Capitolo undici

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Dafne

Mi rigiro nel letto, infastidita dalla luce solare che filtra nella stanza. Provo ad aprire gli occhi ma il mal di testa tremendo che ho me li fa richiudere dopo pochi secondi. Premo un cuscino contro la testa, ma il dolore non si attenua.
Sospiro, e mi tiro su.
Perdo qualche battito quando realizzo che non sono nel mio letto o tantomeno a casa mia. Sono in un letto che non conosco con un Will seminudo che dorme accanto a me.
La testa inizia a riempirsi di pensieri. Come ci sono finita? È successo qualcosa tra noi? Ho tradito Chris?
Scivolo dalla presa di Will e provo ad alzarmi, ma è proprio il mio movimento fulmineo a svegliarlo.
Ha gli occhi impastati dal sonno, ma il viso riposato e sereno. Come se non dormisse così bene da tempo.
«Che fai, scappi?» bisbiglia, tirandosi su anche lui. La sua voce roca mi colpisce come una fitta allo stomaco.
«Will, che è successo ieri sera?»
Will sorride.
«Non te lo ricordi?»
Scuoto la testa e lui getta la sua all'indietro.
«Ci siamo dati un bel po' da fare, signorina.»
A quelle parole sento la gola seccarsi, i brividi di freddo, e il cuore decelerare.
«Quando?»
«Tutta la notte.» Sorride, mordendosi le labbra.
«Merda.» bisbiglio, come se potesse non sentirmi. Mi guardo attorno, spaesata, e mi alzo solo quando realizzo quanto ha appena detto.
«È meglio che vada.» mugugno, terribilmente in colpa. Will mi afferra un polso prima che possa fare anche solo un piccolo passo.
«Ti prendevo in giro, Dafne. Non abbiamo fatto niente. Ti sei ubriacata, e non sapendo il tuo indirizzo, ti ho portata da me.»
Una sensazione di sollievo mi invade lo stomaco.
«Anche perché se avessimo scopato, te ne saresti ricordata.» replica, guardandomi le labbra. Scuoto la testa e lo colpisco con un cuscino. Ride e torna ad appoggiarsi contro lo schienale.
«Grazie per avermi portata qui.» La sua camera da letto è più grande di casa mia.
«Era il minimo. Vuoi farti una doccia? Io intanto ti preparo la colazione.» Sento le guance arrossarsi a tutte quelle premure.
«Non voglio disturbarti ancora, Will. Chiamo un Uber e me ne vado.»
«Domestici esclusi, vivo qui da solo, Dafne. Un po' di compagnia è quello che mi ci vorrebbe.» replica, guardandomi da sotto le sue ciglia folte.
Rilasso le spalle e le mie labbra si incurvano in un sorriso.
«Ti prendo qualche asciugamano.» Si offre, alzandosi e sparendo nell'altra stanza. Mentre William è di là, controllo il telefono.
C'è un messaggio di Addison, uno di Ashley, e due di Chris.
Rispondo a Chris, preoccupato per il mio rientro post sbornia, e blocco il telefono.
William torna in camera, e oltre agli asciugamani, mi porge un'altra felpa ed un pantalone della tuta.
«Anche se il vestito non mi dispiaceva.» Le fossette gli bucano le guance quando sorride.
«Grazie, Will.»
«Ti aspetto di sotto.» Mi sorride e scende.
Entro in bagno, ma mi blocco sulla soglia. Chiamarlo bagno sarebbe riduttivo. È immenso, e oltre alla vasca e alla doccia, ha anche una piccola jacuzzi.
Mi infilo nella doccia e mi lavo con il bagnoschiuma di Will. In qualche modo, sapere di avere il suo odore addosso, mi fa sorridere.
Quando esco e indosso i suoi vestiti, impregnati del suo profumo, il mio cuore fa un piccolo salto.
È tutto così sbagliato eppure al tempo stesso così giusto.
Scendo di sotto e l'odore di caffè e pancakes mi invade le narici. William è ai fornelli, e felice, canticchia una piccola canzone.
Rimango un po' in disparte ad osservarlo. È così sereno e tranquillo che quasi non sembra la stessa persona autoritaria che è sul posto di lavoro.
«Stanno meglio a te.» William commenta il mio look improvvisato, squadrandomi da capo a fondo.
Sorrido, e lo raggiungo al bancone della cucina. Mi porge il caffè caldo e mi osserva mentre lo bevo.
Se mesi fa mi avessero detto che mi sarei svegliata a casa del mio capo e avrei fatto colazione con lui, indossando i suoi vestiti, non ci avrei creduto. Ora che sta capitando, invece, mi sembra la cosa più normale del mondo.
«Quanto ho bevuto ieri sera?»
«Diciamo che ti sei lasciata un po' andare.»
Arrossisco.
«Mi dispiace, Will. Davvero. Non so cosa mi sia passato per la testa.» William beve il suo caffè e per posare la sua tazza, mi sfiora la guancia con la sua.
«Scherzi? Io volevo chiederti di uscire anche stasera, a questo punto. Da brilla sei uno spasso.» Sorrido quando le fossette gli bucano le guance. Guardo l'orario e mi accorgo che è davvero tardi. William è stato gentile con me, ma io non voglio approfittarne.
«Sarà meglio che vada adesso.»
Mi ferma delicatamente per un polso.
«Mi fa piacere averti qui, Dafne.»
Guardo le sue dita intorno alla mia pelle.
«Se vuoi fermarti, puoi farlo quando e quanto ti pare.» Sorrido, ma senza lasciarmi convincere.
«Christopher sarà preoccupato.»
«Perché hai dormito con un altro?»
A quel ricordo, sento lo stomaco stringersi.
«A proposito di questo, io...»
«Resta tra me e te, Dafne. Non preoccuparti.» Una sensazione di sollievo mi assale.
«Grazie, Will.»
«E di che. Anche perché se si sapesse in giro, il mio ego ne risentirebbe.»
«È la prima volta che dormi con qualcuna?»
«Senza scoparmela sì.» A quella parola arrossisco.
«Sei anche la prima che porto qui.»
«Questo fa di me una ragazza speciale.» Scherzo.
«Come se non lo sapessi che per me lo sei.» Arrossisco ma guardo altrove.
«Domani ti riporto i vestiti.»
Scuote la testa.
«Puoi tenerli, non è un problema.
Stai andando?»
Annuisco.
«Ti chiamo un Uber.» Sparisce nell'altra stanza, ed un senso di  tristezza improvvisa mi assale. Vorrei rimanere, ma se rimanessi sarebbe sbagliato.
A volte, più che la cosa che si vorrebbe, è necessario fare quella giusta.

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