La Scritta Sul Muro

216 17 4
                                    


A cena

A leggere il capitolo si prenotò Severus <La scritta sul muro>

«Che cosa succede qua? Che cosa succede?»
Certamente attratto dal grido di Malfoy, Gazza arrivò facendosi largo a
spallate tra la folla. Poi vide Mrs Purr e cadde all'indietro, coprendosi il viso per l'orrore.
«La mia gatta! La mia gatta! Cosa è successo a Mrs Purr?» gridava.
I suoi occhi sbarrati si posarono su Harry.
«Tu!» gridò, «Tu! Sei stato tu a uccidere la mia gatta. Sei stato tu a ucciderla! Io ti ammazzo! Io...»

<se Gazza tocca mio figlio gli faccio pentire di essere nato>disse James

«Gazza!»
Silente era giunto sulla scena del delitto, seguito da molti altri insegnanti. Superò velocemente Harry, Ron e Hermione e in un attimo staccò Mrs
Purr dal braccio della torcia dove era appesa.
«Seguimi, Gazza» disse al custode. «E anche voi, signor Potter, signor
Weasley, signorina Granger e la signorina Black».
Allock si fece avanti baldanzoso.
«Il mio ufficio è il più vicino, signor Preside... qui al piano di sopra... la
prego di fare come se fosse a casa sua...»

<lecchino>dissero James e Sirius

«Grazie, Gilderoy» disse Silente.
La folla ammutolita indietreggiò per lasciarli passare. Allock, infervorato e dandosi arie di grande importanza, si affrettò dietro a Silente, seguito
dalla McGranitt e da Piton.
Quando entrarono nel suo ufficio completamente buio si udì un grande
fermento su tutte le pareti: Harry vide scomparire dalle cornici appese al
muro molte fotografie di Allock con i bigodini in testa. Allock - quello in
carne e ossa - accese le candele sulla scrivania e si fece da parte. Silente
stese Mrs Purr sul piano lucido e cominciò a esaminarla. Harry, Ron,
Hermione e Artemid si scambiarono un'occhiata nervosa, poi andarono a sedersi in
un angolo fuori dal cono di luce e rimasero a guardare.
La punta del lungo naso aquilino di Silente si trovava a poco più di un
centimetro dal pelo di Mrs Purr. La stava osservando da vicino, attraverso i
suoi occhiali a mezzaluna e le sue dita tastavano e premevano con garbo.
Anche la McGranitt era china sulla bestiola, quasi altrettanto vicina, e i
suoi occhi erano due fessure. Piton si teneva in disparte dietro di loro, per
metà in ombra, e sul volto aveva l'espressione più strana che si potesse
immaginare: era come se stesse facendo di tutto per non sorridere. Quanto
ad Allock, gironzolava di qua e di là avanzando ipotesi.

<sentiamo che cavolate spara>disse Sirius

«È stata certamente una maledizione a ucciderla... probabilmente la Tortura Transilvanica. L'ho vista fare molte volte. Peccato che non fossi presente: conosco il contro-incantesimo che l'avrebbe salvata...»
I commenti di Allock erano punteggiati dai singhiozzi secchi e rumorosi
di Gazza. Il custode si era lasciato cadere pesantemente su una sedia accanto alla scrivania con il viso tra le mani, incapace di guardare Mrs Purr.
Per quanto lo detestasse, Harry non poté fare a meno di provare pena per
lui, ma non quanta ne provava per se stesso. Se Silente avesse creduto alla
versione di Gazza, lui sarebbe stato certamente espulso.
Intanto Silente mormorava strane parole, colpendo delicatamente Mrs
Purr con la bacchetta magica, ma non accadde nulla: la gatta continuava ad avere l'aspetto di un animale appena impagliato.
«...Ricordo che a Ouagadougou è accaduto qualcosa di molto simile» diceva intanto Allock. «Una serie di aggressioni: racconto tutto nella mia autobiografia. Allora riuscii a dare agli abitanti alcuni amuleti che risolsero la
situazione una volta per tutte...»

to change what has to happenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora