12. Male e bene

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(Dedico questo capitolo
alla mia MAMMA
che mi manca da un anno e mezzo)

L'appuntamento era previsto per le 12:30, subito dopo il lavoro.

Quel giorno tutto andava storto: la pioggia non dava tregua. Era iniziata a precipitare giù all'una di notte e quindi persisteva da quasi dodici ore.

L'aria era piuttosto calda e insieme all'umidità creava la condizione adatta per sentirsi tremendamente fastidiosi. Oltra a questo, si erano aggiunti i capricci del motorino che quella mattina sembrava proprio riluttante a compiere il suo dovere.

L'incontro doveva avvenire proprio nel posto dove quel mezzo a due ruote, ormai ultracentenario, come il suo ex proprietario, aveva trascorso tante ore a subire strani "interventi chirurgici" alla maniera di Frankenstein.

Marie si aggiustò alla meglio l'impermeabile rigido, di un giallo che stonava nello sfondo grigio scuro di quella giornata uggiosa. Goccioloni scivolavano giù, percorrendo quell'indumento di plastica e precipitando sull'asfalto allagato.

-Entra... -si sentì dire alle spalle mentre una mano le si posava sull'avambraccio.

-Non toccarmi... -si scosse lanciando alla persona appena arrivata uno sguardo avvelenato. -...e non entro lì!

-È solo perché piove... -rese lui in poche parole la spiegazione logica e convincente.

Marie non rispose ed entrò nell'officina.
L'impermeabile rilasciò le ultime gocce che come tanti piccoli torrenti bagnarono il pavimento, macchiato già in alcuni punti di grasso nero.

Matt incrociò le braccia al petto, scrutandola dall'alto al basso e mettendo ben in evidenza i suoi muscoli scolpiti.

-Non è come pensi... -esordì lei posando l'indumento su una sedia lì vicino.

-Hai voluto incontrarmi... cosa dovrei pensare? -alluse continuando a lanciarle il suo sguardo magnetico.

-Ho solo bisogno di farti alcune domande... -spiegò lei per niente convinta. In quel momento l'idea che aveva avuto, non le sembrava più tanto geniale. Sentì crollare quello che prima pareva un buon motivo per incontrare Matt.

Lui si lisciò i capelli con un tocco decisamente elegante. Si sentiva sicuramente molto importante e sicuro di sé in quell'istante in cui Marie aveva bisogno di lui; e non lo nascondeva minimamente! Lo si poteva notare dai movimenti lenti ma decisi, dal sorriso arrogante dipinto sulle labbra sottili, leggermente dischiuse che attendevano di sapere perché era stato convocato.

-La volta scorsa mi hai accennato... -tentennò lei ancora indecisa se proseguire o meno. Sospirò mordendosi poi le labbra. Si convinse che quello era l'unico modo per sapere qualcosa di più su Geremia, così riprese determinata. -...mi hai accennato alcune cose che riguardano il mio... cioè... Geremia. -abbozzò non trovando nemmeno il coraggio di usare quella parola, "ragazzo", che sottolineava l'idea di appartenenza.

-Oh...! È di lui che dobbiamo parlare?! -si lamentò Matt fingendosi deluso. -Non è il massimo presentarsi all'appuntamento con una bella donna e parlare di un altro ragazzo... No no... non si fa...!

-Ok. Credo di aver sbagliato alla grande a venire qui. -fece per andarsene.

-Aspetta. Va bene. Dimmi quello che vuoi sapere. -si trasformò in un attimo. -Il fatto che tu mi piaccia non mi da il diritto di trattarti così. Scusa.

-Ti scuso. Ma è l'ultima possibilità che ti do. Alla prossima cosa stupida che esce da quella bocca, vado via.

-Certo. Va' avanti.

I Misteri di Falldown - 3. La Ragazza PerfettaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora