La Fine Di Qualcosa

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Un pomeriggio ero nella mia stanza che cercavo tutti gli oggetti che mi avrebbero potuto ricordare dei Brewer per gettarli via e presi una giacca che mi aveva prestato Maya un giorno. Era di un beige sbiadito ed era molto sporca. Frugai nelle tasche e in una delle tante le mie dita toccarono qualcosa di rigido e freddo. Era una collana d'oro un po' invecchiato e annerito con un medaglione. Lo aprii: sul lato destro c'era una foto della ragazza; aveva i soliti capelli biondi sporchi e un'espressione molto seria. Sul lato sinistro invece c'era un nome che non corrispondeva a Maya Brewer, o meglio, il cognome non corrispondeva. Infatti c'era scritto Maya Brown. Mi fece riflettere; anche lei come me non era una vera Brewer. E se si fosse unita al branco per ragioni simili alle mie, o se l'avessero rapita? Smisi di fare pensieri strani sulla ragazza che ormai se n'era andata chissà dove. Lanciai il medaglione nel cassetto del mio comodino e gettai via la giacca.

Tutto mi riportò a pensare a Dylan. Non avevo ancora realizzato bene di averlo ucciso davvero. Fissai lo sguardo sulla finestra cercando di memorizzare il suo sorriso tagliente e i suoi occhi color ghiaccio, le sue calde mani sui miei fianchi e le sue labbra morbide sulle mie. La vista si offuscò e una lacrima cadde dal mio occhio sinistro. Intanto Scott spalancò la porta e io mi affrettai ad asciugarla. Nonostante provassi a nasconderlo mio fratello mi capiva sempre, quindi, cercando di assumere un tono discreto, chiese: - Lo amavi, vero? -. Lo fissai, non mi aspettavo quella domanda, posta con quel tono così morbido e dolce. Annuii. 

- Se non l'avessi fatto probabilmente non saremmo qui, tutti noi -. Annuii di nuovo senza sapere come rispondere adeguatamente.

- A tutti noi questa battaglia è costata la perdita di una persona importante, a te di due. Non oso immaginare come ti senti -

- L'ho ucciso io, con le mie mani! - piansi gettandomi tra le braccia di Scott. Non seppe come rispondere, percepii il suo leggero senso di colpa per questo. Ma mi abbracciò e mi fece sentire protetta, alla fine avevo sempre preferito l'amicizia all'amore.

Il giorno successivo già mi sembrava di vivere una nuova vita: io e i miei amici non eravamo mai stati uniti come in quei giorni. Il peso di avere Dylan in classe se n'era andato insieme a lui, la fine dell'anno scolastico e l'estate si stavano avvicinando e mi ero ormai quasi lasciata alle spalle l'accaduto.

Una sera ci trovavamo nel piccolo cortile davanti a casa nostra. Avevamo appena finito di cenare quando, per interrompere un lungo silenzio, Malia, che ormai era parte del branco, mi chiese: - Perché l'hai fatto? -. Continuai a fissare il centro del tavolo persa nei miei pensieri, sentii la mano di Scott appoggiarsi sulla mia, e poi la sua voce sussurrare: - Se non vuoi parlarne tranquilla -. Scossi la testa e poi alzai lo sguardo. Tutti mi stavano fissando, la mia mano ancora stretta in quella di Scott. Sospirai e iniziai a parlare lentamente, facendo molte pause: - L'ho fatto per salvarli, per salvare tutti loro -. Lydia accennò a un falso sorriso, fece per parlare ma la precedetti: - Anche se non credo di esserci riuscita pienamente -. La rossa si alzò lanciando il tovagliolo che teneva in mano sul tavolo e sparì a passo veloce per il vialetto. Stiles fece per alzarsi, ma lo fermai prima: - Lasciala andare, dovrà imparare a convivere con il fatto che non ci sia più Allison -. All'udire quel nome anche Scott ebbe un sussulto.

Mi sentii una stupida per aver risposto alla domanda di Malia, ma decisi di continuare: - La verità è che non avevo altre idee per farvi sopravvivere, ma io volevo, anzi dovevo vedervi tutti vivi, l'ho promesso a me stessa nell'esatto momento in cui mi stavano marchiando. Io dovevo poter vivere questi momenti di tranquillità con voi e ho fatto di tutto per farlo -. Quando terminai nessuno più mi stava guardando, tranne Malia che sembrava affascinata da quel racconto come se fosse una favola raccontata a un bambino. E invece era tutta realtà purtroppo.

