Capitolo Diciannovesimo

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Le luci stroboscopiche stavano quasi accecando Axelle, che già cominciava a domandarsi come le fosse venuto in mente di farsi trascinare in discoteca senza neanche lamentarsi una volta.

Ah già si disse strofinandosi gli occhi con delicatezza, ricordandosi che aveva voluto semplicemente stare con suo fratello. Ciò nondimeno ora si sentiva di essere nell'ultimo posto dove sarebbe voluta andare di sabato sera.

Indossava un tubino blu elettrico che le abbracciava dolcemente il corpo, tacchi a stiletto nero e una Miu Miu Coffer bianca che le aveva prestato Jill. Si era cambiata a casa di Floyd, dopo ore passate con i suoi amici completamente rilassata indossando felpa, leggings e adidas.

Al momento si trovavano tutti seduti a uno dei tavoli di una delle sale più aperte della discoteca, poco più distante da loro un cocktail bar dove una bartender stava preparando il loro secondo giro di shots. Gli amici di Elle si stavano divertendo, a quanto vedeva, a giudicare dal volume delle loro voci, quindi si impose di levarsi il ciglio corrucciato dal viso e almeno fingere di godersi la serata. Ciò non le impedì di chiedersi distrattamente quanto ci avrebbe messo uno shottino di gin a fare effetto.

Fortunatamente non dovette ponderare molto a lungo, considerato che un bartender si presentò al tavolo con un vassoio di shots di vodka. Finalmente si disse Elle afferrandone uno in fretta e trangugiando dopo aver brindato velocemente con Jill.

Quando, dopo qualche altro shot – Elle aveva perso il conto al quinto – le altre due ragazze proposero di andare a ballare decise di andare con loro, lasciando i ragazzi a discorrere come al solito su una partita, se di basket o alla Play Elle non riuscì a capirlo, né le importava saperlo. Assaporava finalmente l'ebbrezza dell'alcol che aveva nel corpo e tutto il resto veniva in secondo piano.

Emmanuel, avendo deciso di bere poco per non soffrirne le conseguenze il giorno dopo, era solo leggermente inebriato. Ancora intenti a discutere le formazioni della partita di basket della settimana successiva, Emmanuel e i ragazzi si avvicinarono all'uscita per fumare. L'unico che fumava regolarmente era Mason, ma agli altri ragazzi non dispiaceva fare qualche tiro occasionalmente. Così scroccarono un paio di sigarette da Mason e le condivisero per alcuni minuti sereni. A un certo punto, in maniera quasi comica, persero Mason, che aveva adocchiato una ragazza e aveva deciso di provarci. Poco dopo anche Floyd scomparve, ma nessuno dei tre ragazzi rimanenti si accorse bene dove: si era allontanato in direzione del bagno e non era più tornato.

E così Em, Tate e Aubrey decisero di rientrare, scambiandosi battute di circostanza tutto il tempo. Ritornarono allo stesso cocktail bar di prima e concordarono sull'ordinare un altro giro di cocktails prima di andare a ballare.

I tre Kamikaze ordinati furono serviti ai tre ragazzi, che iniziarono a sorseggiarli, parlando delle ragazze intorno a loro e valutando con chi tentare la sorte più tardi.

Em, assaporando il sapore della vodka, posò un attimo il Bacardi e si intrattenne un momento agitandone la cannuccia, mentre Aubrey accennava brevemente a una ragazza attraente poco distante.

Em sollevò lo sguardo per guardare a chi si riferisse giusto il tempo di puntare gli occhi su una bellissima ragazza slanciata che ballava con un gruppo di amiche e, quando fece per riabbassare lo sguardo sul suo drink, con la coda dell'occhio notò due figure che si lambivano lascive, appoggiate su una colonna, circondate da masse indistinte di ragazzi e ragazze che ballavano con trasporto.

Portò gli occhi su sua sorella, avvinghiata sensualmente a un ragazzo, che baciava con foga e, come un'ondata di gelosia lo pervase, invadendogli il petto dolorosamente, si chiese perché gli facesse così male vederla con un'altra persona.

Era lui ad averle detto che non potevano baciarsi, dopotutto. Era lui che aveva negato a entrambi la possibilità di essere altro se non meri fratelli. Lui, aveva cercato di dimenticarla dal primo momento in cui aveva iniziato ad averla nei suoi pensieri in ogni maledettissimo istante.

Ed era sempre lui che ora non poteva permettersi di provare qualcosa di negativo o reagire nel momento in cui lei stava facendo esattamente ciò che lui le avrebbe voluto dire di fare.

Dimenticarlo.

Era quello a cui dovevano ambire entrambi.

E allora perché, in quel momento, gli sembrava di star calpestando i frantumi del proprio cuore da solo?

Un amore impossibileDove le storie prendono vita. Scoprilo ora