capitolo 6

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-Cole no!- non riuscii a fermarlo, era troppo forte, era in preda a delle convulsioni, non riuscivo più a farlo smettere, piangeva, vomitava sangue, l'anima gli usciva dal corpo.
-Cole ti prego!!- mi guardava, ma non guardava me, guardava un punto lontano, cercava di scorgere l'infinito, l'infinito di una vita vissuta nei suoi pensieri oscuri e incompresi.
I suoi occhi si rivoltarono all'indietro, e il suo corpo fu risucchiato dal buio.

-No!- mi alzai di soprassalto e corsi in bagno, vomitai, mi guardai allo specchio, non ne potevo più di questi incubi, mi voltai e vidi Cole che mi guardava -Hai avuto un incubo?- aveva la faccia rivolta verso il basso -Sì, tranquillo niente di importante- vedevo dalla sua espressione seria, non mi aveva creduto minimamente
-Che ne pensi della morte?- questa domanda mi spiazzò ma mi ripresi molto in fretta -Non lo so- mi guardò dritto negli occhi, trattenni il respiro, non mi sarei mai abituata a quello sguardo -Io la vedo come una liberazione- mi si avvicinò e si mise dietro di me -A volte mi verrebbe proprio di uccidere le persone, per aiutarli- si spostò in camera mia, lo seguii e si sedette sulla mia sedia girevole
-Essere il loro liberatore, liberatore dal male- mi sedetti sul letto e pensai a quello che mi aveva appena detto
-Ma non tutti vogliono essere salvati- mi guardò
-Cazzate, nessuna vita è perfetta- compresi, la sua vita era tormentata, come la mia.

-Allora che ti va di fare oggi?- mi chiese, come se la conversazione inquietante appena avvenuta non fosse mai esistita.
Decidemmo di andare a cercare della roba, volevamo farci di qualche cosa insieme.
Andammo nella piazza principale della città, dove ogni sabato mattina si ritrovano i drogati e prendemmo la roba.
Andammo nel nostro boschetto e fumammo, finito avevamo gli occhi rossi, e parlavamo sereni e senza pensieri.
Restammo nel bosco per quasi tutto il giorno poi l'effetto della droga sparì.
Cole si accese una sigaretta, feci per afferrarne una ma lui mi fermò
-Aspetta Sam, voglio provare una cosa- aspirò, poi si voltò verso di me ed espirò, io compresi cosa intendeva fare e aspirai il fumo uscito dalla sua bocca.
Mi sentivo bene per una volta, insieme a Cole, il modo in cui mi guardava mi faceva sentire speciale, amata.
Alzò il mento in modo strafottente e mi sorrise.
-Forza andiamo, i tuoi tornano oggi vero?-
-O oggi o domani mattina non ricordo-
Mi sorrise
-Quindi se ti rubo per qualche ora stanotte non hanno niente in contrario vero?-
Mi avvicinai a lui
-Penso di no-

Musica, quello che stavo facendo era pura musica, stare sdraiata sul letto di Cole con la testa appoggiata sul suo petto... era pura musica. Nella sua camera, ascoltando Beethoven alle tre di notte, con la luce della luna che entrava dalla finestra, mi faceva sentire una piccola nota in un'importante opera, essere anche solo una pausa, una piccola pausa di un secondo, con Cole mi sento così tante cose...
Non lo so se quello che provo è amore o solo attaccamento convulsivo, so solo che senza di lui e la sua voce, impazzirei ancora di più.

Lui vive da solo, in un piccolissimo appartamento, non ne poteva più di stare con sua madre ma doveva partecipare alle "attività in famiglia" perché la Strega si vergognava troppo di far sapere alla società di aver cresciuto un figlio così.
Però se n'era andato comunque e si procurava quei pochi dollari che servono per pagare l'affitto di un monolocale rubando i soldi dalla madre.
-Sam?-
Mi distolse dal mio stato di trance
-Sì?-
Mi accarezzò i capelli
-Perché stai piangendo?-
In quel momento mi accorsi di una lacrima solitaria che solcava la mia guancia, scendendo veloce verso il mio mento, seguita poi da altre due. -Non lo so-
E non lo sapevo davvero.
Guardai Cole e lui si mise alla mia altezza, con un dito tracciò il profilo della mia mascella mentre con l'altro braccio mi cingeva la vita, ci guardammo, e quello fu il momento che non dimenticherò mai nella mia vita, il momento in cui mi innamorai di lui.

-Devo andare ora- dissi dopo un tempo interminabile
-Ci vediamo domani Sam-
Mi alzai ma Cole mi bloccò il polso tirandomi verso di lui e facendomi cadere pesantemente sopra il suo petto, mi baciò.
Mi alzai mi diressi verso la porta d'ingresso, mentre la stavo per chiudere sussurai un leggerissimo
-Ti amo-
Poi mi chiusi la porta alle spalle e mi guardai le scarpe rovinate, prima di lasciare il condominio.

Ero sul ciglio della strada opposto a quello di casa mia quando vidi una macchina familiare avvicinarsi e fermarsi proprio davanti all'ingresso di casa, vidi la testa castana di mia madre sbucare dal finestrino
-Che ci fai in giro a quest'ora?-
Mi inventai una bugia come era mio solito fare
-Ero da Maya, è da tempo che non ci vedevamo...-
-Oh... okay mi fa piacere che tu ti ritrovi con le vecchie amiche... ora vieni-
Mia madre può essere così ingenua alle volte...
Guardai la strada e andai verso la macchina.

Mi accorsi solo del volto in preda al panico di mia madre, mio padre portarsi una mano alla bocca dalla paura, poi una jeep sfrecciare a cinque millimetri dalla mia faccia in un solo istante.

La jeep passò, mia madre soffocò un urlo e mio padre mi urlò contro che stavo per morire.
La cosa buffa è che a me non me ne poteva fregare di meno, avevo visto la jeep passare ma mi ero fermata prima di fare un passo in più, l'avrei potuta toccare con il naso se avessi voluto, bastava solo avvicinarsi un po di più.

In quel momento realizzai.
Quando fui in camera mia piansi ancora di più fissando il soffitto, io non avevo avuto paura di quello che era accaduto pochi minuti prima.
Il mio corpo voleva morire.

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