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"Sshh, non urlare." mormora lui, poggiando una mano sulla sua bocca quando lei emette un urlo dallo spavento.
"Ma sei diventato pazzo?!" tuona quando si libera, ammutolendosi subito quando sentono delle voci e il continuo rumore di foto che vengono scattate.
"Adesso hai capito perché devi stare zitta?"

Sospira e poggia le mani contro la parete davanti a sé, ovvero ai lati della testa della ragazza che ha davanti, schiacciata contro il suo corpo a causa delle piccole dimensioni di quello che sembra essere un ripostiglio piccolo, stretto e anche basso dato che deve stare un po' incurvato.

"Non mi piace questa situazione." mormora lei, cercando di non guardarlo negli occhi.
"Nemmeno a me, ma non ho voglia di finire in prima pagina nelle riviste di gossip ed essere al centro dell'attenzione."
"Non è detto che ci avrebbero fotografato insieme."
"Smettila di fare la santarellina Victoria, sai anche tu che sono giornalisti ed aspettano il primo scandalo possibile per farsi pubblicità." sbuffa.
"E per quanto dovremmo stare qui?"
"Fino a quando non andranno via, cosa credi che potrebbe pensare la gente se ci vede uscire insieme da un posto del genere?"

Anche lei sbuffa e lui posa lo sguardo su di lei, approfittando per osservare la giacca bianca che indossa sopra ad un top ed un pantaloncino sportivo dello stesso colore.

"Smettila." si lamenta lei, colpendolo sulla spalla al sentirsi osservata.
"Non è che ci sia molto altro da vedere."
"Guarda fuori dalla finestra." suggerisce ma il vetro è talmente sporco da non lasciare molto alla vista.
"Già, come no."
"Smettila di essere così saccente, mi dai sui nervi."
"E tu smettila di essere così arrogante."
"Sei tu che mi fissi in modo strano."
"Non è niente che non abbia già visto." dice e lei apre la bocca, sconvolta dalle sue parole.
"Tu.. tu sei un lurido e viscido verme." lo colpisce ancora.
"Tutti sanno cos'hai sotto i vestiti, sbaglio o pubblicizzi intimo femminile?"
"Questo non ti da il permesso di fissarmi."
"Non ti stavo fissando, hai idea di come sia stare piegato qui e con te che non fai altro che blaterare? Fai un favore ad entrambi e sta zitta."

Si controlla dall'alzare la voce e lei serra la bocca, sbuffando e voltando la testa dall'altro lato mentre la appoggia contro la parete: vorrebbe aprire la finestra e buttarsi giù. Osserva gli scatoloni che rendono ancora più piccolo lo spazio e si acciglia quando vede uno che inizia a muoversi ed urla quando vede uscire uno scarafaggio. Poggia istintivamente le mani sulle spalle di Joaquin che, per lo spavento, alza di botto la testa e la sbatte.

"Cosa c'è?" domanda.
"C'è un insetto!" si mette sulle punte di piedi per cercare di sfuggire, osservando come il ragazzo si allunghi per aprire la finestra e facendolo uscire quando questo è attirato dalla luce.

Sta per dire qualcosa ma lo vede con una mano sulla testa ed un'espressione dolorante.
"Mi dispiace, io.." inizia, sospirando poco dopo. "Fai dare un'occhiata."
"Non è niente."
"Piega la testa e basta." dice lei, poggiando una mano sulla testa e cercando di osservare quanto meglio può dato il buio. "Non esce il sangue." prende un sospiro di sollievo.
"Non mi sono spaccato la testa."
"Ha fatto un brutto rumore, ok? Non volevo che mi dessero la colpa di un omicidio."
"Sei una scema." ride lui, guardandola negli occhi e trovandola intenta a fissarlo e a spostare lo sguardo quando si fissano, togliendo anche le mani dal suo petto.

Seguono minuti di imbarazzo mentre le voci fuori si fanno più intense, portandoli persino a spaventarsi di quello che potrebbero fare i paparazzi.

"Fa troppo caldo." mormora lui, alzando leggermente la maglia per asciugarsi la faccia e mostrando quell'addome perfetto che lo caratterizza. "Tira su gli occhi."
"Adesso siamo pari."
"A me non da fastidio se mi guardi, non ci perdo niente." mormora lui e lei boccheggia un po' alla ricerca delle parole giuste.
"Sei.. fastidioso."
"E tu petulante." sospira, poggiando poi stanco la testa contro la parete, poco distante da quella ragazza.
"Joaquin.." lo chiama e lui si volta a guardarla.
"Cosa c'è?"
"Non dovremmo essere così vicini."
"Lo so."

La verità è che sente il fiato corto ad averlo così poco distante, sente i brividi in tutto il corpo e il sol pensiero che lui la sfiori non migliora le cose. Eppure non capisce. Chiude gli occhi e l'immagine di Emanuele le torna a mente ma sfuma subito dopo quando sente il respiro del ragazzo sul collo.

"Jo.." sussurra.
"Vic." risponde lui.

Apre gli occhi e ritrova i suoi davanti, schiude le labbra e lo osserva leggermente, sentendo improvvisamente caldo. È subito un problema quando le loro labbra si sfiorano e le mani di lei sono poggiate sulla sua testa ed accarezzano i capelli, mentre lui le tiene ben salde sui suoi fianchi.

Amargo / Joaquin CorreaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora