25: Conosco un modo per farti smettere di pensare.

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Svegliarsi la domenica mattina ad un orario che precede le undici per me rappresenta un trauma, ma sono costretto ad aprire gli occhi a causa dei forti rumori che provengono dal piano inferiore.

Adoro mia madre, ma le tirerei una ciabatta addosso per la brillante idea che ha avuto di far ristrutturare il bagno.

A detta sua, il water era troppo vicino alla vasca e in più non le piacevano le piastrelle.

Se questo significa essere adulti, voglio rimanere un adolescente il più a lungo possibile.

In sala trovo Leonardo occupato a leggere un libro. Mi avvicino a lui per salutarlo e lui sembra spaventarsi quando mi abbasso per baciargli la guancia. Era talmente assorto da quello che stava leggendo da non sentirmi arrivare. Tipico di Leonardo.

«Fai la bella addormentata?» lo prendo in giro.

«Parli proprio tu che ti sei appena svegliato?»

«Mi stai giudicando? Guarda che sono solo le nove!» indico l'orologio appeso al muro. «Mi spieghi che voglia hai di leggere a quest'ora?»

«Qualcuno doveva pur aprire la porta agli operai, no? E non potevo certamente andarmene a dormire e lasciarli qui da soli. Perciò, piuttosto che starmene con le mani in mano, preferisco leggermi un buon libro.» mi spiega.

«Sì ma sono sono le nove del mattino.» ribatto. «Ammettilo: sei un alieno.»

«Smettila di dire cazzate e vai a fare colazione. Elvira ha lasciato la ciambella sul tavolo per te.»

«Preferirei fare colazione in un altro modo...» gli sussurro all'orecchio.

Leonardo richiude il libro e si mordicchia il labbro inferiore.

«Sei serio?»

«No. Prima ho bisogno di mangiare sul serio, poi possiamo divertirci.» gli rivolgo un sorrisetto e lui mi guarda male. «Scusa baby, ma il cibo viene prima del...»

Mi interrompe prima che possa terminare la frase.

«Avevo capito.» dice.

Faccio una risatina prima di sparire in cucina.

~

Dopo qualche ora i lavoratori se ne vanno e io e il castano rimaniamo da soli.

Sono sdraiato sul divano mentre Leonardo è appoggiato alla finestra e sta guardando qualcosa. Sembra piuttosto pensieroso.

Decido di alzarmi e raggiungerlo. Cammino lentamente, cercando di non fare rumore e una volta dietro le sue spalle, appoggio le labbra sul suo collo esposto, provocandogli un piccolo gemito.

«So che i pensieri ti tormentano» dico. «Ma conosco un modo per farti smettere di pensare.» allungo la lingua sulla sua pelle morbida e lecco il punto in cui tengo appoggiate le labbra.

Leonardo porta una mano sui miei capelli e li stringe, mentre lo torturo con qualche passata di lingua.

Lo faccio girare verso di me e porto le labbra sulle sue, trovandole pronte per accogliere le mie.
Il castano le schiude, permettendomi di far scontrare le nostre lingue. È una danza armoniosa ed entrambi sentiamo il bisogno di andare oltre, così finiamo sul divano. Io sopra Leonardo e lui sotto di me.
Continuiamo a baciarci senza freno, mentre le mie mani vagano sul suo corpo slanciato e si affrettano a liberarlo dalla felpa che indossa. Rimane a torso nudo e io posso ammirare la sua pelle lattea, segnata da qualche piccolo neo appena evidente.

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