Ophelia si diresse velocemente verso le sue stanze, non appena il vecchio bastardo smise di fustigarla.
Asher l'aveva aiutata a liberarsi da quelle catene, ma non solo, aveva mandato via quell'energumeno del suo superiore e aveva preso il sangue che gli colava dalle ferite.
Il suo corpo era percorso da brividi, la pelle diafana era ormai uno straccio, gli occhi erano spenti. Ogni settimana doveva essere punita, le ferite, grazie a Dio, si rimarginavano in fretta, bastava nutrirsi e riposare un po' di più.
Si appoggiò alla porta di legno massiccio, con lentezza la aprì e se la chiuse subito alle proprie spalle. Si chiuse dentro, si sfilò i vestiti pieni di sangue e si medicò le ferite con del l'acqua e una poltiglia di erbe che avevano la funzione di diminuire il dolore.
Le goccioline del liquido trasparente si mischiò molto presto al sangue, un bruciore lancinante la fece sussultare varie volte e strinse i denti per non piangere.
Dopo essersi assicurata che le sue ferite fossero pulite e disinfettate, mise quella soluzione sui solchi che si aprivano sulla sua pelle e infine mise delle bende.
Sospirò, prese il vestito sporco da terra e lo mise in una grande cesta dove riponeva le vesti sporche. Lo avrebbe volentieri buttato, ma non se la sentì di farlo.
Il suo sguardo si posò sulla sua figura nuda e bianca come un cadavere, l'unica cosa che la rendeva un po' colorata erano i suoi capelli rossicci, simili a quelli della madre. Un'altra condanna che si portava dietro da anni.
Il rosso era il simbolo del peccato, della lussuria, del diavolo, e questo faceva pensare che chi portasse tale chioma fosse una poca di buono. Inutile dire che la principessa disapprovasse questa idea popolana.
Sbuffando, decise di recarsi davanti all'armadio e tirare fuori uno dei suoi abiti più belli. Lo indossò, ormai aveva imparato a vestirsi da sola a differenza di suo fratello Elias, e si contemplò nuovamente allo specchio.
Il vestito era di una stoffa abbastanza pregiata, di un azzurrino turchese con alcune decorazioni floreali sulla gonna. Nulla di così sgargiante, ma a lei piaceva ed era perfetta per il pranzo di quel giorno.
Purtroppo, il suo sorriso si spense in fretta quando si ricordò che il padre gli aveva detto espressamente che il giorno successivo avrebbe incontrato il suo promesso sposo, nonché un duca delle terre del Regno della Luce, Solaria.
Si sedette sul letto, prese il libro che aveva sul comodino, "Le cronache di Luna e Sole", e si mise a leggere quel grande tomo, ma ben presto, una serva bussò alla sua porta e dovette farla entrare.
Sulla soglia apparve una signora piuttosto grassottella sulla cinquantina con degli occhiali spessi e malconci. Il suo grembiule e il vestito grigio erano impeccabili come l'acconciatura che portava.
Per le leggi emanate dal re, la servitù doveva essere vestita e pettinata in modo impeccabile, neanche una piega o capello doveva essere fuori posto.
<<Mia giovane signora, il re, la regina e il principe la stanno aspettando di sotto, la prego di seguirmi>>
La voce della donna era stranamente malinconica e bassa, e questo non presagiva nulla di buono a corte.
Ophelia annuì e seguì la domestica senza fare tante storie.
Non aveva alcuna voglia di vedere suo padre e nemmeno sua madre, forse l'unico che la vedeva per quello che era veramente, era suo fratello maggiore.
Sapeva che un giorno sarebbe diventato un buon re.
Arrivati nella grande sala da pranzo, gli occhi della principessa si posarono sulla coppia di sposi: suo padre a capo tavola con lo sguardo pieno di ostilità e gli occhi di un blu così intenso da incenerire chiunque lo guardasse, alla sua sinistra, sua madre, la donna che l'aveva messa al mondo, aveva il capo chino ed era concentrata sul suo piatto.
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Shadow - Il principe oscuro
FantasíaDue regni, due civiltà ostili e una principessa marchiata dal fato. Ophelia, nata dall'unione di un angelo e di una mortale, principessa della Luce e secondogenita del re Honor II, non si trova bene all'interno del suo regno. Suo padre, disgustato d...