La serata si concluse senza neanche un saluto, ognuno tornò a casa propria senza dire una parola e senza alzare lo sguardo da terra. Solo Scott, quando ormai stavo per addormentarmi, entrò in camera mia e accese la luce facendomi sussultare: - Grazie -.

Non risposi, ci fissavamo negli occhi come non facevamo da tempo: - Tu sai per cosa. A te non ho bisogno di parlare, tu sai già tutto. Io sapevo che tu non l'avresti mai fatto davvero, anche se una parte di me pensava di sì. Sei stata molto credibile - disse con un sorriso prima che una lacrima iniziasse a scendere sia dai suoi occhi che dai miei, quasi contemporaneamente. Non smettevamo di fissarci, non sapevo se ridere o piangere. Si avvicino a me a passo svelto e mi abbracciò come non aveva fatto mai. Sapevo che ormai senza Allison ero davvero l'unica cosa che gli rimaneva. Mi sentivo di nuovo importante e apprezzata.

La scuola finì in un battito di ciglia e presto arrivò la sera del ballo di fine anno. Era una tra le sere più belle di tutto l'anno: si ballava tutta la notte nella palestra della scuola a ritmo di diversi generi musicali. Per andarci però dovevi per forza essere con qualcuno: Stiles invitò Malia, Lydia se ne andò con il primo ragazzo che le era capitato nella lunga fila di quelli che stravedevano per lei, Liam invitò una ragazzina piccola ed esile del primo anno giusto per poter essere presente mentre io e Scott ci invitammo a vicenda. Sembra strano, tutti con il proprio fidanzato o fidanzata e io che dovetti costringere mio fratello ad invitarmi di modo che potessi andare anche io.

Quella sera ci ritrovammo entrambi con il resto del branco all'esterno della scuola. Appena aprimmo la porta della palestra fummo avvolti dalla musica assordante, attraversammo una sorta di tenda fatta con strisce di plastica luccicanti e ci ritrovammo in una grandissima sala illuminata solamente da alcune luci colorate stracolma di persone. Era davvero un bello spettacolo. Io in realtà stetti tutta la sera insieme a Scott, a guardare gli altri ballare. Non ero dell'umore giusto, vedere tutte quelle coppiette affiatate mi faceva venire la nausea, anche a mio fratello, dopo l'accaduto. Io che mi fidai di un ragazzo che poi scoprii essere un mostro e lui che perse la sua ragazza poche settimane prima. Mi divertii lo stesso a vedere Stiles che veniva trascinato da Malia sulla pista da ballo e a vederli ballare vicini. Anche lui si era meritato un po' di felicità dopo tutti quei mesi.

A fine serata erano tutti stanchissimi, Stiles si avvicinò a me e appena Malia si fu allontanata gli chiesi: - Allora? Com'è andata questa serata con la tua coyote? - dandogli una spallata scherzosa. Lui alzò gli occhi al cielo e con un sorriso mi rispose: - Ha da lavorare un po' sul sarcasmo, però per il resto è andata benissimo -. Percepivo la felicità dal suo sguardo e dalla sua voce, nell'ultimo anno lo avevo conosciuto molto bene e sapevo riconoscere qualsiasi sua espressione. Era il mio migliore amico e desideravo il meglio per lui, anche se Malia non mi andava ancora molto a genio.

Quella sera andammo a casa a piedi, tutti insieme, come un normale gruppo di amici. Camminavamo per le strade illuminate scarsamente da lampioni posti qua e là ridendo e spingendoci scherzosamente. Non vivevo un momento così bello con loro da talmente tanto tempo che non mi sembrava vero.

Nel mezzo di una delle tante risate Lydia tornò seria, fece un sospiro e disse: - Vi voglio bene, ragazzi -. Ci scambiammo tutti uno sguardo e poi ci abbracciammo tutti quanti, stretti in un unico cerchio.

Per rendere la serata migliore, nel mezzo di quell'abbraccio, delle gocce incominciarono a cadere sopra le nostre teste. In pochi secondi ci ritrovammo a correre sotto la pioggia, Scott, Stiles, Lydia ed io mano nella mano. A metà strada io e mio fratello ci separammo dagli altri e continuammo a correre nel buio verso casa. Una volta arrivati eravamo bagnati dalla testa ai piedi, ma in fondo era stato divertente.

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