Meeting

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La mattina dopo Johanna si alzò con comodo, non sentendo nemmeno Zayn andare a lavoro. Quel giorno sarebbe stato fino all'ora di cena fuori di casa, per cui ciò significava che Johanna sarebbe stata tutto il tempo da sola. Si alzò stiracchiandosi le braccia e le gambe e scostò piano le coperte con i piedi, poi andò ad aprire la serranda e l'occhio le cadde sulla sveglia illuminata. Erano le dieci e lei non si era accorta di nulla. La sera prima era andata a letto spossata e anche traumatizzata, si potrebbe dire, ma comunque non aveva dato nessuna notizia a Zayn. Prima di andarsi a coricare, aveva inviato un messaggio al suo medico personale - una stretta amica di famiglia - che si era offerta di visitarla l'indomani mattina. L'appuntamento era alle undici, per cui Johanna andò subito a prepararsi la colazione e a vestirsi, uscendo di casa circa un quarto d'ora prima che ci fosse l'appuntamento. Zayn quella mattina aveva preso il pullman, per cui fu libera di utilizzare la macchina. Mentre percorreva il breve tragitto che la separava dal centro città, pensò a tantissime cose, in particolar modo a come avrebbe dato la notizia a tutti. Insomma, era davvero improbabile che fosse rimasta incinta la prima notte di nozze, ma comunque non era una possibilità da scartare a prescindere, poi entro un'ora avrebbe avuto la risposta certa e definitiva. Ovviamente c'era anche una bassa probabilità che il test si fosse sbagliato, ma la rifiutò scuotendo la testa. Se poi la dottoressa le avesse domandato se desiderava lasciare il bambino, avrebbe negato fino alla fine. Non avrebbe mai rinunciato a quella creatura che si stava formando dentro di sè, mai e poi mai, non le avrebbe mai fatto del male. A Johanna faceva ribrezzo persino l'idea, perchè non si parlava di un oggetto da gettare via, ma di una vita che non avrebbe mai avuto la possibilità di svilupparsi. Rallentò e parcheggiò sotto il portone dove la dottoressa aveva lo studio. Prese il test e lo infilò nella borsa, poi lasciò la macchina e si avviò verso il luogo della verità.
La dottoressa Mary aveva la giornata libera, ma poichè si trattava di una sua carissima paziente, allora aveva fatto un'eccezione.
«Prego, cara. Benvenuta.»
«Buongiorno Mary.» disse Johanna mentre lasciava la borsa sulla poltroncina di velluto rosso accanto a quella dove si era appena seduta. «Non avrei mai immaginato di venire qui così presto.»
«Sono cose che capitano in una vita matrimoniale, cara.» Mary si mise dietro la scrivania e appoggiò gli occhiali sul naso. Sfilò una cartellina da un cassetto secondario e la tirò fuori. «Questa sarà la tua cartelletta clinica, e la stai inaugurando alla bellissima età di venticinque anni.»
«Già.» rispose Johanna sorridendo appena. Voleva passare direttamente al punto, non ce la faceva più ad aspettare. La dottoressa - che era sulla cinquantina - prese a fornirle delle carte da compilare e firmare, poi la invitò a seguirla sul retro, dove c'era il lettino, il monitor, tutto il materiale utile ad una ginecologa.
«Prego, signora Malik, si accomodi qui sopra, ma non prima di essersi spogliata e aver indossato il camice verde.» disse mentre le porgeva un sacco entro cui c'era il camice di silicone. Si mise dietro un separè e si spogliò, raggiungendo la dottoressa in breve tempo. «Sei davvero impaziente.» Johanna si strinse nelle spalle, annuendo piano.
«Qualcuno sa che sei qui?»
«No.» disse rapida la ragazza, aprendo le gambe e appoggiandole sugli appositi sostegni che Mary le aveva indicato. «E non lo deve sapere nessuno, fin quando non saprò tutto quello che c'è da sapere.»
«Quanta bramosia, complimenti.» disse mentre si infilava la mascherina e i guanti in lattice. «Molte ragazze con cui ho avuto a che fare speravano negassi tutto, e se ne andavano amareggiate e preoccupate. Il più delle volte, non è finito bene.»
Johanna vide la dottoressa armeggiare con degli attrezzi di plastica e strinse le mani intorno ai braccioli della poltrona, sbiancando le nocche. Era agitata e tesa, e la dottoressa, prima di iniziare, se ne accorse subito. «Siccome dobbiamo avere una certezza, non useremo l'ecografia ma un metodo molto più attendibile. Stai tranquilla, non farà male.»
«Beh, lei è abituata a dire certe cose.»
«Sì, ma lo dico davvero, non perché devo. Veramente, Johanna, andrà tutto bene.» Poi la testa della dottoressa scomparve al di sotto del camice verde e la ragazza ingoiò nonostante non avesse più saliva in bocca. Cercò di stare il più rilassata possibile, ma era comunque molto difficile, vedendo tutti gli attrezzi plastificati che Mary usava per fare il suo lavoro sporchi, ma quando la visita finì, non negò di aver finalmente raggiunto un certo sollievo. Non si era accorta di aver sudato, fin quando non si sentì una gocciolina scendere giù lungo la tempia. Allentò la presa sui braccioli quando vide la dottoressa riapparire rilassata e tranquilla. Si tolse prima i guanti, poi la mascherina che nascondeva un sorriso che andava da un orecchio all'altro.
«Complimenti, Jo. Aspetti un bambino già da un mese a questa parte.»

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