capitolo 6

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Stamattina Chicca è arrivata in spiaggia da sola, o meglio, è arrivata con gli altri, come al solito - tranne Manuel che ha preferito stare a letto ancora un po' e guai a chi provasse a svegliarlo, come al solito -, poi però non ci è voluto molto prima che si allontanasse dal gruppo, per smaltire una malinconia che non le appartiene, per cercare di respirare dopo giorni che le sembra di non farlo.

Le manca Roma, le mancano i suoi amici, le manca l'equilibrio tra le risate del suo gruppo: lei, Matteo, Samuele e Manuel, solo loro quattro. E, Dio, Manuel le manca davvero, e non ha più voglia di mordersi l'interno della guancia fino a martoriarsela ogni volta che le si allontana. Sente che si sta facendo male, e non può nemmeno incolpare lui.

Così strascica i piedi nudi sulla sabbia asciutta, non ancora sufficientemente calda da bruciare, con un paio di Convers legato insieme dai lacci e stretto attorno al polso e i capelli sciolti, oggi sfumati di rosa, tirati indietro dal vento. Passeggia su una spiaggia semivuota, senza sapere dove la porterà il rumore del mare, e si sente come se ogni granello di sabbia che le si imprigiona nelle infinite cavigliere che indossa fosse a conoscenza dei suoi pensieri, come se ogni garrito dei gabbiani parlasse di lei.

La verità è che Chicca è spaesata, più spaesata che mai, e ogni sera vorrebbe solo scappare dalla villetta di Matteo dove le sembra di soffocare e prendere il primo treno che trova per andare ovunque, ma lontano da qui. Vuole cambiare casa, amici, famiglia persino. E non le bastano più le tinte giornaliere, non le basta più cambiare stile o pettinatura. Chicca vuole cambiare vita, pensieri, cervello. E lasciare andare quelle convinzioni a cui si è legata così forte da dimenticare che, forse, non sono così vere.

E Manuel è una costante, nei suoi pensieri, ci si è aggrappata come se fosse l'unica cosa a cui può permettersi di credere, e invece ultimamente le sembra che la corda a cui è legato, che tira con tutte le sue forze per tenerselo vicino, sia cosparsa di lame. E più Manuel cammina nella direzione opposta, lontano da lei, più le sue mani sanguinano.

Chicca lascia che sia l'odore delle onde a inebriarle il cervello di nuove convinzioni, e prega affinché possano tramutarsi nella realizzazione del dolore che la sta guastando, perché non ha più voglia di sanguinare.

Immersa così in balia della sua mente non ci pensa nemmeno mentre si lascia cadere sullo sgabello del primo chiosco che trova, e quasi le viene da piangere. È mattina, saranno a malapena le dieci, pensa, e attorno non c'è pressoché nessuno, nemmeno dietro al bancone, ora che guarda meglio e si permette di tornare alla realtà e lasciare andare quella fitta foresta di quesiti che oscilla al vento della sua testa.

Si sporge per sbirciare meglio dall'altra parte del bancone, che sembra davvero deserto, ma, subito prima di tornare indietro sconsolata, è una voce di ragazza a raggiungerla, e proviene dal mare:

"Scusa, ci sono!" grida per farsi sentire. Chicca si volta in tempo per vedere una ragazza sfrecciare sulla sabbia, fradicia e con i capelli scuri grondanti d'acqua. Le giunge accanto con il fiatone e il sorriso più grande - e più bello - che Chicca abbia mai visto, le lascia una pacca sulla spalla, bagnandola, e biascica un altro "Scusami" prima di fare il giro ed entrare nel chioschetto.

Quando le si presenta di fronte al di là del bancone, Chicca rimane interdetta davanti alla sua bellezza. Sembra quasi un angelo, con questi capelli riccissimi, sebbene bagnati, neri, la pelle scura e un paio di occhi profondissimi, sorridenti. Si sta infilando un abitino giallo e floreale sopra il costume ancora pregno di mare, e dai lobi penzola un paio di orecchini a forma di orsetto gommoso. Solo quando la ragazza si volta di lato Chicca nota anche i fermagli, floreali come il vestito, infilati tra i ricci così fitti da apparire definiti anche se appesantiti dall'acqua.

ANCORA CINQUE MINUTIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora