Come Un Corpo Solo

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Durante il weekend passammo molto tempo tutti insieme: Scott, Stiles, Liam, Lydia, Derek, Allison ed io cercammo di decidere come agire contro il branco. Mi ero rassegnata al fatto di continuare a sperare che Dylan fosse buono e mi ero decisa a seguire gli altri, nonostante una parte di me continuava a sperare di aver visto male quel pomeriggio. Quella parte di me si inventava scuse assurde per proteggerlo dall'altra parte di me, che invece era furente e desiderava solo fargli più male possibile. Ferirlo dentro, non esternamente. Fargli passare il peggio.

- Agiremo verso metà settimana: Madison starà con Dylan in biblioteca dopo la scuola con la scusa di studiare per il test di matematica. Stiles e Lydia la controlleranno rimanendo nei paraggi, mentre Allison, Liam, Derek ed io andremo dal branco sperando che non siano in tanti - riassunse Scott. Ci fu silenzio per un attimo, poi chiesi:

- Perché non volete uccidere Dylan? -

- Tu lo vuoi? - chiese Scott in risposta. Dopo un secondo di riflessione scossi il capo e mi voltai verso Derek che aveva alzato lo sguardo verso il soffitto.

La settimana successiva mettemmo in atto il piano, ma non andò tutto come previsto. Dopo la scuola non uscii, ma aspettai Dylan in biblioteca. La parte di me che voleva proteggerlo in quel momento sovrastava l'altra parte. Ero felice di poter passare finalmente un momento all'apparenza normale con lui, dopo tutto quello che era successo. Nonostante sapessi chi era veramente, non riuscivo ad avere paura di lui. Dietro quel viso angelico, perfetto, non poteva nascondersi un animo così crudele.

Intanto Scott, Derek, Liam e Allison se ne andarono e Stiles e Lydia si appostarono in un angolo della biblioteca e si nascosero fingendo di leggere un libro.

Il ragazzo che aspettavo arrivò poco dopo e si sedette accanto a me. Aprii subito il libro di matematica ma lui mi fermò poggiando una mano sul mio polso: - Ehi non mi dici neanche come va? -.

Io cercai di nascondere il mio nervosismo e con più disinvoltura possibile risposi: - Oh, io sto alla grande, e tu? -

- Anche io - disse aprendo il libro e senza togliersi di dosso quel sorriso malefico, ma perfetto. Mentre studiavamo lui mi stava costantemente appiccicato: appoggiava le sue mani sulle mie e metteva il suo braccio sulle mie spalle. Dopo aver scoperto la verità non lo vedevo più nello stesso modo, ma devo ammettere che mi piaceva sentirlo vicino.

Mentre studiavamo avvertii un brivido corrermi lungo la schiena e successivamente sentii un dolore lancinante al fianco sinistro. Alzai la felpa e senza farmi notare controllai, ma non c'era nulla.

Io e Scott eravamo molto piccoli e stavamo giocando in un parco. Io ero sull'altalena mentre lui si divertiva arrampicandosi sugli alberi. A un certo punto sentii un dolore improvviso alla caviglia, e poco dopo vidi mio fratello a terra accanto all'albero su cui tentava di salire. Si teneva con entrambe le mani la caviglia e urlava di dolore. Era come se avessi sentito il suo dolore.

Quando pensai a questo cercai subito una scusa per allontanarmi dal tavolo a cui eravamo seduti:- Dylan, devo andare solo un secondo al bagno - balbettai. Non so se fui convincente, ma mi alzai e feci un cenno a Stiles e Lydia. Mi diressi verso il bagno, ma mi fermai dietro uno scaffale di libri. Poco dopo mi raggiunsero i miei amici. Mi appoggiai a uno scaffale, trassi un respiro profondo e dissi: - Dobbiamo andare da Scott, ora -. I loro sguardi confusi mi bruciarono addosso: - Dopo vi spiego -.

Uscimmo da scuola di corsa e salimmo sulla Jeep di Stiles. Mentre ci addentravamo nel bosco raccontai tutta la storia. Alla fine della mia narrazione l'auto si fermò nel punto in cui pochi giorni prima avevamo visto Dylan aprire la botola che portava sottoterra. Mentre scendevo dall'auto Derek stava corse fuori dall'apertura nel terreno seguito da Allison che piangeva come una fontana e da Liam che posava sulle foglie secche del bosco mio fratello privo di sensi. A quella vista sia io che Stiles corremmo da lui e ci accasciammo per terra. Alzai la sua maglietta e, come pensavo, vidi dei profondi e gravi tagli fatti da artigli sul suo fianco sinistro. Erano esattamente nel punto in cui avevo sentito dolore poco prima in biblioteca. Appoggiai la mia mano accanto ai tagli e assorbii parte del suo dolore. Le vene del mio braccio diventarono scure, quasi nere, e sentii la sua sofferenza passare nel mio corpo.

Faceva male, parecchio male, ma non mi fermai perché non potevo vedere mio fratello in quello stato. Stiles mi prese per il braccio e staccò la mia mano dal corpo di Scott, scuotendo la testa. Allora rimasi lì immobile, mentre le mie lacrime cadevano sul corpo di Scott e creavano delle scie bagnate nella polvere che sporcava la sua pelle. Poi guardai Stiles negli occhi. Non piangeva, ma nei suoi occhi lessi una sofferenza indescrivibile.

Una volta all'ospedale cercai nostra madre che faceva l'infermiera nell'ospedale di Beacon Hills da moltissimo tempo e questa cosa ci era tornata utile in molte situazioni, soprattutto quando si trattava di curare un lupo mannaro. Lei si assicurò di metterlo in un posto in cui sarebbe stato tranquillo e mi promise di non farlo vedere a nessuno, in quanto le ferite sarebbero guarite all'improvviso e sarebbe stato sospetto. Noi intanto ci accomodammo sulle sedie nella sala d'attesa: ero seduta tra Allison e Lydia. La prima ancora piangeva ininterrottamente, la seconda invece aveva solamente gli occhi lucidi ma fissava il pavimento pensierosa. Poi si girò verso di me e prendendomi le mani disse: - Starà bene, vedrai -. Lo disse più per convincere se stessa, io ero tranquilla perché ero sicura che Scott ce l'avrebbe fatta. Era forte. Io appoggiai la mia testa al muro che c'era alle mie spalle e continuai a piangere silenziosamente.

Rimasi lì per un tempo che parve infinito, finché Melissa arrivò a chiamarmi quando ormai fuori era notte fonda. Mi accompagnò verso la stanza di Scott mentre mi asciugavo frettolosamente le lacrime con le mani. Aprii la porta lentamente e il più silenziosamente possibile e lo vidi disteso sul letto che mi guardava sorridendo. Aveva indosso una camicia da ospedale bianca con dei piccoli disegni blu, ed una spessa coperta lo copriva fino al petto. Corsi da lui e lo abbracciai cercando di non toccare il suo fianco. Rimasi lì per molto tempo mentre gli altri mi guardavano dal corridoio. Scott si mise a sedere e mi prese le mani; sembrava ancora molto debole. Mi sedetti sul bordo del suo letto e gli chiesi sottovoce: - Come stai? -

- Bene - sussurrò. Poi gli raccontai del fatto che avevo percepito il suo dolore e subito rimase un po' confuso, poi però sorrise e disse: - Meno male che ci sei tu, Maddie. Siamo come una persona sola, un corpo solo, io e te -.

Infine spostò le coperte e mi permise di vedere i graffi sul suo fianco: aveva ancora dei segni rossi, ma si erano già completamente rimarginati.

Teen Wolf - Il BrancoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora