capitolo 11

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Mi sveglio a causa di un ticchettio.
Un leggero ticchettio sulla finestra, seguito poi da molti altri.
Mi alzo e apro la finestra, ritrovandomi davanti alle lame che ormai amo e davanti ad una cascata di capelli biondo scuro.
-Ei Cole...-
Noto il suo fiatone, deve aver corso molto
-Posso entrare?- mi chiede con gli occhi luccicanti
-Certo-
Io con i miei pantaloncini corti e una vecchia maglia viola ci facciamo da parte, facendo entrare un Cole in jeans strappati e maglione grigio.
-Che ci fai qui?-
Non mi rispose ma mi baciò.
All'inizio le sue labbra erano rigide, come se mi avesse baciato senza volerlo, poi però mi strinse di più a sé e le sue labbra si ammorbidirono, allontanando la rigidezza.

Glielo dico, l'unica volta in cui gli ho detto "ti amo" è stata sussurrando, sono due parole importanti e voglio pronunciarle bene.
-Cole...-
Mi abbracciò stretta
-Dimmi Sam-
Alzai lo sguardo su di lui, il suo sguardo era illuminato dalla luce della luna, illuminandogli il volto proprio come adoro.
-Ti amo Cole-
I respiri si bloccarono, il peso di queste due parole è tanto da reggere.
-Ti amo Sam, da sempre-
i miei occhi diventarono lucidi e piccole lacrime solcarono le mie guance, dalla gioia.
Ero felice.
Mi baciò.
Ero serena.
Avevo trovato la serenità.
Seppur effimera, insieme a lui diveniva reale.
-Insieme a te sono una persona-
Disse lui
-Insieme a te mi sento reale-
Dissi io, ci baciammo.
Non fu come il primo bacio, fu il migliore della nostra misera vita.
Ognuno di noi trasferì i propri problemi nell'altro, aggiustandoci a vicenda.
Mi addormentai abbracciata a lui, accarezzandogli il dorso della mano.

-SAM LEAN-
l'urlo di mia madre mi tuonò nelle orecchie
-ESIGO DELLE SPIEGAZIONI-
la guardai confusa poi mi ricordai che oggi mia madre aveva il giorno libero e che Cole ieri sera era venuto qui.... semplicemente...
Porca troia
-Che tipo di spiegazioni?-
-IL FATTO CHE TE NE STAVI BEN CHE ABBRACCIATA AD UN RAGAZZO NELLA TUA STANZA-
io e Cole sbadigliammo insieme, ci guardammo e scoppiammo a ridere
-Signora Lean, non abbiamo fatto ciò che lei crede-
-E CIOÈ?-
io cercai di soffocare una risata, non ci riuscii
-Si chiamano "rapporti sessuali" mamma e comunque non abbiamo avuto alcun tipo di "rapporto sessuale" io e Cole; stiamo semplicemente insieme-
Mia madre ci guardò con gli occhi spalancati, poi si rivolse a me
-Ne riparliamo quando sarò più calma...-
Poi a Cole
-E tu, fuori da casa mia-
Eh no mammina cara, non lo tratti così
-Non parlargli così mamma- ringhiai, però mia madre era già uscita dalla stanza.
Cole mi baciò e uscì dalla finestra
-Buona fortuna Sam- disse ridendo
-Oh vaffanculo- risi, chiudendogli la finestra in faccia.

Scesi le scale per fare colazione e la figura di mia mamma con un mestolo in mano si stagliava vicino al tavolo con i biscotti e il latte.
-Ora tu mi devi spiegare-
Io la guardai alzando un sopracciglio
-Invece no, io lui stiamo assieme, non ti serve sapere altro-
Mi batté il mestolo sulla testa, come era suo solito fare
-Io sono tua madre ed esigo delle spiegazioni-
-Io non ti considero più mia madre da quando hai deciso di perdonare lui-
Dissi riferendomi a mio "padre".

Fu in quel momento che mia madre scoppiò, con gli uomini e gli adulti è sempre stata piccola e indifesa, è su di me che riversò tutta la sua rabbia repressa, ero sua figlia e per lei un oggetto suo, da poter trattare a piacere; quindi scoppiò, come i bambini che stanno in silenzio davanti agli adulti e poi se la prendono con quelli più giovani di loro, mi prese a per la maglietta strattonandola forte e facendomi cadere dalla sedia, incominciò a schiaffeggiarmi
-TU ORA NON ESCI PIÙ! SEI MIA FIGLIA E MI DEVI RISPETTO!-
Fu allora che mi alzai, salii in camera con una fottuta stra maledetta macchia che stava incominciando a solcarmi sulla guancia ed un fottuttissimo taglietto vicino alla mia fottuta tempia.
Fu in quel momento che decisi di salire su.
Fu in quel momento che decisi di chiudere la porta e girare la chiave.
Fu in quel momento che presi il mio vecchio borsone di football e ci buttai dentro la maggior parte dei miei vestiti.
Presi i miei libri ingrigiti, i miei innumerevoli cd e tutti i miei disegni, insieme alle bombolette e alle matite.
Aprii la finestra e scesi le scale antincendio.
Fu in quel momento che lasciai mia madre e mio padre alla loro schifosa vita.

Andai dritta verso casa di Cole.
Vedendomi apparire mi guardò felice, notando il mio taglio vicino alla tempia il suo sguardo di rabbuiò.
-È andata male?-
Allora scoppiai a piangere, Cole mi strinse in un abbraccio che mi ruppe le costole, baciandomi la testa come faceva sempre.
-Posso restare da te?-
-Non è un po' troppo presto per convivere?-
Scherzava ma la battuta gli uscì male, cercava di confortarmi però, e questo mi bastava
-Coglione....- sussurrai sorridendo leggermente nell'incavo del suo collo, appena sopra la clavicola.
Le sue mani mi presero il volto in una morsa amorevole, mi asciugò le lacrime con il pollice.
-Puoi restare quanto vuoi-
Detto questo mi baciò, per poi appoggiare il mento sopra la mia testa, stringendomi di più, lasciandomi piangere.
-Anche per sempre-
Sussurrò alla fine.

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