capitolo 15

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Giorno 14.

Sul telefono di Simone spicca, tra le altre, una notifica rossa contrassegnata Calendario.

Simone si imbambola per un tempo indefinito, con gli occhi puntati sulle quattro lettere rosse che intitolano la notifica: CASA.

Oggi torna a Roma, e l'idea non lo alletta per niente. È seduto sul materasso di Manuel mentre lui, distratto, parla da solo davanti all'armadio aperto. Si gira un paio di volte verso Simone per chiedergli qualcosa riguardo la maglietta che tiene in mano, Simone annuisce senza ascoltare, poi Manuel torna ai vestiti arruffati sul fondo del mobile.

"Manu?"

"Oh."

"Ma tu quand'è che torni a casa?" gli chiede Simone, un po' come quando da piccoli si chiedeva agli amici quando sarebbero andati via dalla festa, per poi cercare di convincere i propri genitori a ritardare anche la propria partenza.

"Mh, non lo so. Dovevamo tornà sta settimana per un impegno di Matteo ma me sa che l'ha spostato, tanto è casa sua, sta quanto je pare. Mi sa che torna solo Chicca, tra un paio di giorni credo."

"Mh." si limita a mugugnare Simone, e Manuel lo intende come un okay.

"Perché?"

"No, niente." liquida il corvino, alzando le spalle e bloccando il telefono prima di abbandonarlo sul materasso, dietro di sé. Punta gli occhi sulla figura di Manuel, ancora intento a piegare le sue magliette, piegare per modo di dire.

"Tu quando?" lo esorta Manuel.

"Oggi." confessa Simone, in un sussurro. Manuel si gira, e trova subito gli occhi di Simone, già puntati su di sé. Inarca un sopracciglio.

"Oggi?"

"Sì." sospira Simone, abbandonandosi all'indietro. Si sdraia sul suo telefono e fissa ora gli occhi al soffitto.

"Ma come oggi, Simò?"

"Oggi."

"E non m'hai detto gnente. Dovemo fà ancora un sacco de cose, ao."

"Lo so."

"Eh, lo sai ma 'n me l'hai detto lo stesso. Perché oggi?"

"Perché sì, Manu, devo. Ho delle cose da fare a Roma, non posso stare in vacanza per sempre." risponde Simone, alzando un po' la voce. Non vuole sembrare scorbutico, ma dà fastidio anche a lui doversene andare, soprattutto con la consapevolezza che passerà un po' prima che i due si rivedano, e non ha particolarmente voglia di lasciare Manuel, non adesso che sta così bene.

Ironico come prima di partire avesse pensato che fosse una buona idea intitolare "CASA" quella notifica. Ora gli sembra che non ci sia luogo più casa di questa stanza, di queste pareti, di questo maledetto materasso e, soprattutto, di questa testa riccioluta in piedi davanti alle sue gambe. Se dovesse tornare a casa adesso non muoverebbe che qualche passo, giusto quelli necessari per incontrare le labbra di Manuel con le proprie, i fianchi di Manuel con le mani. È quella casa sua, adesso.

Da una parte sente di star esagerando. Dopotutto si conoscono solo da un paio di settimane, sì ma Manuel sembra avergli strappato un pezzo di cuore dal petto e ora, Simone lo sa, non glielo ridarà indietro facilmente, non con così poco preavviso. Deve vivere con il cuore a metà finché non lo rivede.

La verità è che si è abituato alla combo Manuel-rumore delle onde sugli scogli. Si è abituato al colore dei suoi occhi sotto il sole, alla sfumatura dei suoi capelli che brillano di fili dorati, alla sua voce, alle sue risate che sfumano oltre i garriti dei gabbiani.

ANCORA CINQUE MINUTIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora