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SEQUEL di "Game of Gods. Discesa agli Inferi"
Da quando Haven ha incontrato la pazza famiglia Lively, la sua vita è cambiata. Dopo aver rinunciato all'incontro con Hades e ai soldi, la ragazza...
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"Ares viveva in un tempio protetto dalle Amazzoni, e andava in battaglia indossando un'armatura di bronzo e impugnando una lancia. Spesso in battaglia era accompagnato da temibili presenze, il demone del frastuono e lo spirito della battaglia e dell'omicidio. Altri dei suoi compagni di lotta erano il Terrore (Deimos), la Paura (Fobos) e la Discordia (Eris o Epis); talvolta erano anche presenti Polemos (in greco significa guerra) e anche sua figlia Alalà, personificazione dell'urlo di battaglia."
— Kind of girl who's gonna make you wonder who you are and who you've been
🎡 H A V E N ' S P O V
La luce dell'abat-jour illumina solo l'angolo della scrivania in cui ho il libro aperto. Sono ferma allo stesso paragrafo da cinque minuti buoni. Più lo rileggo, meno le parole hanno un senso compiuto. Mi sfrego gli occhi e getto il capo all'indietro, emettendo un lungo sospiro.
Lascio vagare lo sguardo lungo la scrivania. Il libro passa in secondo piano quando la mia attenzione viene totalmente assorbita dal "kit di sopravvivenza allo studio" che Hades mi ha regalato solo due ore fa. È una scatolina nera, cubica, con all'interno due barrette proteiche, un brick di thé alla pesca, una pastiglia per il mal di testa e un bigliettino. Ne ho già letto il contenuto un'infinità di volte, ma decido di rifarlo.
Non sforzare troppo la testolina. Quando sei stanca, chiudi i libri e raggiungimi a letto. Se sarò già addormentato, ti aspetterò nei miei sogni.
Sorrido come una scema e lo ripongo di nuovo dentro il kit personalizzato. Vorrei buttarmi nel letto, accanto a lui, ma mi mancano ancora quindici capitoli. E comunque, ho troppa caffeina in corpo per riuscire a dormire.
Faccio ruotare la sedia per guardarmi indietro. Hades si era messo a leggere un libro mentre io prendevo posto per studiare. Sto per dirgli qualcosa, ma mi accorgo che il suo corpo è immobile e le spalle si alzano e abbassano con regolarità.
Si è addormentato, mezzo seduto, con il libro aperto e adagiato sul petto nudo. Le coperte gli scendono appena sotto i fianchi, permettendomi di ammirare buona parte del suo addome scolpito. Il capo giace contro il cuscino e pende verso sinistra, nella mia direzione.
Mi muovo ancora prima di rendermi conto che lo sto facendo. Cammino a passo felpato fino a inginocchiarmi al fianco del letto, e mi posiziono all'altezza del suo viso. Con mano tremante gli scosto qualche ciuffo ribelle dagli occhi. Il rosso sta perdendo colore. Se non rifarà la tinta, Ares sarà pronto a sbizzarrirsi con battute sui capelli rosa.
Gli sorrido come se potesse vederlo. Le punte dei miei polpastrelli sfiorano la pelle morbida della guancia e gli accarezzano le labbra piene, dischiuse. Sento l'aria calda che espira.
Mugugna e mi paralizzo. Forse non sta dormendo un sonno profondo e non voglio correre il rischio di svegliarlo, ma non posso nemmeno farlo dormire in questa posizione scomoda.