𝕽𝖔𝖘𝖊𝖑𝖎𝖆

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Suo padre la stava aspettando nel grande salone da pranzo. Fatta eccezione per qualche silenziosa guardia che affiancava i portoni di legno chiusi, erano completamente soli. Fuori dalle grandi finestre di vetro che raggiungevano il soffitto il sole era alto nel cielo, illuminando una calda giornata estiva come tante altre. Qualche uccellino stava svolazzando di ramo in ramo, intonando una melodia sconosciuta, i giardinieri stavano annaffiando le aiuole esterne, soffocando i rumori degli animali con quello dell'acqua. Una giovane cameriera stava sparecchiando gli ultimi piatti rimasti sulla lunga tavolata addobbata di fiori dorati e rosa.
Sembrava una mattinata tranquilla, tutti erano occupati nelle loro mansioni, troppo impegnati al pensiero di cosa li avrebbe aspettati nelle ore di pausa pomeridiane per dare veramente peso alla loro discussione.
«Mi avete fatto chiamare, padre?» chiese Roselia, non perché si aspettasse una risposta, ma perché così ci si aspettava che facesse, non poteva certamente rivolgere la parola al Re senza un vero motivo per farlo.
«Sì, Roselia. Dobbiamo discutere dell'andamento del tuo compito. È da qualche tempo che non mi dai aggiornamenti e settimana prossima avremo un incontro con i sovrani di Sinpong, voglio assicurarmi che sia tutto perfetto.»
«Certamente, padre. Sta andando tutto a meraviglia, nulla fuori dall'ordinario» rispose lei, chinando leggermente la testa. L'aveva fatta chiamare solamente per quello?
«Molto bene, immagino che la fuga di ieri sera facesse parte dell'ordinario, allora» sibilò il Re, gli occhi fissi nei suoi. Era arrabbiato, quasi deluso.
Roselia rimase interdetta. Non pensava certo di aver messo in atto la fuga migliore del mondo, ma certe volte si domandava come suo padre sapesse sempre tutto nell'istante stesso in cui accadevano i fatti. Probabilmente l'aveva chiamata solamente per quello, non per discutere di Dracyan.
«È così, padre. Ora pensa che sono pronta a seguirlo in qualsiasi occasione, era un modo per acquistare la sua fiducia» tentò di dire, ma il Re la bloccò con un gesto della mano.
«Ma non è questo quello che tu devi fare, non devi uscire dal castello senza nessuna supervisione, da sola con lui oltretutto» ringhiò, le guance paonazze.
Roselia strinse i pugni, nascosti dietro la sua schiena. «Come potete vedere, non mi è successo nulla. Sono stata attenta. È tutto sotto controllo.»
Il Re si pulì la bocca con un tovagliolo, lasciandolo scomposto vicino alle posate, ritrovando la sua calma. «Immagino sia così. D'ora in poi, tuttavia, non ti sarà più permesso restare da sola con lui, tantomeno fuori dal castello. Ho già avvisato le tue guardie che hanno ordine di non perderti di vista, nemmeno per un secondo. È un avvertimento questo.»
Quando finalmente il padre la dismise, le gambe di Roselia iniziarono a tremare. Era a pochi passi fuori dal portone della sala da pranzo, due guardie, come promesso, la seguivano come ombre alle sue spalle. Si fermarono con lei quando smise di camminare per riprendere il controllo del suo corpo.
Tutto di quella conversazione la preoccupava, sapeva che nessun segreto era al sicuro, ma se il Re era a conoscenza di quella piccola uscita notturna, niente poteva provare che non fosse a conoscenza anche di Wren.
Avrebbe dovuto dirglielo subito, senza nemmeno ponderare l'opzione di, per una volta nella sua vita, essere in controllo su qualcosa. Avrebbe dovuto dirglielo senza pensarci due volte, senza dubbi o esitazioni. Avrebbe potuto tornare indietro e dirglielo, fare finta di averlo appena scoperto, ma se già lo sapeva... sarebbe stato solamente un passo falso.
In fin dei conti, Wren non era ancora morta, e questo poteva solamente significare due cose: il loro segreto era ancora al sicuro, o quello scambio di persona faceva comodo anche al Re.

«Hanno aumentato la tua scorta» disse Wren indicando le due guardie. «È forse successo qualcosa di cui mi devo preoccupare?»
L'aveva presa in giro dicendole quanto pessima fosse come attrice, ma doveva ammettere che non era poi così vero, dopo averla conosciuta meglio. Quando era Dracyan parlava in modo più lento, sottile, ponderato. Quando era Wren la sua lingua sembrava non avere freni, pronta a dire qualsiasi cosa le stuzzicasse la mente, sempre pronta a ribattere con battute audaci. Preferiva questa seconda versione di lei.
«Non lo so, dovresti capirlo.»
Nel giro di qualche istante Wren sembrò mettere assieme dei pezzi di un puzzle invisibile. All'improvviso i suoi occhi si illuminarono «Oh.»
«Oh, davvero» replicò Roselia scocciata.
La superò con una spallata, lasciandola in mezzo al corridoio. Si erano incontrate per caso mentre tornava alle sue stanze.
«Aspetta, aspetta.»
Si girò, aspettando che la sua interlocutrice parlasse.
«Mi dispiace, davvero.»
Cosa pensava di poter risolvere?
«Non importa.»
Non aveva senso fermarsi a parlare, sentire quelle finte scuse, ormai era troppo tardi. L'aveva seguita fuori dal castello e ne aveva pagato il prezzo. Tuttavia, non se ne pentiva, non nel profondo del cuore. Era meglio farle credere, però, di essere veramente arrabbiata con lei. Sarebbe stato meglio rimanere alla larga da lei, d'ora in poi, in caso le guardie di suo padre notassero qualcosa di strano nel suo comportamento e lo andassero a spifferare al Re.

Of Venom and Thorns ~ SAPPHIC Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora