11. Senso di colpa

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Come se il battito cardiaco si fosse fermato improvvisamente, Marie prese la chiave dalla tasca della giacca e la fissò a lungo. Geremia le toccò il polso.
-Vuoi che apra io?
-No, no... ce la faccio...
Avvolti nell'oscurità più nera e tetra, i due ragazzi attesero di sentire lo scatto del bussolotto che usciva dall'incastro. La porta era aperta. Avrebbero dovuto solamente abbassare la maniglia satinata e poi quello che c'era dall'altro lato sarebbe stato loro evidente.
-E se stessi sbagliando tutto?! -esitò lei assurdamente terrorizzata.
-Che vuoi dire? -si innervosì Geremia. -È un tuo diritto sapere! Se lui ti tiene nascosto qualcosa tu devi esserne a conoscenza! Non può continuare a fare i suoi comodi alle tue spalle fingendo che sia tutto normale!
-Sì ma... -sospirò con uno sbuffo e sfiorò poi la porta decidendosi ad entrare. Brancolando, senza sapere dove dirigersi, la ragazza lasciò scivolare una mano sul muro, cercando l'interruttore che avrebbe reso sicuramente quella stanza meno terrificante di com'era avvolta dal buio fitto.
Un lieve rumore indicò che l'aveva trovato e contemporaneamente tutto quello che era sommerso dalle tenebre, si illuminò. Per istinto Marie serrò gli occhi. Un po' perché la luce parve più forte del normale, un po' per il timore di quello che avrebbe potuto vedere.
-Aprili Marie. -disse Geremia con voce rassegnata. -...Non c'è nulla... almeno non di strano o spaventoso.
Lei li spalancò poi mentre si guardava attorno si tranquillizzò e sentì dentro sè che iniziava a riprendere il battito regolare del suo cuore che fino a un secondo prima era in fibrillazione.
-Princess vuole fare apparire Frank come un mostro! -si sentì in dovere di difenderlo.
-Perché ti fidi più di lui che di tua sorella?
-Non lo so... È una sensazione. Credo che lei menta.
-È tua sorella! Perché dovrebbe farlo?!
-Lei... non mi vuole bene... questo è chiaro.
-Ma no, non dire così...
-Non mi considera sua sorella. Per lei sono niente di più di un macabro esperimento... una cavia da laboratorio...
-Ma come ti vengono in mente certe cose...?! -l'abbracciò lui per consolarla. Lei restò fredda guardando gli oggetti riposti negli scaffali ordinatissimi che coprivano le pareti della stanza.
-Io sono figlio unico e perciò non so cosa significhi avere un fratello o una sorella... -continuò lui tenendola ancora ben stretta e accarezzandole la testa. -Ma il vincolo familiare non si può...
Geremia si interruppe sentendola irrigidirsi. Si scostò da lei e poi guardò nella direzione in cui pareva essersi incantata. Marie s'incamminò lentamente verso una pila di libri, lui la seguì.
Più che libri stampati, parevano diari. Ne prese uno e lo aprì. Sembravano appunti, note, tutte scritte a mano con una calligrafia indecifrabile. C'erano disegni, più che altro schizzi, accompagnati da didascalie. Quella raccolta di appunti era attempata a giudicare dal colore giallastro dei fogli e dai bordi consumati.
-Sembra opera di uno scienziato, non ti pare? -domandò Geremia alludendo a quell'uomo che non conosceva se non per sentito dire. -Saranno di... come si chiamava quel pazzo?
-Mio nonno...?! -disse lei senza espressione. -Si chiamava Drave... Sì anch'io penso che siano i suoi appunti... Guarda qua: calcoli su calcoli... strani disegni...
-E questo? -prese lui un quaderno rovinato e un po' strappato. -Studiava le stelle?
-No, non le stelle... -si incuriosì Marie sporgendosi verso il ragazzo e prendendo il quaderno dalle sue mani. -...Il nostro satellite... LA LUNA!
Così dicendo si portò le mani alla bocca lasciando cadere a terra quei fogli logori che all'impatto si rovinanoro ulteriormente. -È assurdo! -esclamò lei gettandosi in ginocchio. Recuperò il quaderno e lo sfogliò velocemente per ritrovare la pagina che l'aveva in qualche modo scioccata.
Tentò di leggere quelli che parevano scarabocchi ma riuscì a capire solo la parola "eclisse". Il disegno in prospettiva con innumerevoli calcoli e linee tratteggiate, rappresentava un'eclisse lunare. Marie ricordò le parole di Frank. Le aveva detto che durante quel fenomeno la luna sprigionava fasci di luce che a contatto con l'atmosfera terrestre creavano la condizione adatta... Non le aveva rivelato a cosa era adatta... ma in quel momento le carte scritte evidentemente da Drave parlavano chiaro: TRASFERIMENTO DI VITA, era riuscita a leggere...
Un brivido le perscorse la schiena come una piccola scossa elettrica. Guardò Geremia quasi volesse da lui la conferma di aver capito bene ciò che aveva letto. Lui scosse la testa corrugando la fronte. Marie strinse tra le mani la catenina che le aveva dato Frank, colpita nel profondo dalla delusione di quello che aveva appena compreso.
-È stato durante un'eclisse lunare che Drave ha tolto una parte di vita da Frank... -bisbigliò. Le parole le uscirono con un timbro flebile ma convinto. -...E noi eravamo insieme quella notte quando si è manifestato questo fenomeno... -una lacrima si gettò giù sulla guancia, ridisegnandole il viso.
-Non capisco... -le prese lui le mani pensieroso.
-Frank si è lasciato sfuggire uno strano ragionamento quando eravamo sul terrazzo. -si strofinò la faccia, mentre tentava di soffocare i singhiozzi. -Ricordi? Te l'ho detto... si domandava se anche lui fosse così crudele come il padre... ha detto che non poteva emularlo... che sua madre per lui era importante ma... Ora ho capito cosa voleva dire! -si alzò con un accenno di rabbia sulle labbra strette. -Quello che ha detto Princess...! Sì, adesso è tutto chiaro! Frank voleva prelevare la mia vita è darla a sua madre... poi non ce l'ha fatta... non ha potuto farlo... non c'è riuscito...!
-Com'è possibile? Come si può fare una cosa del genere?!
-Non lo so... Ma lui sapeva come evidentemente...! -soffocò una voce roca mentre pareva trattenere un'incontenibile furia che invece avrebbe voluto uscire in tutta la sua potenza. Per la prima volta in vita sua aveva il desiderio irrefrenabile di buttare tutto all'aria, di fare a pezzi ogni cosa che incontravano le sue mani tremanti.
Con uno sforzo immane incorporò tutto dentro sé con un controllo che non era nemmeno consapevole di possedere. Ingoiò come se facendolo servisse a mandar giù la profonda delusione e il turbamento che quella scoperta le aveva procurato.
Geremia osservò come la sua pelle che un attimo prima dava quasi sul cianotico, si rischiarava e tornava rosata e liscia, non più contratta.
Proprio come un gomitolo di nuvole dopo un acquazzone che si apre lasciando spazio al sole e al tergido azzurro del cielo, così il viso di Marie si liberò del velo nero che le era calato poco prima.
-Stai bene? -domandò lui sorpreso per il repentino cambio d'umore della ragazza.
-Sto bene. -gli ripeté facendo seguire alle sue parole un sorriso luminoso.
-Marie... -continuò perplesso. Lei comprese l'indecisione di Geremia e tentò di rassicurarlo trasmettendogli tutto l'affetto che aveva per lui con un abbraccio.
-Che vuoi fare adesso...? -proseguì lui più che confuso. -Vorrei capire...
-Frank ha dimostrato ancora una volta che mi vuole bene e che ci tiene a me... e questo mi basta. E basterà anche a te. -disse perentoria.
-Ma che dici?! -reagì lui slegando l'abbraccio con una voce scandalizzata. -È chiaro quello che avrebbe voluto farti! E tu lo scusi così?
-Non lo ha fatto però... questo non conta?
-Ti basta così poco...?
-Sì. Quella sera ha detto che sono importante per lui, capisci? Anche se la storia di sua madre fosse vera e Princess mi avesse raccontato la verità... ora non ho più niente da temere.
-Io non ti capisco...! -si portò lui la mano alla fronte con un gesto disperato. -Qui abbiamo a che fare con un pazzo che gioca a fare resurrezioni!
-Tu vedi corpi di persone defunte qui? O meglio: vedi persone resuscitate? -indicò lei la stanza con tono sarcastico.
-Marie... io credo che per un attimo ti si sia annebbiato il cervello.... -parlò lentamente lui mantenendo la calma come se questo servisse a farla ragionare. -...andiamocene e dopo aver riposato avrai le idee chiare e capirai forse quello che ora ti ostini a rifiutare!
La ragazza sollevò un angolo selle sue labbra rosate e morbide. Inarcò le sopracciglia lanciando a Geremia un'occhiata beffarda.
-Tu pensi che sia impazzita... ma non lo sono! Ok, andiamo via adesso.
Geremia dovette convenire che fosse davvero strana la reazione avuta da lei poco prima. Rabbia, frustrazione... poi calma, e soddisfazione. Pareva orgogliosa del suo caro Frank. Era felice perché lui l'aveva preferita alla madre?

I Misteri di Falldown - 3. La Ragazza PerfettaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora