31: Non farmi questo.

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Oltre al cinema c'è anche la sala giochi, così passiamo un po' di tempo a giocare mentre Leo non si stacca dal suo pupazzo.

Sembra veramente un bambino e si confonde perfettamente con quei mocciosi che con occhi sognanti guardano il pupazzo che ha tra le mani.

Noto che Elia sembra giù di morale ma non me ne frega niente. Solo che il ricciolino cerca conforto in Leonardo e questo non mi piace.

Non mi interessa sapere perché lui e Tobias si sono lasciati. Spero solo che il ricciolino dalla lingua lunga non cerchi conforto in Leonardo. So che sono amici, e non sono nessuno per impedire al castano di avere rapporti sociale con altre persone, ma questo non mi impedisce di sentirmi infastidito dalla presenza del suo amico.

Vedo che bisbigliano qualcosa. Poi Leonardo porta lo sguardo su di me e io ho una strano presentimento.

«Luca...» il castano mi si avvicina mentre Elia va in bagno.

«Sì?»

«Non reagire male... ma Elia sta notte dorme da noi.»

«Cosa?! Stai fottutamente scherzando, vero?»

«Ha qualche problema a casa e non se la sente di tornare lì, in più sta male per la storia per Tobias...che problema c'è? Lo faccio dormire sul mio letto e io dormo per terra.»

Gli scoppio a ridere in faccia. Ma la mia non è una risata divertita bensì nervosa.

«Sul tuo letto. Sul suo fottuto letto. Quello dove ce lo siamo succhiati fino a questa mattina, dici?»

«Abbassa la voce! E non fare così!»

«Non lo voglio quel coso in camera tua.»

«Non posso farlo dormire sul divano, lo sai che non è per niente comodo.»

«Ti preoccupi pure per lui, bene.»

«Stai esagerando.»

«Dici? Allora facciamo così: lui dorme con te, ma noi abbiamo chiuso.»

«Non puoi veramente fare così... stai davvero esagerando, Luca.»

«Torna a casa con lui, io chiamo Denis e vado a farmi un giro.»

Faccio per allontanarmi ma lui mi afferra un polso.

«Non andare. Io voglio stare con te.»

«Con me e con lui.»

In quel momento vediamo Elia camminare verso di noi. Si sta asciugando le mani sui pantaloni color marrone merda.

«Non può venire finire tra noi per una cavolata del genere.»

«Sai cosa? Tra noi non c'è proprio niente. Quindi non può nemmeno finire. Buona serata.»

«Non farmi questo, Luca, non tu.» mi supplica con lo sguardo.

Vederlo così non mi piace affatto, ma sono troppo arrabbiato per ragionare lucidamente.

Esco dal cinema lasciandolo in compagnia del suo amico e chiamo Denis chiedendogli di raggiungermi.

Leonardo.

Non riesco a nascondere il mio stato d'animo.

Durante tutto il tragitto in autobus rimango in silenzio ed Elia capisce che qualcosa non va.

Quando mi chiede cosa, decido di dirglielo.

Lui sapeva già quella che c'è, o forse è meglio dire c'era tra me e Luca e sapeva anche di non andargli a genio. - questo l'ha capito da solo -.

«Non volevo causare dei problemi, posso sempre tornare a casa mia, non è un problema.» dice.

«No. Luca ha esagerato, si è comportato da stronzo e deve capire da solo che non può fare così.»

Stringo Olaf tra le braccia, pensando a lui.

Quando arriviamo a casa le luci sono spente. Segno che mio padre ed Elvira stanno dormendo e che Luca non c'è.

So che è con Denis. Ma cosa staranno facendo?

Sospiro, togliendomi la giacca e lasciandola sull'attaccapanni.

Io ed Elia rimaniamo un po' sul divano a parlare del più e del meno.

«Hai sentito Tobias?» gli chiedo.

«Mi ha mandato un messaggio, ma non gli ho ancora risposto. Più ci penso più mi sento uno schifo per averlo lasciato. Ma preferisco farlo adesso che soffrire quando tornerà nel suo paese. Lo capisco, so che vuole tornare lì per la sua famiglia, e lo so che mi ha chiesto di andare con lui, ma io davvero non so cosa fare. Ho vent'anni, nessuno mi impedisce di farlo. Ma non voglio lasciare la mia vita qui.»

«Tutto si risolverà.» lo rassicuro.

All'improvviso sentiamo la porta di casa aprirsi e la figura alta di Luca fare il suo ingresso.

Io lo guardo, lui invece non mi degna di uno sguardo.

Vederlo così distaccato mi fa stare male.

Luca sale le scale e lo sento chiudersi nella sua stanza.

«Perché non vai da lui?» mi chiede Elia.

«Penso che a lui non freghi niente di me. Hai visto come mi ha ignorato? È come se non esistessi nemmeno.»

«È solo arrabbiato. Gli passerà. Se non ci tenesse a te non avrebbe reagito così.»

Sospiro.

«Già.»

«Siamo proprio in una bella situazione, eh?» esclama.

Noto che ha gli occhi lucidi, così lo abbraccio per cercare di consolarlo.

E sembra fatto apposta, perché proprio in quel momento Luca raggiunge nuovamente la sala e ci vede così.

Fa una risatina amara, prima di sparire in cucina.

Avrà sicuramente pensato male.

Non voglio più fare finta di niente, così mi alzo e lo raggiungo, deciso a parlargli.

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