Le sue mani tremano quando inserisce le chiavi nella toppa della porta e la apre, richiedendola lentamente alle sue spalle e rientrando in casa. Si incammina verso il salone e toglie le scarpe davanti alla soglia della porta, giocando nervosamente con le mani quando trova Emanuele seduto sul divano. Ha gli occhi stanchi e i capelli disordinati, quasi non sembra lui.
"Ciao.." mormora ma non riceve risposta e così si avvicina di qualche passo. "Lo so che sei arrabbiato e.. mi dispiace davvero se non ti ho avvertito ma non credevo che saresti tornato oggi e quindi--" viene interrotta dalla mano di lui che la attira a sé, facendo si che possa finire tra le sue braccia.
"Mi sono spaventato a morte, credevo che ti fosse successo qualcosa mentre tornavi a casa ieri sera." accarezza i suoi capelli.
"Mi dispiace." mormora senza però stringerlo e il suo cuore si piega in una morsa dolorosa. "Devo parlarti."Lui si allontana leggermente e cerca le sue labbra per un istante.
"Mi sei mancata." sorride e lei rimane attonita, ferma ed impassibile davanti a quella scena.
"Devo parlarti." ripete ma, quando sta per aprire bocca, il ragazzo le tocca il collo e sposta le ciocche di capelli che ricadono davanti.Abbassa lo sguardo e il suo stomaco va in subbuglio quando vede quel segno che le è stato lasciato ieri.
"E questo cos'è?" domanda con occhi pieni di uno stupore insano. Non riceve risposta e si alza freneticamente, togliendosela di dosso e poggiando una mano sui suoi occhi. "Con chi eri?"
"Io.."
"VICTORIA CON CHI CAZZO ERI?!" urla e lei sobbalza, non lo ha mai sentito così fuori di sé.
"È quello che volevo dirti.."
"Mi hai mentito quindi, non eri con Fabiana."Lei annuisce leggermente e si morde il labbro, abbassando lo sguardo, sia per la vergogna sia perché non riesce a sostenere quegli occhi blu furenti e colmi di rabbia.
"È Joaquin, vero?" domanda lui e lei alza immediatamente la testa in sua direzione, come a chiedergli come faccia a saperlo. "È ovvio, sai? Io.. non avevo idea di chi fosse stato per te e tu non ti sei disturbata a dirmelo. Sai da chi l'ho saputo? Da un mio collega. Gli ho detto che questo giocatore usciva spesso con me e con gli amici della mia ragazza, allora mi ha suggerito di dare un'occhiata su internet e allora l'ho fatto. Siete stati insieme per pochi mesi eppure adesso mi è così chiaro che tu sia stata con lui. Perché con lui eri come non sei mai stata con me. In quelle foto, quelle dannate foto, avevi uno sguardo innamorato, felice ed eri te stessa. Con me, invece, sei sempre stata un'altra, un'estranea al confronto." afferma con tono amaro, sofferente.
"No, no, no. Io.. stavo davvero bene con te, tu non hai fatto niente. Ho passato dei bellissimi momenti con te e non mi pento di nulla. È che.. però.."
"È quando c'è un 'però' che capisci di essere di troppo." scuote la testa, contrariato. "Io non me lo meritavo tutto questo."
"Hai ragione."
"Perché?" domanda e lei sospira, pensando a cosa dire e a cosa si riferisca nello specifico. "PERCHÉ?!"Urla poi, sbattendo una mano sul tavolino e facendo cadere un soprammobile che finisce in mille pezzi.
"PERCHÉ A LUI BASTAVA POCO PER RENDERTI COSÌ FELICE ED IO CHE HO FATTO DI TUTTO NON RIESCO A FAR SI CHE TU POSSA AMARE SOLO ME?!" i suoi occhi blu diventano rossi, forse per la rabbia o forse per trattenere un pianto. "Io ti amo.."
"Non so che dire.." singhiozza. "Mi dispiace, ma anche io sono confusa."
"Tu lo ami?"Si paralizza. È la seconda volta che le viene posta una domanda del genere e, anche qui, non sa come rispondere. Ma i suoi occhi, quella luce che li attraversa, sono una chiara risposta per Emanuele che annuisce e stringe lo schienale della sedia in una mano.
"Ok." sospira. "Va bene così."
"Aspetta, perfavore." si mette in piedi quando lo vede prendere la valigia che si è portato dietro in quei giorni.
"So quando mi rendo conto di essere di troppo. Questo è uno di quei momenti." mormora, arrivando alla porta d'ingresso.
"No, Joaquin, non sei di troppo, non sentirti così per colpa mia!"Non ha intenzione di chiedergli di perdonarla o di restare insieme a lei, solo dirgli che non ha mai fatto nulla di sbagliato e magari anche rivolgergli un grazie. Ma lui sposta lo sguardo e fa un passo indietro.
"Non riesci nemmeno a guardarmi negli occhi e a chiamarmi con un nome che non sia il suo." afferma con un tono di voce rotto, chiudendo la porta e separandosi definitivamente da lei.
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Amargo / Joaquin Correa
Fanfiction☀︎︎𝑺𝒆𝒒𝒖𝒆𝒍 𝒅𝒊 ''𝐴𝑧𝑢𝑐𝑎́𝑟 𝑦 𝑀𝑖𝑒𝑙 '' Dal capitolo 35 "..sorride in direzione delle amiche, un sorriso amaro. Amaro come quello che è rimasto di ciò che erano, di quel dolce amore che sembrava zucchero e miele." ...