14. Il "progetto"

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"Frank... perché non sei con me... Da troppe ore sono chiusa qui e non so se è giorno o notte... non capisco dove sono... E tu dove sei... Sto cercando di alzarmi ma sono immobile... i miei muscoli pesano come blocchi di acciaio. Non sento più le gambe... le braccia è come se non le avessi... Ho sete... la mia lingua struscia sotto al palato come carta vetrata... ho la vista sdoppiata... ma poi cosa c'è da vedere...? È buio. Buio fitto. Non si sente nessun rumore... dall'esterno non odo nulla... che mi hanno fatto...

-Sta dormendo?

-Credo di sì. Quella mocciosa! Mi ha fatto un grosso graffio al collo!

-Non è niente, sta tranquilla.

-Non è niente?! Come minimo mi resta una cicatrice!

-Non dire stupidaggini.

Marie socchiuse gli occhi tentando di capire cosa stessero dicendo quelle voci al di là della porta. Una la distingueva chiaramente: era quella di Sonja. Nell'inutile lotta con quella donna, la ragazza aveva affondato le unghie nel suo collo ma poi aveva sentito qualcosa pizzicarla e subito dopo, un intorpidimento in tutto il corpo. Aveva ceduto ad un'improvvisa pesantezza e perso i sensi. Sicuramente era stata drogata.

L'altra voce era maschile ma per quanto non le risultasse nuova, era difficile in quel momento capire di chi fosse.

Ancora con quante forze potesse, tentò di alzarsi, quanto meno di muoversi. L'unica cosa che riuscì a fare, fu liberare una lacrima che le scese fino ad arrivare nei capelli. Così, supina, le pareva di essere in una cassa. Brividi le scossero le membra per il terrore. Non della morte, no, di quello non aveva paura. Il suo dolore più grande era lasciare Frank per sempre.

-Cosa stai preparando! Insomma non ho tutto il tempo! -si udì Sonya strepitare.

-Queste cose richiedono calma e concentrazione! Perché non te ne vai fuori?! -la rimproverò l'uomo dal timbro rauco.

-Morirà? -entrò nel discorso una terza voce: quella di Princess.

Marie gemè dentro sé nel sentirla. Ma come aveva fatto a diventare così insensibile?!

-Mi guarderei bene dal farla morire! Da morta non servirebbe più a nulla! Ora mi lasciate lavorare?! Fuori! Tutte e due!

Il silenzio totale. Strani rumori quasi impercettibili. La porta che rumorosamente fu aperta. Una lampadina giallastra ad abbagliarle gli occhi.

"Non riesco nemmeno a girare la testa...! Non riesco a tenere gli occhi aperti... Frank ti prego... vieni a salvarmi...!"

-Come stai? -chiese quella voce gentilmente, avvicinandosi al suo viso. -Capisco che tu non possa muoverti... ancora poco e l'effetto del tranquillante svanirà. Non essere preoccupata, non voglio farti nulla, voglio solo studiarti. Sentirai una piccola puntura...

Il viso si sporse verso il braccio di Marie, sciolto su un materasso logoro. Lei poté sentire un laccio emostatico legarsi ben stretto da mani grosse ed evidentemente molto pelose visto che la solleticarono. Girò gli occhi lentamente a ricercare quel viso con quella voce così familiare. Sentì un pizzico, un ago che perforava lentamente la sua pelle. Sentì vita uscirle dalle vene. Flaconcini che venivano riempiti e poi sostituiti con altri vuoti, uno dopo l'altro, fino a prosciugarla.

E continuava a chiamare Frank nella sua mente, perché venisse in suo aiuto. Continuava ad urlare disperatamente come se servisse a qualcosa.

Ebbe il sentore di aver capito chi fosse quella persona che piano la stava svuotando. Non fece in tempo a sussultare dentro sé quando il faccione dell'uomo si mise proprio di fronte al suo. Era lui! Il dottore! Era Nando Brooks!

I Misteri di Falldown - 3. La Ragazza PerfettaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora