Capitolo ventisei

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                        William

A fine riunione, saluto Marisol e cerco di svignarmela da mio padre, che invece non sembra intenzionato a mandarmi via così velocemente.
«Figliolo.»
«Papà.» Faccio retrofront, e lo guardo.
«Volevo complimentarmi con te. Stai facendo un ottimo lavoro.» Sorrido, e provo a congedarlo, ma mio padre non ha ancora terminato.
«Nonostante tu sia sempre con la testa altrove.» Mi guarda, rimproverandomi con lo sguardo.
«Che ti succede?»
«La Royal va alla grande, papà. Non è questo che ti interessa?»
«Non se ci sei tu in mezzo, Will. La Royal sarà anche importante, ma non lo sarà mai quanto te.» replica, stringendomi una spalla.
«Le cose con Dafne non stanno andando nel modo in cui speravo.» Sospiro, appoggiandomi contro il bordo della scrivania.
«Forse è meglio così.» Punto lo sguardo su di lui.
«Non ti conosce affatto, Will.»
«Non me ne da' modo.» ribatto, tempestivo.
Mio padre sospira. «Se pensi che ne valga la pena, fai qualcosa, Will. Ma se così non fosse, lasciala stare. Sarà meglio per tutti.»
Annuisco, ringraziandolo con lo sguardo.
Appena scatta l'orario di chiusura, torno a casa. Mentre metto in moto la macchina, le scrivo un messaggio.
Ti senti meglio?
Esco dal parcheggio e guido verso casa. Con la coda dell'occhio, noto tre puntini apparire sullo schermo. Alla curva, il telefono cade verso il lato del passeggero. Mi sporgo per raccoglierlo, e quando sollevo la testa, è troppo tardi.
All'incrocio, una macchina mi viene addosso, e l'impatto è talmente assordante che mi fischiano le orecchie. Sbatto la testa, ripetute volte.
Non perdo conoscenza, ma quando mi tocco il capo, ho le mani insanguinate ed il braccio decisamente malmesso.
«Mio Dio, chiamate un'ambulanza.» L'uomo contro cui ho fatto l'incidente mi assiste, assicurandosi che non svenga.
Arrivo in ospedale un quarto d'ora dopo, e un'infermiera si occupa di me.
Seduto su una delle barelle, mi faccio mettere i punti in testa e fasciare il braccio.
«Dio, Signor Cooper, che le è successo?» L'ultima persona che speravo di vedere mi si palesa davanti.
Christopher, in piedi davanti a me e con un caffè tra le mani, è leggermente preoccupato.
«Ho avuto un piccolo incidente. Nulla di grave.»
«Non sembrerebbe nulla.»
«Sto bene, davvero. Tuo padre?» Domando, cambiando discorso.
«Ancora nessuna novità.»
«Mi dispiace, Christopher.» E lo penso davvero. Per quanto sia un mio rivale, se fossi al posto suo e stessi per perdere mio padre mi sentirei morire.
Mi rivolge un piccolo sorriso.
«Troveremo qualcuno. Buon recupero, signor Cooper.»
Lo saluto con un cenno del capo e mentre lo guardo allontanarsi, mi fermo a riflettere.
La sua ragazza, che lui ama alla follia, ha una tresca con me e suo padre potrebbe dirgli addio da un momento all'altro. Se c'è qualcuno a cui le cose stanno andando male, sicuramente quello è Christopher.
Quando l'infermiera che si sta occupando di me mi comunica di aver terminato, la trattengo.
«Ha in cura anche suo padre?» Indico il ragazzo che se ne sta andando.
«Sì, il signor McGuire è uno dei miei pazienti.»
«Voglio fare gli esami anch'io. Nel caso in cui possa aiutare...»
L'infermiera mi guarda sorpresa.
«Tentar non nuoce, no?»
Sorride.
«Le chiamo il dottore.»
Sparisce ed io sospiro.
Dafne ama Christopher perché è un uomo buono. Se le dimostro che posso esserlo anch'io, amerà anche me.
«Signor Cooper.» Il medico curante del padre di Christopher mi saluta.
«Mi hanno comunicato le sue volontà. Prego, mi segua.»
Due ore dopo, ho in mano i risultati.
Leggo il referto, e sorrido. Sono compatibile.
«Comunico a Christopher l'operazione.» Il dottore mi stringe una spalla.
Dalla mia postazione, mi sporgo per vedere la sua reazione.
«Abbiamo trovato un donatore.»
Christopher si infila le mani tra i capelli, incredulo.
«Chi?»
«Vuole mantenere l'anonimato. Porteremo il signor McGuire in sala operatoria adesso. Lei aspetti qui.»
Christopher abbraccia il medico che ricambia, impacciato. Non so perché, ma a quella scena mi sento meno in colpa per avergli fottuto la ragazza.
Cinque minuti dopo, portano anche me in sala operatoria. Mi sottopongono all'anestesia, e in pochi secondi mi addormento.
Sogno Dafne, e una vita con lei, lontano da Christopher, la Royal e la mia vita incasinata.
Quando mi sveglio, non c'è nessuno in camera con me. Indolenzito, mi tiro su. Stropiccio gli occhi e prendo il telefono. C'è un messaggio di mio padre, a cui hanno comunicato dell'incidente e che riferisce a me del suo imminente arrivo, ed uno di Dafne.
Ignoro quello di mio padre, e mi concentro su quello della ragazza che vorrei.
Sì, era solo stanchezza.
Le rispondo.
Mi dispiace aver fatto lo stronzo, ma so come farmi perdonare.
Mi stendo di nuovo, in attesa che mi risponda.
Non occorre, Will. Sei il mio capo ed io la tua assistente, hai solo ricordato i nostri ruoli. Replica.
Non sei solo un'assistente per me, Dafne. A dire il vero, non lo sei mai stata.
Le spunte mi comunicano che ha letto il messaggio, ma non ottengo risposta.
Decido di alzarmi, e affacciandomi alla porta, scorgo Christopher abbracciato a sua madre. L'intervento è andato bene, il dottore sta comunicando loro la notizia.
Il fiato mi si blocca in gola quando Christopher attira a sè Dafne e le bacia la testa, felice. Geloso ma conscio di aver fatto la cosa giusta, per una volta, rimango a fissarli.  Con la speranza che un giorno, non sia io quello che la desidera guardandola da lontano.

Fatemi sapere se i nuovi capitoli vi stanno piacendo! Mi fa piacere leggervi e rispondervi 🫶💘

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 09 ⏰

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