Capitolo uno

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                             Dafne

Mi sveglio qualche secondo prima che suoni la sveglia. Provo a spengerla, ma Christopher, il mio ragazzo, che dorme accanto a me, con un braccio intorno la mia vita e il viso affondato nel cuscino, me lo rende praticamente impossibile.
«Tesoro, spostati.» bisbiglio, accanto al suo orecchio.
«Scavalcami, ma io non mi muovo.» borbotta, ancora assonnato. Trattengo un sorriso, e faccio come mi ha suggerito. Lo supero con il mio corpo e mi allungo a disattivare la sveglia.
«Non conosco risveglio migliore di questo.» Ha le mie natiche seminude a pochi centimetri dal viso. Sorrido e Christopher mi attira a sè. «Buongiorno, piccola.» Mi bacia con premura.
«Hey.» Stretta al suo petto, mi sento la persona più sicura e amata al mondo.
«Sei tornata tardi, ieri sera.» Mi sposta i capelli castani dalla fronte, incuriosito.
«Avevo del lavoro arretrato. Grazie per la cena.» Sfioro il mio naso contro il suo. Quando tardo a lavoro, mi lascia sempre qualcosa di preparato al mio rientro.
«Era il minimo.» Mi bacia ancora, e poi mi stringe a sè. Stiamo insieme da anni, conviviamo da due, eppure si prende cura di me come agli inizi. Non mi fa mai mancare nulla, non c'è giorno in cui non mi dimostri quanto sia innamorato di me.
«Ti accompagno a lavoro?» propone, sfiorandomi i fianchi con le dita.
«Ti va?» Seguo l'arco delle sue sopracciglia con i polpastrelli.
«Stare più tempo possibile con te? Lascia che ci pensi...» Assume una posa pensierosa, al che scoppio a ridere.
«Vieni, facciamo colazione.» Mi infilo una sua maglietta al volo e lo raggiungo in cucina. È piccola, ma intima e accogliente.
«Ti preparo i pancakes.» Mi porge una tazzina di caffè e mi fissa con dolcezza. Quando si volta, dandomi la schiena, mi ritrovo a pensare che senza di lui la mia vita sarebbe totalmente diversa. Christopher non è solo il mio ragazzo, ma anche il mio migliore amico. Ciò che provo per lui non l'ho mai provato per nessuno.
«Ecco a te.» Me li porge ed io lo ringrazio con un bacio veloce.
«Tu a che ora attacchi?» Stringe gli occhi azzurri qualche secondo, pensieroso.
«Alle dieci. Senza di me, l'officina non apre.» Fa dondolare le chiavi davanti a me, sorridendo.
«Te ne hanno affidato la gestione?» domando, curiosa e interessata.
Annuisce. «E anche lo stipendio è più alto. Così posso portarti a cena fuori ogni volta che ne ho voglia.» Mi strizza l'occhio, felice. Fa il meccanico da sempre, ed è il più richiesto nel nostro quartiere.
«Magari ti ci porto prima io.» Christopher ridacchia. «Se insisti tanto...» Gioca con una ciocca dei miei capelli, divertito.
«Se potessi, ti vizierei da morire, Dafne.» Chris sorride, ma percepisco dell'impotenza nel suo tono di voce. Affondo il viso nel palmo della sua mano.
«Già lo fai, Chris. Ogni giorno.» Si sporge a baciarmi, e ricambiando, cerco di trasmettergli tutto l'amore che mi dà, tramite le piccole cose e le attenzioni che mi regala.

                              ***

Arrivo a lavoro con cinque minuti di anticipo. Oggi è un gran giorno qui alla Royal International, l'azienda di moda più in voga a Londra, e famosa nel resto del mondo. Per la prima volta dopo quarant'anni, il proprietario, Nathaniel Cooper, passerà la gestione al figlio. E per l'occasione, mi sono fermata in una delle pasticcerie più buone della città. Il profumo che emana il vassoio che tengo in mano attira infatti l'attenzione di qualche mio collega.
«Dafne, sei strepitosa.»
«Se ci sono le paste, partecipo anche se nessuno mi ha invitato.» Sorrido, e mi affretto verso l'ascensore per non tardare. Le porte si chiudono nell'esatto momento in cui qualcuno fa per infilarcisi. Due paia d'occhi verdi incontrano i miei scuri. «Merda.» Impreca, dall'altro lato. Sorrido, scuoto la testa e clicco un tasto affinché si riaprano. Sbatto le palpebre quando associo quegli occhi verdi ad un viso. E non ad un volto qualunque. Ho davanti a me uno degli uomini più belli che abbia mai visto. Alto, muscoloso quanto basta, viso pulito, labbra carnose e occhi magnetici.
«Mi hai appena salvato la vita.» Mi rivolge un sorriso e si infila nell'ascensore accanto a me, riempiendo l'abitacolo con la sua fragranza maschile. Ricambio il sorriso, e scelgo a che piano salire. Lo guardo, incerta se a lui vada bene, ma mi lascia fare. «Scendo con te.» accenna, sistemandosi il completo.
L'ascensore sale, e nel breve tragitto sento i suoi occhi addosso. Tutto il tempo.
«Occasione speciale?» La sua voce calda mi riscuote. Con la testa, ammicca alle paste.
«Cambio di gestione. Lo annunciano oggi tramite un consiglio straordinario.»
«Saranno nettamente più felici per le paste.» Il suo umorismo mi fa sorridere.
«Lavori qui?» Mi guarda interessato. «Da anni. Tu, invece?» «Ho il colloquio di lavoro oggi stesso, ma non ho idea di dove andare. Sono un po' spaesato.»
«Vuoi che ti accompagni?»
«Saresti molto gentile.»
«Dove devi andare?»
«In sala riunioni. Tu?»
«Anch'io.»
Sorride, e delle fossette compaiono sul suo viso. Il suo telefono vibra e squilla tutto il tempo, ma lo ignora. Deve essere una persona molto impegnata.
«Non rispondi?»
«Preferisco parlare con te.»
Accenno un piccolo sorriso. Esce con me dall'ascensore e mi affianca. Cammino piano a causa dei tacchi alti, e lui rallenta il passo per stare al mio. Lo ringrazio con lo sguardo, e lui mi regala un piccolo sorriso. Trasuda sicurezza soltanto a guardarlo.
Gli faccio strada, e lui mi segue. Anch'io al suo posto mi sentirei disorientata, data l'imponenza dell'azienda. La Royal International è infatti una delle multinazionali più grandi e famose di tutta Londra, ma non solo. Ha affiliate in tutto il mondo, dal Giappone alle Americhe.
«Tu per chi lavori?» domanda, curioso.
«Per i Cooper. Li conosci?» Trattiene un sorriso. «Vagamente, ma ho sentito alcune voci sul loro conto...»
«Che siano ricchi da far schifo e di conseguenza arroganti da morire?» Arriccio il naso, contrariata. «Non dargli retta. Non conosco William, ma se è anche solo un po' simile a suo padre, le voci si sbagliano di grosso. Il signor Cooper è la persona più gentile che conosca.»
Il suo sorriso cresce. «Hai un'alta stima di lui.»
Questa volta sono io a sorridere.
«Speriamo soltanto che il figlio sia alla sua stessa altezza.» replica, guardandomi.
«Non ho alcun dubbio al riguardo.» Sorride, e fa per aggiungere qualcosa, ma proprio in quel momento mi accorgo di esser arrivati.
Davanti a noi c'è la sala riunioni. È gremita di persone, manchiamo solo io, Nathaniel ed il figlio, che prenderà le redini della multinazionale. Non so molto di lui, solo che ha qualche anno più di me e più soldi del padre.
«Sei agitato?» domando, in vista del suo colloquio. Lui mi rivolge uno sguardo curioso.
«Un po', ma se non mi prendessero dopo aver conosciuto te, ci rimarrei davvero male.» Accenno un piccolo sorriso.
«Tieni, allora, per l'ansia. È un cupcake fortunato.» Gliene porgo uno e lui lo afferra. Nel farlo le nostre mani si sfiorano, e scariche di adrenalina mi attraversano tutto il corpo. Mi guarda, ed io sostengo il suo sguardo.
Mangia il cupcake con gusto, e quando la crema al cioccolato gli sporca le labbra e ci passa la lingua, distolgo lo sguardo, leggermente rossa in viso.
«Era squisito.» Si fa leggermente più vicino. «Quasi come te.»
«Vedi? Funziona.» accenno, non notandolo più in tensione. Ride, e le fossette gli bucano le guance.
«Mi è passata non appena ti ho vista.»
Scuoto la testa, ma una piccola parte di me è felice di ricevere le sue attenzioni. Quando volto lo sguardo verso la sala, noto diverse persone guardare nella nostra direzione. Un vociare sommesso di voci ci avvolge.
«Stanno per iniziare. Manca soltanto...» Una voce anticipa la mia.
«Figliolo, ce l'hai fatta. Ti stavamo aspettando.»
Volto lo sguardo verso il mio capo che saluta calorosamente suo figlio, che si da' il caso essere proprio l'uomo al mio fianco.
Anche altri colleghi gli si rivolgono con rispetto, stringendogli la mano e ricordandogli che è un onore per loro averlo qui.
Aspetta, cosa? È lui?
Mi volto a guardarlo meglio, sentendomi una stupida per non essermi informata su come fosse fatto.
«Sei l'unica a non conoscermi, a quanto pare.» Devo aver le guance tinte di rosso perché accenna un sorrisetto.
«Dovremo assolutamente rimediare.» Si china a sussurarmi, inebriandomi con il suo profumo.
«William Alexander Cooper, smettila di importunare la mia assistente e occupati dei tuoi nuovi dipendenti.»
William si scosta leggermente, lasciandomi respirare. «Dopo di te.» Mi strizza l'occhio e mi fa cenno di entrare. Mi accomodo e per tutta la durata della riunione cerco di non incrociare il suo sguardo, che invece rimane fisso su di me tutto il tempo.

Ciao 🥰 Spero la storia vi piaccia! Se volete commentare mano mano che la leggete, a me farebbe davvero piacere 💞 Cerco di leggere e rispondere a tutti 🥰

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