𝓦𝓻𝓮𝓷

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La strada che conduceva al palazzo si allungava su una collina di erba verdissima. Il loro arrivo era stato fortuito dal bel tempo e in quel momento un cielo azzurro si stanziava sopra di loro.
Alla vista del castello che torreggiava sulla carrozza in movimento Wren dovette trattenersi dall'aprire la bocca in maniera sconsiderata. Era qualcosa che i suoi occhi non avevano mai percepito. Era una struttura gigantesca, più di quella dove abitavano gli Imperatori di Sinpong, costruita in mattoni e tegole. Poteva vedere le piccole finestre farsi sempre più grandi mentre si avvicinavo lentamente, il vetro colorato che formava strani disegni in quelle più grandi. La cosa che la sorprese di più, tuttavia, fu come quell'edificio si allungasse verso l'alto: torri e torrette uscivano da ogni lato del tetto per protendersi verso le nuvole. A casa non aveva mai visto qualcosa di così imponente e massiccio, a Sinpong gli edifici si espandevano in larghezza, superando di rado i tre piani, ma questo castello ne doveva aver avuto almeno mille, di piani.
Dopo aver superato un ponte di legno ed aver oltrepassato il portone d'ingresso, la loro carrozza si fermò nel bel mezzo di un piazzale sterrato. Erano dentro le mura del castello, ma sembrava uno spazio di accoglienza per i visitatori, con giardini che si aprivano verso destra e sinistra, sconfinando oltre la vista dell'occhio, davanti a loro sembrava ergersi un altro vero e proprio castello, come se ci fosse stato un castello dentro un castello. Wren non riusciva a capire come avessero costruito quel posto.
Uomini e donne e bambini erano disseminati in quello spazio, disposti in varie file lungo il percorso che li avrebbe condotto all'interno. Indossavano lunghe gonne colorate, piene di merletti e fiocchi, busti stretti a mettere in bella mostra il petto, giacche e pantaloni ricamati d'oro e d'argento, scarpe appuntite con piccoli tacchi, cappelli di fiori e accessori a non finire. A Sinpong nessuno li avrebbe presi sul serio, vestiti in quel modo, ma a Virdania la moda era quella. Persino Wren era stata obbligata ad indossare pantaloni e giacca, non che la mettesse a disagio - ricordavano molto i suoi abiti da allenamento e si sentiva molto a suo agio in essi -, ma era una delle tante cose con cui avrebbe dovuto imparare a venire a patti.
Un lungo tappeto rosso e dorato segnava la loro strada e una piccola banda di trombe e tromboni li aspettava proprio fuori dalla carrozza.
Vide un valletto correre verso di loro, facendosi spazio a gomitate tra la folla, per prendere le redini dei cavalli, e un altro corse ad aprirgli la piccola porticina che li divideva da quel trambusto.
Subito il Re scese, con passo deciso e sorriso smagliante. I cortigiani iniziarono ad essere trepidanti, probabilmente chiedendosi come fosse andato il viaggio, ma soprattutto se il Re era riuscito a portare il Principe Dracyan con lui. Le teste delle persone cercavano di affacciarsi, di vedere cosa ci fosse dietro i finestrini della carrozza, qualcuno parve vederla e il chiacchiericcio si fece ancora più forte.
«Immagino sia arrivato il momento di scendere e mettere in atto la nostra recita» disse Roselia con tono pratico. La sua faccia era seria, intenta a squadrare la gente che tanto li stava aspettando.
Wren sapeva che, molto probabilmente, qualche curioso si sarebbe presentato al loro arrivo, ma non si era immaginata qualcosa di così... sofisticato, e plateale.
«Sì, immagino di sì» replicò, la voce un flebile sussurro. Non era nemmeno sicura che Roselia l'avesse sentita quando la ragazza le fece cenno di alzarsi e scendere.
Wren lo fece, ogni sua mossa lenta e ponderata. La prima impressione era quella più importante, probabilmente quelle persone avevano già intravisto Dracyan durante le sue visite, ma non poteva macchiargli la reputazione con un errore proprio il primo giorno.
Con respiro tremolante si lisciò i pantaloni e affacciò la testa fuori dalla carrozza, subito un coro di gridolini si fece spazio fra le donne. Una strada ondata di adrenalina si impadronì del corpo di Wren, senza nemmeno accorgersene si ritrovò a sorridere come un ebete, passandosi una mano fra i capelli e scrutando la folla che la stava acclamando. Si sentiva... amata, era strano da spiegare. Nessuno l'aveva mai trattata in quel modo in vita sua.
Scese lo scalino a mezz'aria e con un piccolo tonfo si ritrovò sul terreno selciato.
Quando fu il turno di Roselia per scendere Wren fece appena in tempo a girarsi per incrociare il suo sguardo. Le stava sorridendo, ma le sue labbra sembravano tirate, come a dire: "meglio che tu mi prenda, o finirai in grossi guai".
La ragazza si alzò la gonna con una mano, appoggiando un piede su uno scalino e fu proprio in quel momento che, con più grazia di quanto fosse richiesta, fece finta di inciampare, perdendo l'equilibrio e cadendo proprio in direzione di Wren.
Lei la prese al volo, allungandosi solamente di pochi centimetri per raggiungerla, una mano infilata dietro la schiena e l'altra sulla sua vita. Cercò di mettere un'espressione preoccupata sul suo viso. «Tutto bene, Principessa?»
Ma la sua domanda fu offuscata dalle grida delle persone e dal suono delle trombe che iniziarono a suonare un ritmato inno proprio in quel preciso istante.
Il cuore di Wren palpitava come mai aveva fatto prima di allora. Il viso di Roselia, piccolo e perfetto, era a pochi centimetri dal suo e poteva scrutare ogni centimetro dei suoi occhi dorati.
Quando il Re aveva ordinato quella piccola messa in scena Wren aveva pensato che fosse un po' troppo, ma a quanto pareva quel popolo amava il dramma più di qualsiasi altra cosa. Da quel momento le persone di Virdania iniziarono a farle veramente paura.

L'arrivo a castello del Principe Dracyan non passò certamente inosservato. Per tutta la giornata Wren fu inseguita da persone che volevano sapere del suo viaggio, di come fosse andato, se Virdania era come la ricordava, se erano passati da Elthane, se aveva visto i prati fioriti mentre si avvicina al castello, se era emozionato per il matrimonio, se sapeva già come decorare le sue stanze una volta sposato. Fino a quel momento, il Re e la Principessa Roselia le si erano rivolti il limbato, ma ora che era a Virdania tutti si aspettavano che parlasse la lingua locale. Il suo virdanio aveva fatto passi da gigante in quegli ultimi mesi, ma non si sentiva ancora pronta per una conversazione del genere. Aveva troppa paura di fare errori stupidi. Capiva quello che le stavano chiedendo, ma non avrebbe saputo rispondere altrettanto bene. Per fortuna, Roselia non la lasciò da sola nemmeno per un secondo e sembrava che rispondere a quell'interrogatorio al posto del Principe le facesse più che piacere. No, il Principe Dracyan non aveva sofferto il mal di carrozza in quei giorni. Sì, erano passati per i campi fioriti. No, le camere non avevano bisogno di una nuova carta da parati. Sì, entrambi attendevano il matrimonio con grande ardore.
Era quasi ammirabile il modo in cui riusciva a tenere a bada quella mandria assetata di frivole conoscenze, senza perdersi nemmeno una delle loro domande in quella raffica di voci, trovando sempre la risposta perfetta a tutto. Sarebbe stata davvero ammirabile se le sue parole non avessero emanato indifferenza ad ogni sillaba che pronunciava. Si vedeva proprio che non le importava nulla di quello che stavano dicendo, di quello che stavano chiedendo, di quello che avrebbero potuto dire dopo. Era solamente... lì, pronta a rispondere, con la testa, ma non con il cuore. Le faceva un po' pena.
E le ricordava tanto Dracyan.
La giornata era così passata tra un continuo vociare e un continuo camminare per il palazzo, così che il Principe potesse osservare qualunque stanza fosse stata rinnovata dalla sua ultima visita a quel giorno.
Le erano state assegnate un paio di guardie che l'avrebbero scortata in giro finché non fosse arrivata la sua scorta completa, da Sinpong.
Le erano state assegnate le stesse camere della sua scorsa visita, visto che erano piaciute molto al Principe, ma lei non sapeva orientarsi nemmeno fra il bagno, la camera da letto con un sontuoso baldacchino e il piccolo salotto con tanto di divano e poltrone.
Quando arrivò il momento di ritirarsi per prepararsi in vista della cena con l'intera corte presente, un'ondata di panico travolse Wren. Nei giorni precedenti era riuscita ad evitare le mani delle domestiche, ma aveva paura di offenderle continuando a rifiutare il loro aiuto.
Acconsentirono di lasciarlo farsi il bagno in solitudine, sembravano abituate a questo, forse anche Dracyan non amava essere servito e riverito da delle vere e proprie sconosciute.
Per quanto riguardava i vestiti, invece, non sembravano intente a lasciar andare la corda così facilmente. Avevano preparato un abito speciale, solamente per lei, solamente per quella serata, confezionato appositamente dalle sarte di Elthane e volevano ad ogni costo aiutarla a metterselo.
Prima di uscire dal bagno, si strinse le bende intorno al seno, mettendoci molto più del dovuto visto che da sola era ancora più difficile che farlo con l'aiuto di qualcun altro. Si rimise la camicia e i pantaloni che aveva indossato fino a quel momento.
Quando uscì dalla porta, le tre domestiche, intente a perfezionare l'abito appoggiato sul letto, lo guardarono di sottecchi. Per fortuna non gli fecero troppe domande quando si avvicinò al letto, facendo i complimenti per il bellissimo abito e chiedendo di poter rimanere solo. Alla fine, gli ordini erano ordini, e non avrebbero osato andargli contro, doveva solamente cercare di ricordarselo.

Of Venom and Thorns ~ SAPPHIC Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora