Simone ha trascorso tutto il viaggio con lo sguardo perso oltre il vetro del parabrezza. Elefanti di nuvole albergano il cielo, la radio è accesa e una voce femminile si fa strada all'interno del veicolo: sta annunciando la prossima canzone ma lui non sta ascoltando.
Accanto a lui siede Laura, che non ha smesso per un secondo di digitare ad una velocità spaventosa sulla chat aperta che, Simone ha sbirciato, porta il nome "Samu <3". È imbarazzante la quantità di cuori rossi che riesce a scorgere soltanto lanciando occhiate di sfuggita.
Sono in macchina da quattro ore emmezza circa. Dovrebbero arrivare tra poco, e pian piano le nuvole vengono spazzate via dalla sera, dapprima arancione, poi rossa, viola e blu. Appena compaiono le stelle, sebbene siano poche e pallide, a malapena visibili dato il cielo non del tutto sereno, il cuore di Simone si annacqua, stretto in se stesso, al centro del petto. Chissà quando potrà rivederle con Manuel? Chissà se le rivedrà mai più, con Manuel? Si rifiuta di pensare di no.
"Stai bene, Simo?"
Simone volta la testa verso Laura. Ha messo giù il cellulare e lo sta guardando con un sorriso sottile sulle labbra. "Sì, tutto bene.", ma forse è una bugia. Si sente spezzato a metà, si sente l'ombra di qualcosa che ha imparato ad essere nelle ultime due settimane, qualcosa di molto più grande, qualcosa che lo ha plasmato in sé, e ora deve imparare di nuovo come si vive da soli. Come si vive senza poter posare gli occhi su una testa riccioluta costantemente al suo fianco, dove basta uno sguardo per sentirsi interi.
La strada scorre liscia sotto le ruote della macchina, il gomito di Simone è appoggiato al finestrino abbassato del tutto, l'indice incastrato tra le labbra. La notte li avvolge nel momento in cui entrano a Roma. Casa, così l'ha sempre chiamata Simone, la città più bella del mondo. E allora perché il suo cuore è rimasto incastrato oltre i cuscini di un letto logoro a una piazza emmezza, in una villetta fuori Genova?
Simone accompagna Laura a casa, la aiuta a tirare giù la sua valigia, Laura lo invita ad entrare, ma sono le dieci di sera e Simone vuole solo abbandonarsi sul divano di casa sua e dormire, dunque ringrazia, lascia un bacio per guancia alla ragazza e poi sgattaiola di nuovo in macchina.
È questione di minuti, comunque, prima che l'auto inizi a sobbalzare leggermente sui sassolini che compongono la stradina di ghiaia per raggiungere Villa Balestra. Gli sembra di non vedere casa sua da mesi, di non sentire la voce di suo padre da secoli. La macchina frena poco lontano dal portico, sotto il quale il vento muove leggermente la tovaglia gialla sul tavolone di legno. Devono avere mangiato qua, suo padre e sua nonna, perché Simone nota distrattamente le ultime posate sporche rimaste. Le afferra per portarle in casa.
Le luci sono accese.
Entra di soppiatto, per non svegliare nessuno, nella remota possibilità che qualcuno stia effettivamente dormendo. Sfila le scarpe all'ingresso come gli è sempre stato insegnato. Dalla cucina proviene il rumore dell'acqua che scorre nel lavello. Si affaccia senza fare rumore quanto basta per distinguere la figura di nonna Virginia di spalle, i capelli perfetti, come al solito, mentre sciacqua gli ultimi piatti.
"Hanno fatte in tempo ad aggiustare la piscina ma non sono venuti ancora a sostituire la lavastoviglie, vedo." dice Simone, sull'uscio. La nonna fa un salto e Simone fatica a trattenere una risata. Da che ha memoria, quella lavapiatti è sempre stata rotta.
"Guarda te se devo morire di infarto!" esclama la donna, voltandosi verso Simone, che le si avvicina sorridente.
"Ciao nonna."
"I capelli!" ammonisce la nonna alzando subito le mani bagnate per fermare l'abbraccio di Simone. Il ragazzo inclina la testa e apre gli occhi, nell'imitazione migliore di un'espressione delusa. "Va be', solo perché sei te. Ma non dire a tuo padre che tu puoi abbracciarmi, se no fa il geloso." ridacchia Virginia, lasciandosi abbracciare dal nipote.
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ANCORA CINQUE MINUTI
Romance"So Manuel, comunque." dice, allungando la mano verso di lui. Simone abbassa lo sguardo sulla sua mano, e forse rimane a fissarla un po' troppo a lungo. "Ao!" lo richiama Manuel. Simone si disincanta, annuendo, e gli stringe la mano. "Simone." rispo...