𝓦𝓻𝓮𝓷

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«E voi chi sareste?» chiese Wren, la voce dura che rimbombava fra le mura della stanza semivuota.
I due ragazzi li avevano notati subito, appena i tre amici avevano superato la soglia della porta, bloccando qualsiasi cosa stessero facendo o dicendo e girandosi all'unisono verso di loro.
Uno era più alto, la pelle abbronzata in contrasto con i capelli completamente bianchi, l'altro, quello più basso, aveva i classici tratti delle persone di Sinpong: capelli scuri e lisci, pelle olivastra, occhi nero pece. Entrambi indossavano larghi vestiti di svariate taglie troppo grandi per loro, come se non gli appartenessero sul serio, ma li avessero solamente presi in prestito, con troppa fretta per provarseli.
«Potremmo fare la stessa domanda a voi, non vi consociamo» rispose prontamente il primo, le braccia incrociate davanti al petto.
L'altro ragazzo gli si avvicinò, appoggiandoli una mano sulla spalla, con fare quasi paterno. «Siamo noi quelli intrufolati in un castello sconosciuto, non certamente loro.»
Detto questo, portò i suoi occhi su Wren, squadrandola da cima a fondo con profonda attenzione. «E credo che lui abbia tutto il diritto di essere qui.»
Capelli bianchi lo guardò di sottecchi, la domanda racchiusa negli occhi.
«Sì, sono il Principe Dracyan, ora potreste dirmi chi siete e cosa state facendo qui a Virdania? Siete alleati dei malviventi che stanno uccidendo i nostri ospiti al piano di sopra?»
I due parvero sorpresi dalle sue parole. Gli occhi si sgranarono e le mani caddero lungo i fianchi. «Stanno uccidendo delle persone? Non era così che doveva andare, quando Ixora scoprirà cosa stanno facendo andrà su tutte le furie» borbottò uno, senza rivolgersi a nessuno in particolare.
Wren non sapeva perché loro fossero così sorpresi, non sapeva chi fosse l'Ixora di cui stava parlando, non sapeva che cosa erano venuti a fare lì, ma sapeva di aver già sentito le loro voci.
«Stavate parlando della Principessa poco fa, vi abbiamo sentito dalle stanze affianco. Diteci quello che sapete.»
«Noi non sappiamo niente, il nostro unico compito era quello di seguire Ixora ed aiutarla in qualsiasi situazione ci saremmo trovati davanti, tipo squadra di scorta. Siamo entrati nel palazzo da un passaggio della servitù, poi arrivati in questa ala lei è sparita. Ci ha abbandonati qui. Non abbiamo nulla a che fare con quello che sta succedendo in giro.»
«E noi vi dovremmo credere perché?» chiese scettico Elijah. Si trovava alle spalle di Wren, ma poteva immaginare il suo sopracciglio alzato e le mani sui fianchi, anche senza vederlo. Doveva ammettere che il suo amico se la cavava mille volte meglio di lei con quella specie di interrogatorio.
«Non avete alcun motivo di farlo, ma è la pura verità. Noi non ci guadagniamo nulla a dirvi una bugia» disse il ragazzo più basso. Si stava avvicinando a loro, pochi piccoli passi alla volta, e ormai si trovava a metà della stanza.
«Se vi torturassimo non ci direste di sicuro nessuna bugia, forse per assicurarci che stiate dicendo la verità basterebbe tagliarvi qualche dito. Da quale volete iniziare? Ho sentito dire che i piedi fanno meno male delle mani, ma potrebbero essere solamente delle voci di corridoio» esordì Elijah, una risata quasi sadica a chiudere la minaccia.
Wren si irrigidì. Era la prima volta che sentiva Elijah parlare in tono così serio di fare male a qualcuno e, per qualche motivo, le faceva accapponare la pelle. Le faceva quasi... paura. Anche se forse non era quella la parola giusta per descrivere la sensazione che stava provando in quel preciso istante.
«Vi posso giurare che non c'è bisogno di ricorrere a tanto, non stiamo mentendo, vi basti la nostra parola.»
«Beh, immagino che dovremmo correre il rischio. Ci stiamo dirigendo alle stanze della Regina, quindi seguiteci se non volete fare una brutta fine. Una volta usciti di qua vedremo cosa farne di voi due, sarete giudicati per i vostri crimini come ogni altro bandito presente nel castello oggi, o forse saranno clementi con voi, se dimostrate la vostra voglia di aiutare» sentenziò Wren.
Fare il Principe le stava dando alla testa. Fino a qualche mese prima non avrebbe mai detto delle cose del genere, non le avrebbe nemmeno lontanamente pensate. Suonavano così macabre e così spocchiose allo stesso tempo, sembravano qualcosa che Dracyan avrebbe potuto dire sul serio.
I due annuirono lievemente con le teste e iniziarono a seguirli. Sembravano abbastanza tranquilli: se ne stavano in fondo al gruppo, le teste abbassate, le spalle che quasi si toccavano mentre camminavano, come se stando vicini si sarebbero potuti proteggere a vicenda da qualunque pericolo. Le ricordavano due bambini impauriti che stavano per essere puniti dai genitori. Anche se non sembravano voler tentare una fuga o un attacco a sorpresa, Wren pensò che fosse meglio tenerli ben sottocchio, così posizionò al loro fianco Nika ed Elijah, il primo con la spada già sguainata, il secondo con l'arma che Wren aveva tolto ad un bandito lungo il fianco, per evitare ogni possibile problema.
Si sentiva veramente una forza della natura. L'adrenalina le stava ancora correndo nel corpo come non aveva mai fatto prima di allora. Forse era vero quando dicevano che il potere ti dà alla testa perché in quel momento si sentiva su un altro piano rispetto a tutto il resto del mondo. Il solo pensiero di non avere Roselia al suo fianco, però, la faceva tornare subito alla realtà dei fatti: non era una forza della natura, doveva ancora trovare la Principessa di Virdania e salvarla da qualsiasi cosa stesse succedendo prima di potersi definire tale.
Finalmente sulla strada giusta, non ci misero molto ad arrivare nell'ala del palazzo una volta dedicata alle stanze della Regina e ora completamente disabitata.
La sensazione che invase Wren fu la stessa della prima volta che aveva percorso quei corridoi: si sentiva come fuori posto, come se il tempo si fosse fermato, lasciando tutto intorno a lei in una strana immobilità. Provava uno strano senso di irrequietezza, come se qualcuno le stesse dicendo di scappare, ma lei fosse troppo testarda per starlo a sentire. E ora poteva anche capire il perché: il passato che quelle mura avevano visto non era nulla su cui poter scherzare.
Fù proprio quando si stava per girare, per dire a tutti che era arrivato il momento di svoltare a destra, quando sentirono un lungo e agghiacciante urlo.

Of Venom and Thorns ~ SAPPHIC Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora