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"Cazzo." impreca quando si stacca, tenendo ancora gli occhi chiusi mentre Joaquin le accarezza la guancia. "Se ne sono andati?"
"Dobbiamo parlare, Victoria."
"Non voglio ignorare quello che è successo, ma non ce la faccio più a stare qui." mormora e lui annuisce, andando poi a vedere se c'è qualcuno lì.
"È tutto deserto e la porta è chiusa."
"Si sono spostati al piano di sotto allora. Devo andare a prepararmi." apre la porta e si tuffa fuori, guardandosi poi intorno e trovando anche tutti i camerini chiusi. "Vieni, prima che ci veda qualcuno." lo afferra per il polso e comincia a correre leggermente per arrivare il prima possibile al camerino.

Una volta dentro, si assicura che la porta sia chiusa e risponde al messaggio che chiede se abbia bisogno di aiuto, digitando un veloce "no" anche se non ha idea di quello che dovrà affrontare. Controlla quello che dovrà mettere per primo e si sistema dietro l'appalto sistemato appositamente e Joaquin si siede.

"Devo iniziare io, non è vero?" domanda poi.
"E forse è meglio che me ne stia qua dietro."
"Cosa vuoi che ti dica, Victoria?"
"Non lo so.." risponde mentre toglie il top, fermandosi un secondo come se potesse sentire il suo sguardo direttamente sulla sua pelle.
"Allora parlerò di quello che penso io." sospira. "Non ti capisco proprio, è questa la verità."
"Se è per questo, nemmeno io."
"Parlo seriamente. Te ne vai senza dirmi niente e dopo mi baci in uno sgabuzzino."
"Tanto per chiarire." esce allo scoperto. "Non sono stata io a baciarti per prima."
"Allora non ti sei staccata, la vuoi mettere così perché ti fa sentire meno in colpa?" domanda e lei si sente punta nel profondo.
"Non sei spiritoso."

Lo sguardo di lui cade sul vestito pieno di lustrini e di piume che la fascia terribilmente bene.

"Non capisco il tuo comportamento, non so cosa vuoi da te stessa e da me." spiega.
"Ed io non capisco quello che dici."
"Te ne sei andata, Victoria. Te ne vai, poi torni, mi ignori, mi odi e non capisco nemmeno il perché e poi finiamo col baciarci quando tu hai anche un altro."
"Me ne sono andata perché sei stato tu a darmi il motivo per farlo." lo osserva dallo specchio, mentre sistema il rossetto.
"Non credevi in noi, mi hai paragonato ad un altro."
"E tu mi avevi detto che non avresti nemmeno respirato senza di me." sente un profondo vuoto quando quelle parole escono dalla sua bocca.
"Ed è stato così, cosa credi?"
"Credi che me ne sia andata davvero per quello che ci siamo detti? Credi che sia una bambina?" chiede, voltandosi in sua direzione.
"E allora illuminami, Victoria. Perché te ne sei andata?" domanda spazientito.
"Certo, adesso fai il finto tonto." posa la spazzola sul mobile, sbattendola leggermente e sentendo le mani tremare al ricordo di quell'articolo.
"Non ti capisco sul serio. Che cosa ti ho fatto?"
"Te ne sei andato con un'altra quando mi avevi detto che sarebbe stato tempo per pensare! Ti ha dato fastidio il mio lavoro e tutto quello che facevo!" lo accusa, guardandolo con rabbia negli occhi e sentendo il cuore spaccarsi ancora una volta.
"Non mi dava fastidio il tuo lavoro, mi dava fastidio l'idea che tu mi abbia mentito e che poi ti sia sfinita a lavoro."
"Consolati, mi sono sfinita di più con te."

Mormora e gli da le spalle ancora una volta quando sente di non riuscire più a trattenere le lacrime.

"Io non avevo un'altra, non ho idea di cosa tu stia parlando." dice lui al vederla così fragile e lei scuote la testa, sorridendo amaramente.
"Come no." mormora lei.
"Ti sto dicendo la verità, non fare quella dannata faccia che mi fa incazzare."
"Sei tu che ti incazzi? Sei rimasto il solito bugiardo di sempre." lo supera per prendere le scarpe.
"Guardami negli occhi."
"Non voglio guardarti." risponde lei, allontanandosi dalla sua presa.
"Victoria."
"E sono stata una stupida a credere che.. che.. che avessimo potuto parlare, sono stata una stupida a pensare a quel bacio e sono una stupida perché sto piangendo per te quando c'è qualcuno che mi ama sul serio."

A quelle parole Joaquin ripensa all'ultima volta che si son visti prima di lasciarsi, quando lei aveva già accennato a qualcosa come il correte troppo o la paura di un imprevisto. Anche adesso è come se stesse mettendo in secondo piano il suo amore. Ancora una volta.

"E allora tornatene da chi ti ama davvero, non sarò io a fermarti."

Apre la porta e la chiude in malo modo mentre se ne va, lasciandola da sola nelle sue lacrime mentre cerca di sistemare i danni del pianto e si prepara alla passerella. Lui assiste e riconosce quel sorriso finto, lascia scorrere lo sguardo sul corpo della ragazza e si sente perso. Annegato in quello sguardo che ha finito poco fa di piangere.
La trova bella ma distante. Forse anche fatale, perché Victoria lo ferisce in continuazione.

Amargo / Joaquin CorreaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora