Capitolo III - Il grande evento

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L'aria della sera entrava nella stanza di Ophelia, la luce del grande lampadario illuminava la camera. La principessa era davanti allo specchio intenta a prepararsi per la serata, Agata come al solito, si stava assicurando che fosse impeccabile e l'aveva aiutata a pettinarsi e a truccarsi.

La ragazza sarebbe andata volentieri alla festa senza accessori per i capelli e tinture per la faccia, ma doveva per forza avere un bell'aspetto, il padre voleva offrirla come carne da macello per riallacciare i rapporti con alcuni nobili, specialmente i parenti del suo futuro marito.

Conosceva il figlio del conte per le sue grandi gesta eroiche, ma non sapeva com'era di aspetto e di carattere. Molti sostenevano che fosse di buon cuore, altri che avesse ereditato poteri divini da alcuni angeli e la bellezza fosse unica nel suo genere.

A Ophelia non gli importava, avrebbe dovuto essere contenta di sposarsi con un guerriero valoroso, ma provava solo tristezza e rabbia. Trovava ingiusto che dovesse decidere il padre al posto suo con chi stare.

Agata la risvegliò dai suoi pensieri poco felici e si rivolse alla serva con fare gentile.

<<Sì?>>

<<Ho finito con il trucco e l'acconciatura, è praticamente pronta per la serata.>>

Gli occhi verdi della nobile osservarono il suo stesso riflesso impresso nello specchio e rimase meravigliata da ciò che aveva realizzato la domestica: le sue palpebre erano piene di polvere argentata e dorata con qualche ombreggiatura tendente al nero, le ciglia erano decisamente più lunghe e le sue labbra erano tinte di rosa, dandogli un aspetto più nutrito e succoso.

"Quella nello specchio sono io?" si chiese mentalmente.

Si avvicinò di più alla sua immagine e si studiò con le pupille dilatate il suo viso curato. Era raro per lei vedersi bella come in quel momento, abituata da sempre a vedersi trasandata e sporca del suo stesso sangue, non si rendeva conto di avere una bellezza smisurata.

Dopo minuti interminabili e un Agata in procinto di svenire per non aver soddisfatto a pieno le esigenze della principessa, sorrise e si alzò dalla sedia. <<Hai fatto un ottimo lavoro, ti sono grata.>>

La domestica rilasciò l'aria che aveva trattenuto per tutto quel tempo e Ophelia si sistemò il suo vestito un'ultima volta prima di scendere.

Indossava un vestito di color rosa pallido con qualche decoro qua e là sulla gonna, il corpetto le fasciava perfettamente il busto e le maniche erano inesistenti.

Nonostante facesse freddo, la principessa era immune a quel clima, infatti non si era mai ammalata nell'arco della sua vita al contrario di suo fratello maggiore.

Uscì dalla sua stanza seguita dalla sua domestica e quando entrò nella stanza dedicata ai balli, la sala era già gremita di persone.

Molti si dilettavano nel ballo, altri nel conversare e bere vino, altri invece a servirsi da mangiare. Tutti erano vestiti con abiti sgargianti e con colori veramente intensi. Era l'occasione per molte dame di trovare il loro principe e dovevano dare nell'occhio.

La ragazza dai capelli rossi non amava affatto quel tipo di feste, odiava a morte vedere la gente fingere, e tutti li dentro avevano un sorriso falso stampato sulle loro labbra. Ognuno indossava una maschera per farsi piacere.

Ophelia sapeva di essere diversa e si sentiva in trappola in quelle mura così preziose e altamente costose.

Scese le scale, sperando che nessuno la notasse. Le sue preghiere vennero esaudite, ma appena scese dall'ultimo gradino, si accorse che suo fratello maggiore era lì ad attenderla.

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