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"Ciao." saluta dopo 10 minuti passati dietro un cespuglio a demoralizzarsi.

Joaquin si volta in direzione della voce e spalanca gli occhi quando se la ritrova davanti.

"Victoria? Cosa ci fai qui?"
"Sono qui da una settimana ormai."
"Una settimana? E perché?"
"Perché avevo bisogno di pensare un po' in un posto che mi tranquillizzasse e casa mia è qui." spiega.
"Giusto." annuisce e le fa spazio sulla panchina.
"Hai giocato una bella partita, hai fatto un assist pazzesco."
"L'hai vista?"
"Avevo promesso a Clara di portarla a vedere Piqué giocare." dice e lui accenna un sorriso.
"Già, è innamorata di Piqué."
"Si." ride anche lei. "E poi perché volevo parlarti."
"Tu?" chiede quasi stupito.
"Per una volta non posso essere io a venire da te?"
"Non è questo il punto, ma dopo l'ultima volta non ci avrei pensato nemmeno." ammette sinceramente.
"E invece eccomi qui." sospira.
"Com'è andata con quel-- Emanuele?"
"Tu come credi che sia andata?"
"Male?"
"Direi di sì, è normale che sia andata a finire così."
"Mi dispiace."
"A me nemmeno troppo." ammette dopo giorni passati a negarlo.
"Perché?" chiede confuso.

Ma il silenzio che segue e che serve a Victoria per scegliere le parole giuste, porta Joaquin a pensare che dietro ci sia qualcosa di molto più grosso.

"Non dirmi che ti ha messo le mani addosso!" esclama, afferrando le sue spalle con delicatezza.
"Cielo no, ma cosa dici?" lo tranquillizza. "Non mi ha messo le mani addosso."
"E allora perché sei rimasta in silenzio?"
"Perché.. " respira profondamente e si morde leggermente l'interno della guancia. "Perché credo che fosse chiaro che tra me e lui non era più lo stesso."
"In che senso?"
"Nel senso che tu non stai insieme ad una persona se non c'è affetto."
"Continuo a non capire, Vic." scuote la testa. "Che cosa vuol dire?"
"Che non era più lo stesso per me, insieme a lui."
"Non lo amavi più?"
"Adesso che sono qui mi chiedo se abbia mai iniziato." mormora.
"Com'è possibile che tu non lo sappia dopo un anno passato insieme?"

Prende un altro respiro profondo e ricorre a tutto quel poco di coraggio che ha per rispondere.

"Per te."
"Per me? Perché per me?"
"Perché si, perché tu sei tu." risponde e vorrebbe prendersi a schiaffi.
"È normale che sia io, chi altri dovrei essere?"
"Nel senso che.. non provavo più lo stesso per lui perché, dentro di me, ho sempre voluto te e non volevo ammetterlo a me stessa perché ero convinta della tua storia con un'altra e tutto il resto." ammette e lui sembra solo più confuso di prima.
"Cosa mi stai dicendo, Victoria?"
"Ti sto dicendo che.." accarezza le sue mani. "Che anche se io sarò qui e tu sarai in Australia, in Brasile, in Svezia o in Cina, ovunque tu sarai, non riuscirò mai a smettere di amarti."

Osserva i suoi occhi castani che sembrano aver finalmente realizzato quello che le sta dicendo.

"Dici davvero?"
"Ti pare che scherzerei su una cosa del genere?"

Sorride e lui sembra far lo stesso, ma non riesce a capirlo dato che, in pochi secondi, le loro labbra sono connesse in un bisognoso bacio che sembra curare tutte le ferite e tutti i graffi inferti.

"Ripetilo." mormora lui.
"Che non scherzo?"
"No, prima di quello."
"Che ti amo." dice lei sorridente e può finalmente vedere il sorriso di Joaquin che la stringe a sé in un forte abbraccio.

Si alza poi in piedi e la afferra dai fianchi, sollevando e cominciando a girare con lei addosso, baciandola e covando un forte sentimento di felicità.

"Dio, quanto mi sei mancato." sussurra sulle sue labbra.
"Anche tu, da morire."

Si baciano ancora e, dopo un altro paio di minuti, decidono di andare via prima che qualcuno li scopra e camminano verso casa della ragazza.

"Da quando hai casa qui?"
"Da quando devo andare sotto la Sagrada Familia a conquistare dei calciatori." scherza, accogliendolo in un abbraccio quando si sdraia su di lei dopo essersi tolto le scarpe.
"A proposito, come facevi a sapere che ero lì?"
"Sesto senso femminile?"
"E poi?"
"Diciamo che.. Lorena e le altre erano qui fino a poco fa." sorride.
"E adesso dove sono?"
"A casa di Pilar molto probabilmente." risponde, sistemandosi meglio e sentendo qualcosa cadere dalla tasca dei jeans.

Joaquin comincia a ridere e prende tra le mani la bustina di plastica, sorridendo alla ragazza che si copre il viso con le mani.

"Non guardarmi così!" esclama.
"Potrei arrabbiarmi a seconda della risposta che mi darai."
"Me l'ha dato Fabiana perché pensa che tu non te ne sia portato dietro nemmeno uno perché avresti passato del tempo con soli uomini."
"Beh.. è una cosa da Fabiana." osserva un po' confuso su quanto quella ragazza possa saperne una più del diavolo. "Ma sbaglia, io ne ho sempre qualcuno dietro."
"Adesso sono io che potrei arrabbiarmi a seconda della risposta."
"Pensavo di tornare subito a Milano dopo la partita e passare da te." sorride e lei fa lo stesso, dandogli un lungo bacio.

"Sarebbe un peccato non usare un regalo di un'amica." mormora lui contro la pelle del suo collo.
"Davvero scortese." ridacchia lei, iniziando a togliergli la maglia.

Amargo / Joaquin CorreaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora