3 agosto, un anno dopo
Appena Chicca ha messo piede sul suolo ligure, non ha voluto sentire ragioni. Si è precipitata immediatamente fino alla spiaggia ma, una volta arrivata al chioschetto, non ha trovato altro che un ragazzino riccio con il volto tempestato di lentiggini e decisamente confuso che lottava con tutto se stesso per spiegare che lui, questa Amina di cui parlava Chicca, non l'ha mai sentita nominare.
Dunque ora Chicca cammina, stremata dal sole, cercando di ricordare dove fosse casa sua. Saranno venti minuti che gira a vuoto davanti alle villette, tutte uguali, in prossimità della spiaggia, ed è sul punto di rinunciare alla sua sorpresa e chiamare Amina per farsi venire a prendere quando, riparandosi dal sole con la mano, i suoi occhi incontrano una figura fin troppo familiare.
Amina ha i ricci raccolti in uno chignon spettinato sulla testa, un abitino blu con delle margherite stampate sopra e si trascina dietro un sacco viola pieno di immondizia. Chicca dapprima si pietrifica sul posto, poi si illumina davanti a questa visione.
Ora ci va, ora si fa vedere. Sì ma ancora un attimo, vuole fermarsi qua e guardarla per sempre, e dopo più di un anno che non la vede - se non nelle infinite videochiamate settimanali che hanno fatto - crede di meritarselo. Però non dura molto.
Amina mette giù la spazzatura e si volta verso la strada, scostandosi una ciocca di capelli dalla fronte e, proprio mentre rimugina su quanto caldo faccia oggi, ecco che gli occhi la vedono e il cuore si riempie di calore più velocemente di quanto non abbia mai fatto. Per un secondo o due resta immobile anche lei, assottiglia lo sguardo a due fessure perché è convinta che la luce le stia giocando un brutto scherzo. Ma quante persone esistono che con quaranta gradi indossano gli anfibi? Quante ragazze pallide e con i capelli blu sono mai passate davanti a casa sua? E ora i loro occhi si incatenano.
A questo punto, ora che il sole tocca la strada, sbiadisce ogni dubbio. È un filo dorato quello in mezzo al quale le auto sembrano passare, teso tra le due ragazze come fosse legato alle loro dita. Il sorriso che illumina la faccia di Amina è così grande, potente, da farsi largo con forza in mezzo alle guance come una minaccia. Come se Amina fosse, da ora, costretta a sorridere per sempre.
Chicca lancia un'occhiata a destra e una a sinistra come da prassi, poi attraversa la strada di corsa senza slacciare lo sguardo da quello di Amina, che ancora non ha mosso un passo. Chicca, appena le giunge di fronte, le lancia le braccia al collo e Amina, in tutta risposta, allaccia le mani ai suoi fianchi e la solleva da terra, roteando sul posto. È reale. È reale? Dal rumore insistente che fanno tutti gli organi messi insieme sembra proprio di sì, ma al contempo è difficile processare quanto la scena in cui entrambe si trovano immerse non sia una delle solite, infinite immagini proiettate dalla mente, quando l'attesa e l'aspettativa diventano troppo asfissianti e difficili da sopportare.
La voce le muore in gola mentre la mette di nuovo giù. La guarda con così tanta adorazione negli occhi che Chicca per un attimo teme che non stia guardando lei. C'è una cosa che ora risulta estremamente nitida rispetto a prima: i dettagli di una sull'altra risultano in primo piano, completamente a fuoco sul groviglio che sono entrambe. Sì, perché adesso risulta immediato il ricordo di ogni movimento di Chicca, per Amina. Del suo modo di sorridere abbassando la testa e sollevando di poco le sopracciglia, timida, come se attendesse sempre il permesso per fare qualcosa, della sua postura esitante che la fa apparire ancora più piccola. E lo stesso con il modo in cui Amina ha immediatamente afferrato il bordo della gonna per stringerlo nervosamente tra le dita, un piede dietro l'altro come se fosse già sul punto di lasciarsi alle spalle l'ennesima fantasia. La definizione di Amina su Chicca si arricchisce subito di ogni particolare.
E comunque, la frenetica ricerca di fiato per dire qualcosa risulta presto vana: a cosa serve parlare, se ora Chicca unisce le loro labbra con il furore di chi non ha potuto farlo per un anno intero? Immenso il calore che scalda i loro stomaci, sembrano bruciare, i polmoni, e non per la mancanza d'aria quanto per la lotta a volerne ancora, e ancora, e ancora. Notano entrambe con somma sorpresa - e sollievo - che la sensazione è rimasta invariata: quel prurito insistente che sembra partire dal punto più profondo del corpo e si dirama in ogni muscolo, come un'avvertenza. Attenzione, sembra dire, queste labbra possono causare dipendenza. Non dispiace a nessuna delle due, a dire il vero.
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ANCORA CINQUE MINUTI
Romance"So Manuel, comunque." dice, allungando la mano verso di lui. Simone abbassa lo sguardo sulla sua mano, e forse rimane a fissarla un po' troppo a lungo. "Ao!" lo richiama Manuel. Simone si disincanta, annuendo, e gli stringe la mano. "Simone." rispo...