutto quello che poteva prendere. Essere egoista in una storia che non poteva essere vissuta, e viverla, viverla ugualmente, con tutto se stesso.

Si era innamorato dell'unica persona che non poteva avere. E non poteva farci nulla se non ignorare il fatto. O la persona.

No.

Non poteva farlo. Elle non l'avrebbe mai perdonato. Erano così vicini adesso, colmi di amore fraterno. Amore fraterno. Mi viene da vomitare. Realizzò.

Emmanuel corse in bagno, e crollando di fronte al water, vomitò davvero. Avrebbe voluto vomitare anche l'anima. Forse i pensieri si sarebbero fermati?

- Em - disse Aubrey, entrato nel bagno dei maschi dopo di lui. L'aveva raggiunto dopo che l'insegnante, che era rimasta un attimo interdetta quando Emmanuel era corso via dall'aula, gli aveva chiesto di andare a controllare se stesse bene.

Aubrey stette vicino a Emmanuel finché questi non ebbe finito. Solo allora gli chiese se stava meglio e se sapeva cosa gli era preso.

Emmanuel non disse nulla. Si lavò la bocca, fece vari gargarismi con l'acqua del rubinetto, e rimase aggrappato al lavandino per due secondi, le nocche sbiancate e ben visibili per lo sforzo.

Aubrey osservava in silenzio l'ombra delle occhiaie sul volto dell'amico di infanzia. Sagace com'era, aveva intuito che qualcosa non andava ormai da tempo, ma aveva sperato fosse solo una sua impressione.

Cominciava a dubitarne seriamente.

Un amore impossibileDove le storie prendono vita. Scoprilo ora