5. Un attimo di debolezza

202 22 22
                                    

                  (Dedicato a Tina ♥)

    La mattina seguente Frank le fece trovare quello stesso dolce, preparato con cura da lui, sul tavolo della cucina. Aveva rimosso la gelatina che dava forma alla scritta, e ricoperto l’intera superficie con della panna fresca montata a neve.

-Prima che tu venga al lavoro, voglio che porti questa torta al signor Montgomery. –disse lui senza neppure guardarla in faccia. Marie sospirò.

-Sono veramente dispiaciuta… Non vorrei che tu ti sentissi trascurato perché passo un po’ di tempo con Geremia ma… ricordi il discorso che abbiamo avuto?

   Frank la guardò con sufficienza, attendendo che le ripetesse quelle parole che già aveva sentito.

-…Io qui mi sento stretta. Se continui ad avere questo atteggiamento… non mi sentirò più libera di fare nulla…

-Ti senti stretta? …Vai via allora.

-Non ho detto che voglio andare via. Voglio solo che tu non te la prenda se non passo tutto il mio tempo con te. –le venne in mente poi che dopo qualche giorno ci sarebbe stata l’eclisse. –Ecco… vedi… la serata del 20 ad esempio la passeremo insieme… e poi, noi viviamo insieme, lavoriamo anche nello stesso posto…! E poi… e poi lo sai che ti voglio bene…! Nessuno potrà prendere il tuo posto Frank!

-Davvero mi vuoi bene…? –chiese lui addolcendosi dopo aver sentito quell’esternazione di affetto.

-Ma certo… Perché, hai qualche dubbio?

-Marie… voglio che ora tu… sì, in questo momento… voglio che tu mi dica cosa sono per te…

-Che vuoi dire…? –domandò perplessa facendosi mille pensieri. Frank le posò le mani sulle spalle strette. Lei iniziò a tremare confusa.

-…Io -tentennò lui. -…ho sempre avuto un debole per te…

-Cosa stai dicendo? –tentò di capire se avesse sentito bene.

-Senti io… in realtà… io non sono tuo zio. Non sono il figlio di Drave, tuo nonno… -continuò mentre lei con gli occhi spalancati non distoglieva lo sguardo. –Dico davvero Marie. Mia madre mi ha raccontato che il mio vero padre non era lo scienziato. Ma lui non l’ha mai saputo… O forse lo sospettava… visto che non mi ha mai mostrato un minimo di amore paterno. Ma questa è storia passata… Ora ciò che conta per me… sei tu…!

   Marie restò impalata proprio come una statua. Rigida, ma nello stesso tempo in preda a fremiti. Si sentì crollare tutto quello in cui fino a quel momento aveva creduto. Si sentì come se l’avesse trattata proprio come una bambina.

-Ecco perché mi chiami sempre piccola Marie! –si sbloccò dando voce al suo risentimento. Si spostò quindi all’indietro levando le mani di Frank dalle sue spalle. –Quindi finora mi hai sempre presa in giro…?! E chissà cos’altro mi tieni nascosto!

-Marie aspetta! Non trarre conclusioni! Ho dovuto mentirti… Avevo capito della tua cotta per me… prima ancora che tu me lo dicessi… ricordi, quel giorno alla calzoleria, quando c’era anche Princess… Non potevo permettermi di dirti la verità… anche perché… tu mi sei sempre piaciuta ma… ho troppi anni più di te… e… non sarebbe giusto, no?

   La ragazza estremamente delusa, ma comprendendo bene ciò che le voleva dire, si sedette alla sedia, vicino al tavolo senza energie. Lui le andò vicino abbassandosi.  

-Marie… è sbagliato e tu lo sai meglio di me…

-Allora perché me l’hai detto…?! –sussurrò tutta d’un pezzo.

I Misteri di Falldown - 3. La Ragazza PerfettaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora