Un anno e mezzo dopo
Johanna teneva in braccio la sua bambina, dondolandola addormentata tra le sue braccia, delicata nel suo vestitino color pesca che risaltava la sua pelle olivastra. Aveva la mano chiusa a pugno vicino alla bocca, un'abitudine di quando era appena nata, con un rivolo di bava che le scendeva da un lato. Johanna la pulì con un bordo della bavetta bianca che le aveva fatto indossare, prima di alzarsi e sistemare delle pieghe inesistenti sulla gonna del suo vestito turchese. La marcia nuziale partì risuonando per tutta la chiesa, mentre Niall attendeva impaziente alla fine della navata, stretto nel suo abito nero attillato e la cravatta che gli scendeva fino a metà petto. Aveva i capelli dritti in testa, con un biondo un po' più scuro del normale e le mani che si aprivano e si chiudevano in preda all'ansia. Nonostante lui e Lucie avessero vissuto parte della loro relazione lontani, i loro cuori erano legati strettamente per non poter superare qualsiasi ostacolo incontrato all'inizio, il loro amore durava da tempo immemore e avevano deciso di fare il loro passo avanti, cambiando la propria vita in meglio. Lucie stava percorrendo la navata con un abito bianco che le fasciava il busto e ricadeva liscio lungo le gambe snelle, con uno scollo sul petto coperto dal velo bianco che aveva fatto passare anche da sopra agli occhi.
Quando Niall le aveva fatto la proposta, lei era corsa subito da Johanna per darle il lieto annuncio, trovando l'amica indaffarata a preparare la mela grattuggiata alla piccola. Sprizzava gioia ed emozione da tutti i pori, era la felicità fatta persona, e quando le diede la notizia, Johanna si fiondò su di lei, abbracciandola calorosamente e con le lacrime agli angoli degli occhi.
Solo che il matrimonio di Niall e Lucie avrebbe portato con sè l'allontanamento delle due ragazze, in quanto Lucie sarebbe andata a vivere con Niall a Dublino. Era un duro colpo da subire dopo così tanti anni ad aver vissuto insieme, ad aver affrontato qualsiasi situazione, però Johanna non potè che augurare ogni bene alla sua migliore amica che aveva aspettato tanto quel momento. Anche per lei sarebbe stata dura, ma spesso nella vita si deve saper voltare pagina.
Il papà di Lucie la scortò fino a Niall, dopodichè gli cedette la mano della figlia, baciandoli entrambi sulla guancia, poi la cerimonia ebbe inizio. La piccolina si svegliava di tanto in tanto e pesava parecchio, aveva persino fatto addormentare le braccia di Johanna che sussurrandole di fare silenzio e accompagnando i suoi movimenti con delle lievi carezze, la riponeva nel passeggino che i suoi genitori le avevano regalato per il battesimo. Iniziò a farlo dondolare smuovendo un poco una maniglia, mentre con gli occhi seguiva ogni singolo movimento dei due ragazzi che erano solo poco più avanti. Nel momento del bacio, dopo lo scambio degli anelli e delle promesse, Niall le alzò il velo delicatamente, posizionandolo sopra l'acconciatura particolare che si era fatta fare dalle sue assistenti alla studio, e poi si baciarono con trasporto, con in sottofondo il fruscìo degli applausi della platea e i fischi dei loro amici. Harry e Danny furono quelli che organizzarono lo scoppio dei festoni e il lancio del riso, facendo divertire un mondo tutti i parenti dei due nuovi sposi. Johanna aspettava di lato, con il passeggino in avanti e la piccola che si portava due mani alla bocca, come se fossero il pasto più buono del mondo. Lucie splendente come non mai le si avvicinò e la strinse forte, inebriandola con il suo profumo alla vaniglia che avrebbe potuto farti lacrimare un po' gli occhi se lo avessi sentito a lungo.
«Non posso non farti i miei migliori auguri per una vita splendida. Siete due persone meravigliose che ho avuto l'onore di conoscere da un sacco di tempo e se voi non ci foste stati per me, beh, io non sarei di certo qui, al vostro matrimonio». Niall si era intanto avvicinato alle ragazze ritagliandosi una spazio nella folla fuori dalla chiesina di Stratford. Abbracciò Johanna a sua volta, poi la ragazza gli diede uno schiaffo amichevole. «Alla fine sei riuscito persino a portartela all'altare» gli disse sorridendo, mentre con una mano spostava un ciuffo di capelli neri dal volto della bambina.
«Tutto grazie alle vostre continue esortazioni» poi si girò e baciò delicatamente Lucie.
«Come ho già detto a lei..» disse Johanna cattturando l'attenzione dei ragazzi che vedevano l'avvicinarsi di altri parenti provenire da fuori città, persino il fratello di Niall, Greg, gli si avvicinò, appoggiandogli una mano sulla spalla. «Grazie di tutto. Vi auguro tutta la gioia di questo mondo».
«Sei una persona speciale, Jo. Ce la farai a superare tutto quanto» poi apparve sulla scena anche Denise che manteneva con entrambe le mani il piccolo Theo che stava iniziando a compiere i primi passi. Mentre la donna si soffermava a salutare tutti quanti, il piccolo si appoggiò al passeggino della figlia di Johanna, guardandola con gli occhi simili a quelli dello zio, scostrandosi con quelli color del mare della bambina che lo guardava rapita a sua volta.
«Mama..» sibilò, sbattendo i piccoli pugni sulle braccia paffute di Theo.
«Sì, amore, lui è Theo» disse Johanna abbassandosi all'altezza dei due piccoli. «Chissà se diventerete amici in futuro..».
Denise si abbassò a sua volta e prese in braccio il figlioletto, mentre Greg era impegnato in una viva conversazione con Lucie e Niall che ridevano a crepapelle, la ragazza con una mano appoggiata sul petto del suo uomo.
«Ma certo che lo diventeranno» disse la donna mentre passava una mano tra i lunghi capelli biondi del piccolo. «Li faremo incontrare molto spesso».
Johanna sorrise, poi, dopo un breve dialogo, si congedò facendo un cenno anche a Lucie che la guardò comprensiva, mentre le mostrava il pollice della mano sinistra, la fede dorata che catturò un raggio di sole di quella giornata di fine luglio.
Faceva caldo e Johanna si ritrovò spesso a sventolarsi una mano in faccia, mentre con l'altra faceva proseguire il passeggino nel tragitto che la separava dalla fermata dell'autobus. Si mise all'ombra e iniziò ad aspettare, con la piccola che sudava nel passeggino e le alzò la tettoia per ripararla dei raggi caldi. Johanna durante quell'anno e mezzo appena trascorso, si era ritrovata spesso a percorrere quella strada, sempre da sola, lasciando la figlia a Christine che se ne occupava solo per le prime ore della mattina, mentre lei andava a trovare suo marito.
Quell'anno appena trascorso era stata duro da superare, anche perchè - come volevasi dimostrare - allevare un figlio era una cosa importante, delicata ma soprattutto molto difficile da affrontare da sola. Sì, Johanna godeva della presenza dei suoi amici, dei suoi famigliari che le erano stati accanto per tutto quel tempo, però Johanna sentiva la mancanza di Zayn come non mai, mentre lo guardava nel colore della pelle e nei capelli neri della figlia che erano identici ai suoi. Per il resto tutti continuavano a ripetere di quanto la piccola fosse uguale a Johanna, con quegli occhi azzurri che le illuminavano il volto sempre sorridente e spensierato, quella felicità che Johanna si augurava potesse accompagnarla per tutta la vita.
L'autobus finalmente arrivò e la ragazza si caricò sulla deboli braccia il passeggino, facendolo mettere sul mezzo in movimento. Il tragitto era breve, ma farlo a piedi con il caldo sarebbe stato davvero insopportabile, per cui circa 10 minuti dopo vennero lasciate alla fermata di fronte all'ingresso del carcere. Quel posto era terribile, giungevano lamenti e invettive dei criminali racchiusi all'interno, padelle che rimbombavano contro le sbarre delle celle di metallo. Johanna vestita in quel modo e con la bambina appresso, si sentì fuoriluogo, decisamente, ma era arrivato il momento che Zayn vedesse la sua bambina per la prima volta dal vivo. Giunta di fronte al bancone dei ricevimenti, la guardia con cui aveva famigliarizzato andando lì molto spesso, le sorrise amichevole e si alzò dalla sua sedia girevole per vedere la bambina. «E' bellissima».
«Sì, lo è. Ora potrebbe vederla anche lui?» gli chiese speranzosa, dopodichè la guardia prese un telefono e ascoltò la voce dall'altra parte della cornetta, senza proferire parola. Quando la ripose si lasciò andare ad un sospiro sollevato. «Finalmente è possibile. Ma solo per due minuti».
Johanna, seppur sollevata, non poteva sopportare che Zayn vedesse la piccola solo per 120 secondi, ma sapeva che se avesse forzato la mano, avrebbe perso qualsiasi possibilità. Annuì, poi la guardia uscì da una porta sul retro e la raggiunse, scortandola verso una stanza blindata che aveva due porte, una da cui entravano gli ospiti, l'altra da cui entravano i detenuti. Il poliziotto la fece entrare nella stanza vuota e le chiuse la porta alle spalle, facendola piombare nel silenzio più rumoroso di sempre. Si sentiva le orecchie fischiare, mentre la piccola si mozzicava la mano chiusa a pugno. E' arrivato il momento finalmente, pensava mentre si accovacciava di fronte alla piccola per pulirle la bocca circondata dalla bava. «Ho capito che forse i dentini stanno per uscire, ma almeno cerca di non sporcarti» le diede un bacio in fronte e la piccola le sorrise solo con le gengive, mentre strizzava gli occhi in una smorfia simpatica, tipica del padre. Quando Johanna si mise in piedi, sentì la serratura dell'altra porta scattare e ad ogni giro il suo cuore le batteva più forte nel petto. Si portò i capelli dietro la schiena e si aggiustò il vestito, poi la porta si aprì ed entrò una guardia con la pistola appesa ad un fianco, seguita da Zayn che aveva il capo chino e le mani chiuse in due manette. L'ultima volta che l'aveva visto era stata il mese prima, quando lui le chiedeva di descriverle come la piccola si comportasse e cosa facesse, limitandosi a vederla solo tramite delle fotografie che Johanna gli aveva sempre portato. I figli non potevano vedere i loro papà detenuti prima di aver compiuto due anni; era un'ordinanza davvero stupida, però qualche volta i poliziotti, spinti dalla pena per i parenti, li lasciavano passare, anche se per poco tempo.
Quando Zayn alzò lo sguardo, seguito da un'altra guardia armata, scoppiò a piangere, inginocchiandosi per terra. Johanna sentì le lacrime scenderle lungo le guance, mentre le guardie si disponevano al centro esatto della stanza per controllare la situazione. «Avete due minuti».
Johanna annuì e staccò subito la piccola, prendendola in braccio mentre sorrideva, e si avvicinò al marito che aveva le mani chiuse a coppa davanti alla faccia, la mani strette tra di loro. Zayn era dimagrito molto, le guance scavate, i capelli allungati e la barba folta sul mento, ma nonostante l'aspetto trascurato e la sua divisa arancione, Johanna lo trovò sempre bellissimo ai suoi occhi innamorati di lui, dopo che la rabbia si era andata dissipando con il tempo e la delusione che copriva però ancora parte del suo cuore. Il ragazzo sollevò lo sguardo mentre Johanna gli si accovacciava davanti, avvinanando la bambina affinchè la vedesse; la piccola d'altra parte si guardava intorno spaesata, facendo vagare gli occhietti azzurri sulle guardie dietro di lei. Zayn allungò le mani tremando, con gli occhi annebbiati dalle lacrime. «E' meravigliosa, più di quanto avessi mai potuto immaginare» disse con la voce roca mentre prendeva a fatica la bimba tra le braccia e se la stringeva al petto, riempendola di baci.
Johanna era inginocchiata davanti a loro due, con le mani appoggiate sulla gonna del vestito. «Lui è papà, Daphne».
La piccola guardò prima la mamma, poi portò gli occhi su Zayn prendendogli il ciuffo con la piccola manina, iniziando a tirarglielo. «Pa-pà..» sussurrò, facendo sorridere Zayn di cuore, con le lacrime che gli scivolavano sulle guance magre.
«Piccola mia, ti voglio un bene dell'anima» disse lui, riprendendola a baciare su tutta la faccia paffuta. Johanna gli guardava e si rese finalmente conto di quanto si assomigliassero, visti da così vicino. «Un giorno io sarò con te, te lo prometto» le sussurrò facendo strofinare i loro nasi, facendo ridere la bambina. «E scusami se pensavo saresti stata maschio» ammise facendo sorridere anche Johanna. Poi le guardie si avvicinarono prendendo Zayn per le spalle.
«Tempo scaduto» Il ragazzo riprese a piangere mentre porgeva Daphne alla ragazza, alzandosi a fatica. Le guardie presero a trascinarlo verso la porta, ma Zayn si girò verso le donne più importanti della sua vita.
«Vi amo» disse con un filo di voce.
Poi mentre la prima guardia apriva la porta, conducendolo fuori, Johanna prese la bimba e gliela mise frontale, con un sorriso triste dipinto in volto e la consapevolezza del tempo che non sarebbe mai trascorso velocemente come invece desiderava. «E noi ti aspetteremo» ammise, prima che la porta si chiudesse alle spalle di Zayn.N/A
Non posso assolutamente credere di essere giunta alla fine di questa storia e mi piange il cuore ogni volta.
Spero che Johanna e Zayn, con la loro storia, possano rimanervi nel cuore come hanno fatto con me, e spero anche che la fan fiction - sebbene alla fine non sia allegra per niente - vi abbia lasciato qualcosa. Grazie a chiunque si sia soffermato a leggerla e a votarla, mi ha fatto un enorme piacere. Sul mio profilo sono presenti altre storie e mi piacerebbe che voi possiate farci un salto.
Love you all e spero possiamo vederci in qualche altra ff.
Un bacione immenso e keep voting for me guys.
Elisa❤
STAI LEGGENDO
Tell me something|| z.m
FanfictionCi sono segreti che nonostante vengano accantonati nei meandri più profondi della nostra mente, al minimo ricordo si impossessano della tua vita. All'improvviso tutto incomincia a ruotare intorno ad essi, ti soffocano, ti impediscono di continuare a...