USCITA A QUATTRO

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- Allora, a che ora ci troviamo oggi?

Era passato più di un mese da quando avevo litigato con la Vecchia Megera. Da quel giorno mi ero tenuta bene alla larga dalla sua casa, altrimenti prima o poi avrebbe chiamato la polizia per farmi arrestare per atti di vandalismo come, non so, lanciare un'occhiata alla sua siepe.

Quel pomeriggio sarei uscita con Cassandra: finalmente avevamo trovato un giorno libero da compiti e studio (il che era un evento sensazionale), e ci eravamo messe d'accordo per andare a bere la nostra cioccolata calda preferita con una montagna di panna montata al bar Schlagobers. Avevamo organizzato il pomeriggio nei minimi dettagli: per prima cosa avremmo sorseggiato in tutta tranquillità la nostra cioccolata, poi saremmo andate a fare shopping per un'ora o due (dovevamo assolutamente iniziare a cercare il vestito per il Ballo dei Licei), e in seguito saremmo andate a fare una passeggiata in riva al lago che circonda la città, in cerca di posti scenografici dove farci delle foto artistiche (in caso le nostre altre 3562 foto non bastassero).

Lei si morse il labbro. Oh-oh, brutto segno.

- Ehm, veramente...

- No. No no no no.

- Oggi...

- Non puoi farmi questo!

- Luca mi ha chiesto di uscire.

- Sì, ma anche io te l'ho chiesto! E già una settimana fa, mentre lui te lo avrà chiesto, quando, dieci minuti fa? Ma giustamente sono io quella a cui devi dare buca, eh? Guarda, meglio così, ci vado da sola. Farò quello che ne ho voglia e non dovrò sopportarti tutto il pomeriggio.

Le si colorarono le guance. Si sentiva in colpa.

- No, dai, Angy, non fare così...

- Ma me lo avevi promesso. Non mi puoi tirare il pacco così.

- Mi dispiace, davvero...

- Sì, come no. Va bè, ciao.

Mi girai e me ne andai, incazzata nera e tristissima. Ero così contenta di passare un pomeriggio con lei per negozi, passeggiando per il centro e chiacchierando del più e del meno. Invece no, lui aveva rovinato tutto.

Senza salutarla mi diressi verso il mio autobus e me andai a casa, organizzando mentalmente il programma di quel pomeriggio: dormire.

Quando finalmente mi stravaccai sul letto avevo già chiuso tutte le finestre, spento le luci e chiuso la porta per non sentire i rumori, ma mi ero dimenticata di una cosa.

Uno squillo altissimo seguito da una vibrazione mi fece sobbalzare.

Avevo dimenticato di mettere il cellulare in silenzioso, porca miseria.

Sbuffai e mi rannicchiai di più sotto le coperte, coprendomi le orecchie con il cuscino.

Un altro squillo invase la camera.

- BASTA! - urlai. Ma il telefono non sembrava ascoltarmi e, come se non bastasse, Ed Sheeran iniziò a cantare avvisandomi dell'arrivo di una chiamata.

Scalciai via le coperte e le lanciai per terra dalla rabbia. Ma chi era alle due del pomeriggio? Possibile che non potessi mai starmene in santa pace?

Lessi il nome sullo schermo: "amiga del alma", migliore amica in spagnolo. Mi ripromisi che non avrei accettato le sue scuse. Scorsi il dito sullo schermo per svariate volte finchè il touch si decise a funzionare e risposi.

- Pronto?

- Angyyyy, ma dove sei?

- A letto.

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