"il padre del bambino è Mitch?"

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Mitch's pov
La voce di Alex, rimbombò per tutta la sala. I suoi occhi non fecero che guardare Diana con disgusto, la ragazza non fece altro che guardare il pavimento, poiché sentendosi a disagio. -Come fai ad essere così cattiva e falsa?- Alla domanda del ragazzo non rispose, preferì tacere e questa cose fece mandare Alex in bestia. Si avvicinò a lei a passi pesanti, l'afferrò dalle braccia e le urlò contro. -COME DIAVOLO TI È VENUTO IN MENTE?! IO E LA MIA FAMIGLIA CI FIDAVAMO DI TE! E TU HAI PREFERITO FARE LA DOPPIA FACCIA! DEVI VERGOGNARTI.- I suoi occhi sputavano sangue, le stringeva le braccia sempre di più, fin quando non la allontanò bruscamente da lui. -Cosa penserà di te Sophia...- Detto questo, fece dei passi indietro e uscì dalla stanza. Diana cominciò a piangere silenziosamente, si accasciò a terra e si chiuse a riccio. -Mitch, ti prego, non dirlo a Sophia.- La guardai con disprezzo e poi ritornai nel mio studio. Portai indietro i capelli e li legai in un piccolo codino, mi alzai le maniche della camicia e incominciai a pensare sul da farsi...

Luis's pov
Erano passati tre giorni e tutti evitavano di parlare con Sophia. Doveva toccare a me, dovevo parlarle, ma avevo il terrore che scoprisse tutto quanto. Oramai era troppo tardi per tirarsi indietro, poiché mi ritrovavo dietro la porta della sua stanza. Alzai la mano e la portai alla maniglia, ma una voce mi fece sobbalzare. -Cosa stai facendo?- Rivolsi lo sguardo a Sophia e portai una mano al cuore. -Ti stavo cercando.- La ragazza annuì. -Ti va di parlare un po'?- Le domandai e lei subito accettò. Entrammo in camera sua e ci sedemmo ai piedi del letto. -Perchè siete tutti strani in questi giorni?- Mi chiese dal nulla, volevo risponderle e dirle la verità, ma mentì. -Siamo troppo impegnati con il piano.- Mi grattai la nuca e le sorrisi forzatamente. -Mi state tagliando fuori?- I suoi occhi perlustravano il mio viso, lei intuiva se mentivo o meno, quindi dovetti essere più serio che mai, anche se le potevo fare del male. -Dopo la morte di tuo padre, siamo stati impegnati nel nascondere il corpo e di non far sapere ai suoi amici che fosse morto. Se mai lo scopriranno, sarai un facile bersaglio per loro.- Rimase in silenzio e cambiò subito argomento. -Che fine ha fatto Mandy?- Colpo basso, pensai. -È a casa.- Mi guardò con fare sospetto. -Invece tu, sei qui a consolare me. Non penso che Mandy non sia gelosa.- Alzai gli occhi al cielo. -Luis, dove si trova Mandy?- Domandò nuovamente. -A casa sua, ci siamo lasciati.- Alzò le sopracciglia, assumendo un volto sorpreso. -Centra per caso Alessia?- I miei occhi divennero lucidi, le mani mi tremavano e avevo una costante voglia di un abbraccio. -Ha saputo di lei ed è andata su tutte le furie. Volevo spiegarle tutto, ma quando mi chiese se provassi ancora qualcosa per lei, tacqui.- Sophia era molto attenta a quello che dicevo, mostrava uno sguardo dispiaciuto ma allo stesso tempo deluso. Rimanemmo per un po' in silenzio, fin quando non le chiesi una cosa. -Come conosci Alessia?- Sgranò le palpebre, non si aspettava questa domanda e avevo intuito che non le piaceva stare al posto dell'interrogata. -Te lo dirò, solo se tu mi racconterai la vostra storia.- Rispose spavalda. -Come vi siete conosciuti tu e Alessia?- Mi aveva fregato, risi leggermente, feci un bel respiro e le raccontai tutto sin dal principio...

5 anni fa...
Era una giornata come le altre, io e i miei due fratelli stavamo pranzando insieme, come una vera famiglia. L'armonia in casa di Mitch non mancava mai, perché Silvia era il raggio di sole che illuminava essa. ~Cosa faremo oggi?~ Alla domanda di Simón, alzai gli occhi e ci pensai un po'. ~Direi di non fare nulla, ci vediamo direttamente da Luana?~ I due annuirono ed io uscì di casa. I locali di Mitch andavano alla grande, per fortuna che in quei tempi non era il boss, sennò sarebbe stata la fine. Mi stavo dirigendo verso una tavola calda, non sapevo perché ma lì si parlava sempre di una ragazza e il suo nome era Alessia, che per mia grande sfortuna aveva lasciato quel lavoro più di tre mesi fa. ~Buon pomeriggio signore, vuole il solito?~ Cloe era la cameriera che mi serviva sempre, ogni mercoledì alle 16:30. ~Certo cara e come contorno vorrei ascoltare più storie su Alessia.~ Le feci l'occhiolino e mi diressi a sedere. Il mio ordine arrivò in un batti baleno e come promesso, Cloe si sedette accanto a me ed iniziò a dirmi qualcosa. ~Te l'ho mai detto che ascoltava sempre la musica? Avvolte cantava mentre serviva ai clienti. Ahahaha... Era davvero un'angelo. Ma ha dovuto cambiare lavoro per il suo ex psicopatico.~ Stava per alzarsi, ma la fermai. Non sapevo che avesse cambiato il lavoro per uno psicopatico. ~Dimmi di più.~ Le imposi. ~Lo sai come funziona, una piccola storiella ogni mercoledì alle 16:30.~ Le sorrisi leggermente e uscì dal mio portafoglio due banconote da 500 dollari. I suoi occhi si illuminarono e in un batti baleno incominciò a parlare. ~Parecchie volte, proprio alle 16:28 è entrata nel locale, poi poco prima che tu andassi via, lei ha proseguito per la sua strada. Secondo me vi siete incontrati.~ Con la sua spiegazione capì una cosa, che quella ragazza veniva ogni mercoledì qui. ~Tu mi stai dicendo.- Mi interruppe. ~Che ogni mercoledì alle 15.30 sino alle 16:30 lei viene qui per ascoltare storie su di te.~ Alzai le sopracciglia confuso, ma allo stesso tempo divertito. Il mio cuore batteva all'impazzata, il respiro diventava sempre più pesante e mi venne volontario fare una domanda alla mia cameriera preferita. ~Sai dove lavora?~ Stava per rispondermi, ma la chiamarono. ~Cloe! Vieni qui!~ Si alzò e afferrò i sue bigliettoni. ~Spero che mercoledì prossimo, veniate insieme.~ Mi fece l'occhiolino e se ne andò. Ancora scosso uscì da quella tavola calda che tanto amavo, per dirigermi nella mia dimora. Feci una doccia calda, per schiarirmi le idee e dopo di che salì sulla mia Lamborghini e raggiunsi i miei fratelli. Entrai nel pub e per poco non mi venne un colpo, le cameriere indossavano un'uniforme diversa e i miei istinti animaleschi cominciarono a farsi sentire. Una cameriera in particolar modo attirò la mia attenzione, aveva una minigonna di pelle rossa, un camicetta bianca sbottonata e un reggiseno nero di pizzo. Aveva dei capelli ricci e le sue labbra tinte di rosso erano carnose. ~Fratello, sei ancora tra noi?~ Mitch Sbucò dalle mie spalle, lo guardai e poi rivolsi il mio sguardo su quella cameriera. ~Andiamoci a sedere.~ Disse, mentre mi trascinava nel privè. ~Lo so è molto carina, infatti sarà la nostra cameriera.~ Sorrisi beffardamente all'udire le sue parole, mi ricomposi e cercai di fare finta di nulla. ~Eccola qui!~ Esclamò Simón, in quel periodo lui era molto ribelle, non dava importanza ai sentimenti altrui. ~Salve, come posso aiutarvi?~ La sua voce era delicatissima, aveva un sorriso smagliante che gli illuminava tutto il viso. ~Potresti portarci tre bicchieri di whisky?~ Alla richiesta di Mitch, gli rise in faccia. ~Tre signori come voi, scelgono quest'alcol? Pensavo andaste sul pesante. Specialmente tu, che ti chiami?~ Mi guardai in torno, per assicurarmi che ce l'avesse con me. ~Io?~ La ragazza annuì e risposi. ~Luis, mi chiamo Luis.~ Le sorrisi dolcemente, anche se aveva un volto famigliare non ci feci molto caso. ~Vi porterò il vostro ordine.~ Dopo qualche minuto arrivò il nostro ordine, la ringraziai e proprio quando stava andando via la fermai. ~Posso sapere il tuo nome?~ La mia domanda la rese felice, perché con un sorriso a 32 denti mi rispose. ~Alessia.~ I giorni seguenti erano sempre uguali, non riuscivo a togliermi dalla testa la ragazza dal nome Alessia, aveva i capelli ricci ed era molto ma molto bella. Era nuovamente mercoledì e come ogni pomeriggio dovetti andare alla tavola calda, ma quel giorno andai prima delle 16:30, bensì alle 15:30 solo perché dopo avevo un impegno con i miei fratelli. Quando entrai, mi diressi al mio solito posto, ma quella volta lo vidi occupato da una ragazza dalla folta chioma. Non l'avevo mai vista e lanciai uno sguardo confuso a Cloe, che per poco non si soffocò con la sua stessa saliva. ~Che cosa ci fai qui?~ Mi chiese preoccupata e con un filo d'ansia. ~Sono venuto prima, perché dopo ho un impegno.~ Le confessai. ~O mio dio... Sono finita, ora si incontreranno ed io non saprò più che fare.~ Sentì dai suoi bisbigli continui, ma ancora non avevo capito chi dovessi incontrare. ~Cosa stai dicendo?~ Balzò alla mia domanda e spalancò le palpebre. ~Nulla! Vuoi sederti?!~ Urlò in preda al panico, mi guardai intorno e notai come la gente non faceva altro che osservarci in modo strano. ~Non urlare, comunque prendo sempre il solito e come contorno.- Mi interruppe. ~Storie su Alessia, certo.~ Finse un sorriso e andò a preparare il mio ordine. Mi sedetti in un posto non poco lontano da quello che prendevo di solito e osservai la ragazza. Quando il mio ordine arrivò Cloe non si sedette accanto a me, bensì continuò a lavorare. Deluso dal suo comportamento, mi alzai e mi diressi verso la porta d'ingresso, stavo per aprirla, ma la mano di un'altra persona sfiorò la mia. ~Mi scusi.~ Quella voce la potevo riconoscere tra mille, voltai il capo verso la sua direzione e quando la riconobbi le sorrisi. Per un solo attimo vidi Cloe fermarsi dal nulla e osservarci in modo strano. ~Tu non sei Alessia? La cameriera di ieri sera?~ Fece un sorriso tirato e annuì, ma ancora non capivo cosa ci facesse lì. ~Alessia cara, sei ritornata a lavorare qui? Dimmi di si, mi mancano le tue canzoni.~ Una donna anziana appena la vide le iniziò a parlare ed io in quel momento collegai tutto. ~Tu sei Alessia? Quella Alessia? Qui non si fa che parlare di te.~ La ragazza divenne rossa come un peperone e annuì. ~A te piace ascoltare storie su di me, vero?~ Le domandai. ~Penso che anche tu faccia lo stesso.~ Mi rispose, ci guardammo negli occhi e subito dopo scoppiammo a ridere. ~Sai, sei più carino dal vivo che dai racconti di Cloe.~ I suoi occhi perlustravano il mio corpo, la sua dentatura bianca spiccava a un suo sorriso e io non facevo che rimanere lì fermo a guardarla. Ad un certo punto, Cloe ci raggiunse. ~Vi siete incontrati... Finalmente.~ Sospirò. ~Si e tutto grazie a te.~ Le dissi. ~Ora uscirete per fatti vostri e non verrete più qui.~ Disse con aria affranta, sorrisi leggermente e poi posai lo sguardo sulla ragazza ~Alessia, mercoledì prossimo alle 16:30 ci rivedremo qui per il nostro primo appuntamento. Ci stai?~ Alla mia domanda per poco non svenne a terra, i suoi occhi si incrociarono e assunse un'aria di chi non se lo aspettava. ~Si, certo che si.~ E così fu, ci vedemmo quel mercoledì, ma anche l'altro, l'altro ancora, l'altro ancora e l'altro ancora. Oramai erano passati 11 mesi ed io ed Alessia eravamo ancora in quella tavola calda a chiacchierare con Cloe e a raccontarle la nostra vita sentimentale. Era passato un anno ed era giunto il momento di presentarla alla famiglia, ero molto ansioso e non vedevo l'ora che mia madre l'accogliesse a braccia aperte, proprio come aveva fatto con Silvia. ~Ragazzi, voglio presentarvi Alessia, la mia ragazza.~ Dissi non appena entrammo in casa di mia madre, quest'ultima si avvicinò a lei e la osservo con sguardo severo, ma subito dopo l'accolse fra le sue braccia. ~Che bella ragazza che sei, quanti anni hai cara?