capitolo 14

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Quando Simone apre gli occhi gli ci vuole qualche minuto per capire dove si trova. Questa camera la conosce bene, l'odore che vi aleggia, invece, è nuovo. È la prima volta che sente l'odore di un amore consumato. Appena lo riconosce, è impossibile trattenere un sorriso.

Manuel è ancora immerso nel sonno, accoccolato con la testa sul proprio petto mentre un braccio gli cinge il fianco. È una cosa che fa abitualmente, solo che di solito c'è un cuscino stropicciato al posto di Simone, per colmare il vuoto di mezzo letto sfatto. Un ricciolo gli cade scomposto sul naso, e ogni volta che sbuffa sembra fare un saltello indietro, per poi scivolare di nuovo a un soffio - letteralmente - dalle sue labbra.

Simone si incanta per un momento a guardarlo, a sfiorare con gli occhi la forma del suo viso, poi, cercando di fare il più piano possibile per non svegliarlo, recupera il cellulare dalla tasca dei pantaloni, abbandonati ai piedi del letto insieme al resto dei vestiti, lo sblocca senza nemmeno guardare e punta la fotocamera su di lui. All'inizio vorrebbe fargli una fotografia, e sarebbe la fotografia più bella del mondo, poi però scorre il dito quanto basta per trasformare quest'immagine in un video che ritrae il volto angelico di Manuel immerso nel sonno, così fragile e innocente, in bilico su un equilibrio così facile da rompere. Sembra appartenere a un altro universo. E ora sa che questo sarà il video più bello del mondo.

Manuel esala uno sbuffo di fiato e si stringe più forte a lui. È a questo punto che Simone ripone di nuovo il cellulare a terra e prende ad accarezzargli i capelli, scostandogli i ricci dalla fronte, dove passa il pollice dolcemente. Lo faceva sempre sua madre con lui e Jacopo quando erano piccoli. È l'unica cosa ad essere riaffiorata nel tempo dopo essere venuto a conoscenza di aver avuto un fratello, e adesso è come se volesse trasferire la dolcezza di certi gesti da sé a Manuel, al volto completamente assopito di Manuel, alla sua guancia sul proprio cuore, alle spalle nude che si alzano e abbassano a ritmo con il respiro, alla schiena scoperta per metà, a lui che poi sparisce dalla vista di Simone nascondendosi sotto il lenzuolo, ma rimane presente sulla propria pelle, il peso del suo corpo adagiato su quello di Simone con la leggerezza di chi non pesa niente.  

Dalla finestra chiusa filtra la luce delle sette emmezza. Illumina parte del letto fermandosi poco prima di incontrare i due ragazzi stesi in un abbraccio al centro del materasso. È come se Dio avesse cambiato la direzione del sole, perché loro due rischierebbero di accecarlo del tutto se fossero persino illuminati da esso. Nemmeno Dio resisterebbe a tanta bellezza.

Simone passa la mano libera, quella non impegnata nei capelli dell'altro ragazzo, sulla sua schiena. Passa le unghie sulla pelle di Manuel con una delicatezza estrema, che a malapena lo tocca. Sul volto di Manuel si dipinge istantaneamente un sorriso rilassato, mentre non accenna a svegliarsi, e il suo volto si contorce in uno sbadiglio solo nel momento in cui Simone abbassa il capo quanto basta perché le labbra possano carezzargli la fronte, intanto che gli tiene indietro i capelli per lasciare lo spazio al bacio.

Anche lui ci impiega un attimo a mettere a fuoco la situazione che sta vivendo, e non tanto per il posto in cui si trova - è pur sempre la sua camera - bensì perché la prima cosa che sente sono le labbra di Simone sulla fronte, una mano di Simone nei capelli e l'altra sulla schiena, ed è appoggiato sul suo petto come se fosse da sempre abituato a vivere così. Sbadiglia, e vorrebbe pure stiracchiarsi, ma non lo fa perché la cosa lo costringerebbe a spostare le braccia da qui, dal fianco nudo di Simone, e non ha assolutamente voglia di farlo.

"Ti ho svegliato." appura immediatamente Simone allontanandosi quanto basta per guardarlo in faccia.

"M'hai svejato." conferma Manuel. Alza la testa per incrociare lo sguardo in quello di Simone, ma è uno sforzo troppo grande per le sette emmezza di mattina e cinque ore di sonno, quindi è costretto a catapultarla nuovamente sul suo petto, non che la cosa gli dispiaccia. Comunque, vedere gli occhi di Simone come prima cosa della giornata dev'essere l'unica definizione esatta di felicità sul dizionario. Strano, perché lui la felicità l'ha sempre associata al divertimento, al rumore, la musica. Mai avrebbe pensato che bastasse un paio di occhioni scuri per farlo ascendere in questo senso di estrema pace e tranquillità.

ANCORA CINQUE MINUTIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora