capitolo 4

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Il primo giorno di vacanze dopo
Un anno da dimenticare
Un fine settimana colorato
Leggero come queste droghe

La musica è distante, all'interno del locale, e giunge a malapena al gazebo posto sotto i portici dove sei ventenni sono intenti a ordinare la cena. In più, tra i chiacchiericci che li vedono coinvolti e che li circondano, la voce di Frah Quintale trova difficoltà a farsi strada nelle orecchie dei commensali.

Ma non per Simone.

La canzone gli rimbomba nella testa come se fosse l'unica fonte acustica a lui concessa, come se le parole gli scorressero nella memoria come in una storia su Instagram, come quando al karaoke senti il bisogno di cantare le parole prima che compaiano sullo schermo, solo per dimostrare che conosci il testo a memoria. 

"Esatto, è quello che dico sempre anche a lui, vero Simo?"

La penna vola sopra i fogli sparsi
Disegno, scrivo le mie strofe

"Simo?"

Simone tiene gli occhi sbarrati fissi sugli anelli delle sue dita, che passa ritmicamente su e giù ad asciugare la condensa nella bottiglia di birra che tiene in mano.

"Simo?" insiste Laura, stringendogli la coscia, seduta di fianco a lui.

E forse ti ho pensata, sì, può darsi
Sì, può darsi

"Sì, può darsi." risponde distrattamente Simone, senza staccare gli occhi dal punto fisso che tiene ancorata la sua attenzione, poi si rende conto che non ha capito la domanda e, con un sospiro grande come se fosse appena uscito dall'acqua, torna alla realtà. La musica si affretta a confondersi con il resto dei rumori circostanti, finché le parole non restano altro che un distante sottofondo.

"Stai bene?" domanda Laura. Ha perso il conto di quante volte gliel'ha chiesto negli ultimi tre giorni. Simone si limita ad annuire, con la stessa concentrazione di chi si è appena svegliato. Non la guarda in faccia, piuttosto abbassa gli occhi sulla sua gamba, dove la mano della fidanzata è ancora avvinghiata, e poi li alza di fronte a lui con una sorta di tacita richiesta di aiuto nelle due enormi sfere marroni che sono i suoi occhi.

Subito i suoi scontrano quelli di Manuel, seduto davanti a lui. Manuel inclina leggermente la testa di lato e assottiglia lo sguardo, replicando in silenzio la domanda di Laura. Simone, in tutta risposta, prende un grande respiro e, deglutendo in difficoltà, accenna verso la ragazza al suo fianco.

Simone non capisce se è compassione quella che attraversa l'espressione del ragazzo di fronte a lui. Quello di cui è certo, però, è che Manuel ha allungato una gamba sotto il tavolo e ora gli dà un colpetto affettuoso sul piede prima di tornare composto. I loro sguardi non si sono disciolti un secondo, i loro occhi fusi insieme mentre un sorriso accarezza le labbra di entrambi, nello stesso momento, dedicandoselo a vicenda.

Nel momento in cui Simone è costretto a lasciare andare il viso del ragazzo, perché Chicca lo sta richiamando all'interno della conversazione, una ventata calda gli riempie la camicia. E non è colpa dei trenta gradi di questa sera, no. È una ventata che evapora direttamente dal petto, è il suo cuore che sbuffa, in un misto di felicità e incertezza.

Manuel lascia che Simone slacci il contatto costante dei loro occhi, sbatte lentamente le palpebre un paio di volte, ma non smette di osservarlo. Così, mentre Simone discute animatamente con Chicca, la mente prende il sopravvento su qualunque degli altri sensi, chiude fuori i rumori che ha intorno e, chissà come, si concentra su un ritmo distante che prima non aveva nemmeno notato.

In un bar chissà dove in Italia
Ci scordammo la strada di casa
Che poi a cosa serve una mappa
Per noi che stavamo già in aria?

ANCORA CINQUE MINUTIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora