36: Sei la mia luce.

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Un mese dopo ho preso il ritmo con il lavoro.

Anche se tra scuola e lavoro non è semplice far combaciare le cose, soprattutto per lo studio, non appena ricevo il mio primo stipendio capisco che ne vale la pena.

Ho anche lasciato gli allenamenti e le partite di calcio, non avendo molto tempo a disposizione per fare anche quello. Ma nonostante questo, non sono molto dispiaciuto della cosa. Mi piaceva giocare, sì, ma ora come ora preferisco impegnarmi per avere un guadagno che mi permetta di fare quello che voglio.

Esco dal lavoro verso le nove, solitamente esco anche per le dieci ma dipende dalla clientela.

Ho in mano il mio gruzzoletto e sono veramente fiero di me stesso.

Quando arrivo a casa mia madre e Leonardo mi accolgono. Mia madre mi abbraccia, Leonardo mi sorride come se fosse la persona più felice della terra e Simone mi accenna un sorriso.

È proprio lui a chiedermi com'è andata a lavoro.

«Bene, a parte una delle solite discussioni inutili con Marco.»

Marco è un collega che a differenza degli altri ama rompere le palle. Se sbagli qualcosa te lo fa pesare e quando può non perde occasione per riprenderti. Ha venticinque anni e lavorando al bar da anni crede di essere il capo di tutti, ma fortunatamente la vera capa non è antipatica come lui.

Mi è capitato diverse volte di litigare con lui, per motivi futili.

«Ancora quel delinquente? Vuoi che vada a parlare con i capi e lo faccia licenziare?» si preoccupa mia madre.

«Non c'è bisogno.» faccio una risatina. «Me la so cavare da solo.»

Guardo il calendario, siamo già al dieci Dicembre e manca poco al Natale, ovvero la mia festa preferita.

Ho sempre avuto dei bei ricordi legati a questo giorno, soprattutto quando ero un bambino e i miei genitori stavano ancora insieme. Ora mio padre è assente, ma prima non lo era. Anzi, era un ottimo genitore e a volte mi manca il rapporto che avevamo. Ma la colpa non è solo sua, è anche mia. Lui non cerca me e io non cerco lui. Le cose si fanno in due, ma quando hai diciassette anni certe cose non le capisci fino in fondo.

Il bagno di sotto è ormai fatto, ma preferisco andare in quello di sopra. Sento dei passi alle mie spalle e quando mi giro vedo la figura alta di Leonardo.

Subito mi abbraccia.

Lo fa sempre quando torno dal lavoro.

Ricambio la stretta e sorrido.

«Mi sei mancato.» dice.

«Anche tu.»

Ci baciamo, ma ci allontaniamo nel momento in cui sentiamo dei passi per le scale.

«Io vado a dormire ragazzi, buonanotte.» ci saluta Simone.



Leonardo.




Torno a respirare.

Ogni volta che Luca torna a casa mi sembra di tornare a respirare.

Quando non c'è mi sento morto. Non so perché, ma senza di lui non ho voglia di fare niente.

Vago come uno zombie. Qualsiasi cosa mi annoia, ma quando sto con lui sono felice.

Addirittura piango quando non c'è, perché mi manca.

Sono diventato patetico, ma la cosa peggiore è che non so come fare per evitarlo.

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