~ Alessia un po' imbarazzata rispose. ~Ho 17 anni.~ Sorrisi al solo pensiero di passarci 4 anni, lei era una bambina ed io quasi un'uomo, 24 anni son molti. Quando ci sedemmo a tavola, si presentò con o restanti e pranzammo tutti quanti insieme. Alessia sapeva chi e cosa fosse la mia famiglia, ma lei temeva che io un giorno potevo diventare un'uomo senza sentimenti. Finito il pranzo noi uomini andammo nello studio diio padre e cominciammo a parlare. ~Figli miei, volevo informarvi che ho deciso chi prenderà il "comando" tra voi tre.~ Disse facendo le virgolette su "comando". ~Mitch, sei in grado di assumerti questa responsabilità?~ Rimasi un po' deluso, ma finsi un sorriso per mio fratello. ~Certo, ma le mie due spalle saranno Simón e Luis.~ Alle sue parole rimanemmo sciocccati e lo ringraziammo. ~D'accordo, ma fate attenzione.~ Detto questo ritornammo dalle donne, che erano intente a farei servizi, anche Alessia aveva dato loro una mano. ~Luis, hai scelto bene e si vede che vi amate.~ Le parole di mamma mi rimasero impresse. Passammo natali e capodanni insieme, nessuno poteva separarci, fin quando un giorno non iniziai a bere. Oramai vivevamo insieme, il prossimo anno dovevamo sposarci. 4 anni di relazione, ma ahimè non era tutto rose e fiori. Ogni sera tornavo a casa ubriaco, mi drogavo e non facevo altro che stare nei locali di Mitch. Da quando era diventato il boss, metteva tutti quanti sotto pressione e dopo una lunga serata andavamo, noi, i tre fratelli a bere un po', ma il tutto ai trasformava in droghe, puttane e alcol. ~Luis, dove sei stato?~ Mi ritrovai Alessia dinanzi alla porta d'ingresso con le braccia incrociate. ~A l-lavoro.~ Biascicai, mentre ero intnetno a reggermi in piedi. ~Luis, non raccontarmi cazzate. E posso sapere perché hai un succhiotto sul collo?!~ Mi chiese, ma non le diedi risposta. ~Luis, porca puttana! Perché non mi dici mai nulla?~ Alzai gli occhi al cielo e la sorpassai, stavo per dirigermi in cucina, ma ella mi afferrò dal braccio. ~Che cazzo vuoi?~ Le domandai con voce bassa. ~Voglio solo che tu mi dica dove sei stato.~ Mi avvicinai al suo viso e le risposi sussurrando. ~Sono andato a puttane e mi sono ubriacato.~ I suoi occhi divennero lucidi e il suo labbro inferiore cominciò a tremare. ~Non #tai mica piangendo?~ Le domandai e da lei otteni uno schiaffo sulla guancia. Non capì più nulla e la spintonai facendola cadere al suolo. Le tirai un paio di calci nello stomaco, vedevi come provava ad alzarsi, ma non ce la faceva. Le tirai due pugni in viso e proprio questi ultimi le fecero perdere i sensi. La lascia morente sul pavimento e proprio quando raggiunsi la cucina, vidi un cartellone enorme con la scritta "Congratulazioni, stai per diventare papà." Non poteva essere vero, così chiamai Mitch in lacrime chiedendogli aiuto e in un batti baleno, la portammo all'ospedale. Mi batteva il cuore a mille e quando il dottore mi disse che fosse sveglia, non ascoltai altro che la raggiunsi. ~Luis.~ Pronunciò lievemente. ~Tra di noi è finita, non posso più andare avanti.~ Confessò. ~Ma.- Mi interruppe. ~Niente ma, va via ti prego.~ E così la lasciai andare, ma avevo un malessere addosso che non riuscivo a colmare e solo con il passare del tempo capì che avevo ucciso mio figlio.

5 anni dopo.

Sophia's pov.
-Luis, mi dispiace un sacco. Io non lo sapevo.- Confessai, dai suoi occhi caddero delle lacrime ed io mi affrettai ad asciugarle. -Alessia mi parlava di te, ma non ha mai detto che il bambino fosse tuo.- Alle mie parole per poco non li venne un colpo. -Cosa?- I suoi occhi sgranati osservavano i miei. -Diceva che in quel periodo c'era un'altro... Lo chiamava Don giovanni.- Dalle mie parole capì tutto quanto, poiché la sua risposta fece rimanere scioccata anche me. -Mi stai dicendo che il padre del bambino è Mitch?-

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