capitolo 1

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Buio. È la prima cosa che vedo ogni mattina con il sottofondo della mia vecchia sveglia. E dopo il buio, la luce di una lampada del cazzo che illumina con la sua luce smorta le pareti della mia stanza.
Mi alzo, mi vesto e faccio colazione, mi pettino i lunghi capelli castani e sciacquo i miei occhi neri. Saluto mia madre ed esco di casa, questa è la mia mattina, ogni giorno di ogni mese per quattro anni da quando ho iniziato le superiori.
Arrivo al cancello e accendo una sigaretta -Ei stronzetta qui non si fuma siamo a scuola- mi volto e vedo Lynn, una ragazzina che deve fare la santa ogni fottuto momento della sua vita -Teoricamente sono ancora fuori dal confine- lancio il mozzicone in strada e supero il cancello senza degnare Lynn di un altro sguardo, lasciandola ai suoi piccoli urli isterici.
Questa è la mia scuola, un edificio morto e inutile.
Entro in classe e mi siedo al mio posto, centrale in seconda fila. Alle 08:00 spaccate entra il professore di lettere e inizia a fare l'appello.
-Sam Lean- alzo il braccio e il professore mi scruta con occhi impassibili e io lo guardo con occhi altrettanto impassibili e inespressivi mentre pronuncio con la mia voce dotata di una nota di ironia, quasi come se stessi sempre sulla difensiva con uno scudo di sarcasmo strafottente
-Presente-,
l'insegnante finisce di pronunciare il mio nome e si scorda di me immediatamente.
La giornata va avanti così, a far finta di ascoltare la lezione quando invece disegno forme immaginarie sui fogli di un quaderno a righe.
Finiscono le lezioni e mi allontano quando con un calcio in mezzo alla schiena qualcuno mi getta a terra
-Stronzetta psicopatica fatti ricoverare in un manicomio!-
è sempre così, quando non trovano di meglio da fare se la prendono con me
-Ma che cazzo ho fatto! Lasciatemi in pace stronzi!-
mi dimeno, detesto questi momenti, non hanno un cazzo da fare e si divertono a rovinarmi la giornata; sputo nell'occhio a Barney, il ragazzo di Lynn
-Brutta stronzetta-
mi tira per i capelli e mi prende la borsa, afferra il mio quaderno e lo strappa in due; ha dei bicipiti pieni di steroidi quel ragazzo
-Vaffanculo quello mi serve!- me lo lancia in faccia e nel momento di stordimento Lynn mi fa cadere di faccia sull'asfalto
-Suicidati stronzetta-
ecco, questa è la mia routine.

Ormai ci sono abituata, la mia vita è solamente un ammasso di merda, e non lo dico perché voglio far sembrare le altre meglio della mia. Ognuno ha la sua porzione di merda.

Il sopracciglio ha iniziato a sanguinare, mi tasto la fronte e sento il sangue bagnarmi le dita... fantastico. Mi sistemo la borsa sulla spalla e mi accendo un'altra sigaretta. Non mi piace il fumo, eppure mi rilassa, non mi fa pensare al piccolo incidente che sono.
Rientro nell'appartamento impregnato di un odore di rose, mia madre non la smetterà mai di spruzzare quel dannato profumo in giro per il salotto
-Ei Sam bentornata come è andata la giornata? Io sto cucinando una non so quale ricetta giapponese- la voce stridula di mia madre attraversa le pareti dell'ingresso
-Il solito!- cammino il più velocemente possibile in modo che non noti il taglio che ho sulla fronte -Ma che hai fatto si può sapere?!- noto con fastidio la sua espressione preoccupata, perché dovrò mentirle di nuovo
-Sono inciampata sugli scalini della discesa qui vicino- per fortuna non fa troppe domande e io riesco a ritornare in camera.
Ho appena gettato la borsa a terra e tirato fuori il mio telefono (non è male si può ascoltare la musica senza problemi quindi è a posto) mi getto sul letto e, quando sto per infilare le cuffie ed isolarmi completamente dal mondo fino al giorno successivo, la voce di mia madre riempe il silenzio
-Oggi verrà qui la mia amica Margaret a cena!-
-Ok!- non so chi sia questa Margaret ma spero di aver chiuso la conversazione
-Ci sarà anche la sua famiglia- fantastico, la voce di mia madre si alza sempre di più e in meno di cinque secondi me la ritrovo in camera intenta ad asciugarsi le mani con il grembiule
-Ha anche due figli: una bambina che mi pare si chiami Lizzy di nove anni e un ragazzo Cole che dovrebbe avere all'incirca la tua età o un paio di anni in più di te- roteai gli occhi al cielo
-E io dovrei fare conversazione con degli sconosciuti?- sbuffò
-Cerca solo di essere carina- non mi cambierò questo è sicuro
-Va bene mamma cercherò di essere carina- mimai delle virgolette con le dita mentre pronunciavo "carina" ma mia madre non ci fece molto caso, mi sorrise e mi accarezzò i capelli sussurrandomi un "ti voglio bene" prima di scendere le scale e lasciarmi alla mia musica.

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