SAN VALENTINO

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Domenica 7 febbraio, ore 14:54.

Penso notte e giorno a quegli occhi, quei maledetti occhi marroni che mi perseguitano.

Lunedì 8 febbraio, ore 16:28.

Rileggere vecchie conversazioni e sorridere; concepire che non tornerà mai e piangere.

Martedì 9 febbraio, ore 21:17.

È successo davvero, siamo diventati degli estranei, quando prima eravamo l'amore.

Mercoledì 10 febbraio, ore 18:15.

Vienimi a cercare e dimmi che senza di me non puoi stare...

Giovedì 11 febbraio; ore 1:01.

Penso sempre a te prima di addormentarmi. Le parole che mi hai detto, come apparivi. Le cose di cui abbiamo riso, i momenti di silenzio che abbiamo condiviso. E quando sogno, sogno te. Perché sei tu, sempre tu.

Venerdì 12 febbraio, ore 4:59.

Se un giorno tornerai, sappi che ti sto aspettando. Ho perso l'occasione di dirti, forse per l'ultima volta, una cosa molto semplice: ti amo. Forse è tardi, ma voglio che tu lo sappia.

Sabato 13 febbraio, ore 23:23.

Ciao. Anzi, buonasera. Tra di noi non è rimasto nulla. Solo tanto vuoto. Cosa ci ha portati a essere così estranei? Un soffio di vento ci ha fatti incontrare e un altro è bastato per staccarci?

Domenica 14 febbraio, ore 9:12.

Will you be my Valentine?

Fissai con aria indifferente il messaggio. Mi limitati ad alzare un sopracciglio, più stupita del fatto che sapesse scrivere una frase di senso compiuto in inglese che per altro. Mossi il dito sullo schermo del cellulare, e rilessi tutti i messaggi che mi aveva mandato in quella settimana. Una vocina mi fece notare che doveva essere la quattrocentosessantottesima volta che li riguardavo, ma io la ignorai.

Feci una smorfia di disgusto. Davvero pensava di riconquistarmi con qualche frase scopiazzata da Tumblr? Almeno poteva sforzarsi e scriverle personalmente. Nonostante tutto, però, una piccola, piccolissima parte di me apprezzava il pensiero. Misi giù il cellulare e mi stiracchiai. Mi ero appena svegliata e, dato che la notte precedente mi ero dimenticata di chiudere lo scuro della finestra di camera mia, una tenue luce azzurrina penetrava attraverso il vetro. Mi risistemai sotto le coperte in posizione fetale e strinsi a me il cuscino. La luce del cellulare mi abbagliava, ma non potevo fare a meno di rileggere quell'ultimo messaggio. Era san Valentino, e a quanto pareva voleva festeggiarlo con me. Forse aveva solo scelto una ragazza a caso nella sua rubrica, per non rimanere solo proprio quel giorno, e la sorte aveva eletto me come vittima. Per la prima volta da molti giorni fui tentata di rispondergli. Qualcosa di sgarbato e sarcastico, forse. Iniziai a muovere i pollici sulla tastiera.

"No, non sarò la tua Valentina. Se vuoi puoi chiedere a qualche ragazza con quel nome di essere "tua" - avrai l'imbarazzo della scelta - o, se proprio non ne trovi nessuna, puoi sempre chiedere a tuo fratello. Il nome ce l'ha già, quindi sarebbe perfetto, no?" premetti invio. Dopo nemmeno venti secondi rispose.

"È questa la ragazza che amo."

"Tu non mi ami."

"Se oggi non esci con me non lo scoprirai mai."

Tentennai. Non volevo dargliela vinta così facilmente, ma d'altronde mi sentivo così sola... Non avevo voglia di passare, per l'ennesimo anno di fila, un altro giorno degli innamorati così deprimente.

Feci un respiro profondo e pensai a cosa rispondere. In fondo non c'era niente di male ad essere amici, no?

Almeno non sarei rimasta tutto il giorno in casa, guardando il soffitto e riempendomi di cioccolatini. Appena mi ero decisa a rispondergli, però, mi arrivò un altro messaggio.

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