DUE OCCHI NOCCIOLA

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-Ehi tu, dove pensi di andare?

Quando fu più vicino sentii che stava gridando quelle parole. Sembrava piuttosto incazzato, e non capivo se fosse rosso per la corsa o per la rabbia. Probabilmente più per la seconda: dalla sua faccia sembrava che mi volesse ammazzare per qualcosa che non sapevo nemmeno di avere fatto. Quando mi fu davanti cercò per prima cosa di prendermi il gatto, allora io lo strinsi più forte cercando di proteggerlo. Quel ragazzo poteva essere un pazzo furioso che andava in giro a rubare gli animali degli altri, e io cercai di allontanarmi da lui velocemente.

-Ma si può sapere che vuoi da me?

-Cosa voglio io? Sei tu che hai il MIO gatto!

-Tuo? Non credo proprio. Ho chiesto in giro, e una signora mi ha anche confermato che è un randagio.

Il cucciolo intanto ci guardava con i suoi occhioni spaventati che saettavano da un viso all'altro.

-In verità, era un randagio fino a poche settimane fa. Poi ho deciso di adottarlo, dandogli da mangiare quando mi capita di vederlo davanti a casa mia.

-E questo lo chiami adottare? Dare da mangiare a un gatto per strada?

-In verità gli compro sempre le scatolette delle migliori marche.

-Ma vaffanculo. Non so chi tu sia, ma io me lo porto con me, che tu lo voglia o no.

Mi sembrava assurdo litigare in quel modo tra sconosciuti solo per un gatto, ma c'era qualcosa in quel ragazzo che attirava la mia attenzione, qualcosa che mi spingeva a continuare a mantenere viva la discussione. Mi venne da sorridere quando lui diventò tutto isterico e ricominciò a dire che era suo e che non potevo semplicemente piombare lì e portarmelo via. La discussione andò avanti per un po'; a me veniva da ridere e mi stavo divertendo a farlo incazzare, ma lui sembrava di altro parere. Avevo l'impressione che mi avrebbe voluto denunciare per sequestro di gatto. Allora mi venne un'idea.

-Senti, adesso lo metto giù, esattamente a metà della distanza tra le nostre gambe. Vediamo da chi vorrà andare una volta che sarà libero, e poi decideremo chi lo dovrà tenere.

A lui non sembrava piacere nemmeno questa idea, ma alla fine accettò. Quando posai il gattino, però, si sedette e ci fissò incuriosito. Poi si sdraiò e si girò sulla schiena, in attesa di coccole sulla pancia. Senza pensarci mi accovacciai per fargli i grattini, ma non mi accorsi che contemporaneamente fece lo stesso anche il ragazzo, e le nostre mani si sfiorarono per un secondo. Alzai piano la testa e vidi che mi stava guardando. Ci fissammo per un attimo e notai che aveva gli occhi verdi, con delle striature marroni al centro. Aveva delle lentiggini sul naso e la bocca sottile, e....

Un suono richiamò la mia attenzione. Proveniva da dietro le mie spalle. Il mio cuore perse un battito e rimasi impietrita, mentre la paura cresceva sempre di più. Il treno aveva infatti emesso un grande fischio, era partito e ora stava accelerando.

-Sai che ti dico? Vaffanculo! Tieniti pure il tuo gatto, è tuo! A mai più!

Iniziai a correre più veloce della luce, inciampando nel fango e rischiando di cadere. La borsa mi intralciava parecchio e mi venne voglia di gettarla via, ma c'erano dentro i miei documenti, i soldi e i biglietti del treno. Percorsi l'intero campo in men che non si dica, ma evidentemente non fui abbastanza veloce. In fondo, non sapevo nemmeno come avrei fatto a farlo fermare, anche perché aveva già preso velocità, ma non potevo nemmeno lasciare che se ne andasse lasciandomi lì senza poter fare niente. Quel maledetto treno se ne andò, e io mi ritrovai sola e terrorizzata: come avrei fatto a tornare a casa? Nelle vicinanze non c'erano stazioni, né autobus che portassero fino alla mia città. Sconsolata, Mi sedetti sui binari e iniziai a piangere.

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