8 - Il sole, la luna, la verità

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"Artemide era la dea della caccia, ma solo successivamente divenne una delle tre personificazioni della luna

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"Artemide era la dea della caccia, ma solo successivamente divenne una delle tre personificazioni della luna.
Lei rappresenta la luna crescente, Selene la luna piena ed Ecate la luna calante."




— A n g e l s like you
can't fly down here with me






I giorni passano. Lenti. Stancanti. Pigri. I secondi mi si incastrano addosso come un vestito troppo piccolo. I minuti ondeggiano come foglie secche, spinte dal vento, che oscillano nell'aria e sembrano non voler mai toccare il suolo. Le ore ruotano a vuoto, come la maniglia di una porta che continua a venir abbassata nonostante non sia stata sbloccata la serratura.

Ogni istante che passo, lo passo seduta davanti al letto di Newt. Me ne vado solo per dormire la notte. Non sono sempre sola, e da una parte è una cosa positiva, dall'altra negativa. Negativa quando sono le persone sbagliate a volermi fare compagnia.

Apollo ci ha provato. Gli ho urlato contro così forte che, per la prima volta, ho visto un'espressione spaventata distorcergli i tratti del viso perfetto. Non si è mai più avvicinato alla stanza. E fa bene, perché la prossima volta che lo vedo fingere di preoccuparsi per mio fratello, potrei non rispondere delle mie azioni.

Ogni tanto passano persino Zeus, Poseidon e Hera. Non rimangono mai a lungo. Loro sono molto meno ipocriti dei cugini. Non gli importa di Newt, è chiaro e non c'è bisogno che glielo chieda. Vengono per rispetto, perché è comunque una vita umana, e perché è mio fratello.

Ares è durato cinque minuti, quando ha provato a far visita a Newt. Si è presentato con un flauto. Un flauto.

Sosteneva di aver trovato un articolo, su internet, dove dicevano che il suono di uno strumento musicale potesse risvegliare le persone dal coma. All'inizio lo ha suonato, parecchio male, aggiungerei. Quando non ne potevo più del suono stridulo, ha iniziato a dare colpetti alla mano chiusa a pugno di Newt. So che tornerà, anche se l'ho minacciato. Anzi, forse tornerà proprio perché l'ho minacciato.

L'unica presenza costante è Hades. Costante e silenziosa. Ogni mattina io arrivo alle otto in punto, e Hades è già nella stanza. Sta seduto nell'angolo più lontano, su una sedia in metallo che sembra parecchio scomoda. Sul tavolino trovo sempre la colazione, che deduco porti lui stesso. All'ora di pranzo si allontana solo per darmi altro cibo. E, non so come faccia, ma quando alle otto di sera torno in camera mia, davanti alla porta c'è un vassoio con la cena.

Per il resto, non fiata. Mi saluta, certo, ma non prova a intrattenere alcuna conversazione. Non so se gliene sono grata o se la cosa mi faccia soffrire da cani. Forse lo fa perché si sente un ipocrita. O forse vuole solo starmi vicino. Non lo so. In questo momento, i sentimenti di Hades non sono tra le mie priorità. O almeno, così cerco di autoconvincermi. Newt viene prima di tutti, ma subito dopo c'è Hades. E, in un posticino tanto piccolo della mia testa, c'è il senso di colpa perché ho trattato e sto trattando male Apollo. Minuscolo. Quasi irrilevante.

Game Of Titans. Ascesa al Paradiso. (Game Of Gods 2) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora