Malia Tate

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La settimana successiva ci decidemmo: il piano per Eichen House, seppur non molto dettagliato, era pronto. Non ci restava che partire e scoprire se c'era davvero un coyote mannaro rinchiuso in quell'ospedale psichiatrico oppure era solo una leggenda. E quale giorno migliore per fare una cosa del genere se non uno di metà febbraio, piovoso, umido e scuro?

Quando uscimmo di casa il cielo era grigio scuro e sembrava notte, nonostante fosse pieno pomeriggio. Con la Jeep di Stiles arrivammo davanti ad un grosso cancello di ferro chiuso con delle pesanti catene. Si poteva intravedere un percorso di ciottoli circondato da un enorme giardino che portava all'ingresso di un enorme edificio spoglio che incuteva paura a chiunque gli passasse davanti. Tutte le finestre erano sprangate, alcune addirittura murate.

Suonammo molte volte la grossa campana accanto al cancello, finché non scorgemmo tre figure venire verso di noi. C'era un uomo al centro vestito da dottore, la sua faccia non mi piaceva, e lo feci capire agli altri con un ringhio che udirono solo i miei amici. Ai lati invece c'erano due uomini alti e possenti che sembravano guardie del corpo. Effettivamente, nella cintura, tenevano una pistola ciascuno e avevano uno sguardo poco rassicurante. L'uomo al centro prese un enorme mazzo di chiavi e senza dire una parola aprì i cinque o sei lucchetti che chiudevano il cancello. Poi fece cenno di seguirlo e noi obbedimmo. Salimmo per il viottolo che portava a una porta massiccia in legno scuro.

Quando la varcammo mi sembrò di essere entrata in un altro posto: era un ambiente molto luminoso e accogliente. Alla reception c'era una ragazza giovane che ci chiese cortesemente: - Chi cercate? -. Ci guardammo tra di noi per capire chi doveva parlare e con un sospiro mi feci avanti io: - noi siamo qui per un... un coyote mannaro -. La ragazza scoppiò a ridere e disse: - Oh sì, non crederete davvero che lei lo sia?! -

- Lei? -

- Sì, Malia Tate -. Guardai Stiles e Liam, che erano più confusi di me e presi a seguire la ragazza. Dall'ambiente luminoso dell'interno, passammo nuovamente allo scuro dell'esterno. Ci trovavamo sotto una specie di portico antico dove cerano molte persone immobili che fissavano il vuoto, tranne una.

Era una ragazza alta, molto bella, con dei capelli biondo cenere. Era molto trascurata. Quando incrociai i suoi occhi color nocciola mi ricordarono molto quelli di Stiles. Poi ci fu un attimo, fu come se ci fossimo riconosciute. Io ero sicura di non aver mai visto quella ragazza, ma ero anche sicura del fatto che pure lei aveva sentito qualcosa di strano perché spostò rapidamente lo sguardo sui miei amici.

Mi avvicinai a lei, non sembrava molto tranquilla, e dissi: - Ciao, volevo solo... -

- Non voglio vedere mio padre, è inutile che ogni volta mandino delle persone diverse, io non ci casco più -

- Noi non siamo stati mandati da tuo padre, puoi... -

- Ho detto che non voglio vederlo, andate -

- Malia noi... -

- Andatevene ho... -.

Si zittì quando, con un movimento brusco della mano e un rumore metallico, le mostrai i miei lunghi artigli. Lei, dopo essersi ripresa dallo stupore, mi imitò e mi mostrò anche i suoi occhi da coyote: erano di un azzurro brillante, a quella vista ebbi un sussulto. Io ricambiai, mostrando invece i miei occhi gialli.

- Allora? Che volete da me? -.

Le spiegai la storia del branco, non proprio nei minimi dettagli, e conclusi con: - Potremmo avere bisogno di aiuto, se ti va -. Lei non rispose subito, ma poi scosse improvvisamente la testa, si voltò e se ne andò.

- Fantastico! - commentò Liam ironico.

- Già, davvero emozionante! - rispose Stiles.

Fummo poi accompagnati all'esterno della struttura e quando tornammo in macchina, Stiles se ne uscì con: - Be' comunque non male questa Malia, eh? - e si voltò verso Liam, per cercare approvazione, ma ottenne solo uno sguardo di rimprovero.

- In che senso, scusa? - chiesi con sguardo un po' schifato.

- Nel senso che... sono... ehm... -

- Sì idiota, ho capito, era per dire - risi io.

Quando rientrai a casa mi precipitai da Scott e gli raccontai tutto. Sentivo che era un minimo stupito, ma non lo diede a vedere e si finse indifferente: - Tanto non ci aiuterà, ve lo ha anche detto. Si trova in un ospedale psichiatrico di massima sicurezza, dubito che la faranno uscire 'perché deve aiutare degli sconosciuti a combattere un branco di lupi mannari' -.

I giorni successivi passarono molto in fretta, la scuola diventava più impegnativa, in quanto la fine dell'anno si avvicinava, e noi avevamo lasciato i problemi un po' da parte. In fondo, che cosa ci restava da fare? Non potevamo attaccarli un'altra volta, se lo sarebbero aspettato e avremmo rischiato molto. Non ci restava che aspettare e sperare in una loro prossima mossa.

I guai però non tardarono ad arrivare. Mentre uscivamo da casa di Allison dopo uno dei molti pomeriggi passati invano a scoprire qualcosa, avvertii un rumore provenire dal bosco. Rivolgendomi a Scott e Liam, chiesi furtiva: - avete sentito anche voi? -. Mio fratello annuì, e il Beta aggiunse: - Passi -. Effettivamente era un rumore di passi nell'erba. Stiles disse qualcosa, ma prima che potessimo ascoltare eravamo già corsi verso il centro del bosco. Mi guardavo intorno, sempre all'erta, finché non scorsi una sagoma nera che si spostava in lontananza. Colpii i ragazzi per avvisarli e aguzzando la vista in quella direzione, esclamammo in coro: - Ma è Derek! -.

Io e Scott ci scambiammo uno sguardo impaurito, pensavamo la stessa cosa. Iniziammo a correre in quella direzione, cercando di raggiungere il ragazzo. Anche lui si mise a correre e quando avvertì i nostri passi si girò di scatto e ci mostrò i suoi occhi gialli brillanti. Ci fermammo di colpo per poi vederlo alzare gli occhi al cielo e sospirare: - Cosa volete? -.

- Non c'è il caso che tu uccida l'Alpha, Derek - dissi con voce ferma.

- Chi sei tu per dirmi cosa devo fare? -

- Chi sei tu per non ascoltare un mio consiglio? - dissi alzando la voce - Lo sai che se lo farai sarai costretto a metterti contro di noi? -

- So quello che faccio, McCall -

- So, no io direi proprio di no -

- Avevo già pianificato tutto, unire i branchi, crearne uno enorme con centinaia di Alpha... -

- Non ha senso quello che stai dicendo, più Alpha in un branco prima o poi si ritroveranno comunque contro, Derek tu stai cercando di rovinare tutto -. Il ragazzo mi guardò furioso, si girò e andò nella direzione opposta a quella in cui correva prima. Feci un sospiro di sollievo misto a rabbia. Non avremmo dovuto litigare proprio in quel momento delicato, che in realtà andava avanti da mesi.

Tornammo da Allison e i ragazzi erano ancora tutti lì come li avevamo lasciati. Raccontammo dell'accaduto, io ero ancora irritata, ma cercai di mantenere la calma. La cacciatrice, prima che andassi a casa, mi prese in disparte. Rientrammo solo io e lei nel salotto ben illuminato e ci accomodammo sul divano. 

- Maddie, ho una proposta da farti: io e mio padre stiamo per tornare in Francia, dai nostri parenti. Se tu venissi con me potremmo cercare di scoprire altro sul branco; nella casa degli Argent, in Francia, c'è una stanza enorme piena di libri e informazioni su tutto. Sicuramente troveremo qualcosa -

- Allison, mi piacerebbe un sacco, ma non so se a Scott vada bene -

- Chi se ne importa di Scott! Sarà contento se te ne vieni via da questa tortura per un paio di giorni -

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